Il sushi dice aloha. Ma non perde la sua indole da samurai. Si fa radioso, ma rimane rigoroso. In un’intrigante sintesi di linearità giapponese e sensuale movenza hawaiana. L’idea? È venuta a Sushi Daily, brand di KellyDeli, la maison che sta rivoluzionando il modo di concepire la preparazione più iconica e tradizionale del Sol Levante, rendendola pop, friendly e fancy. Ecco allora una summer edition dalle sfumature golose, capaci di sintonizzare al meglio il nipponico cirashi (una base di riso con un top di fettine di pesce crudo) e il più tropicale poke (cubetti di pesce crudo lasciati marinare in condimenti vari, come salsa di soia, olio di sesamo e cipolla).
Il risultato è un poker appetitoso. O meglio, quattro Poke Sushi Bowls in grado di rispondere a tutti i gusti. C’è l’hamachi & salsa ponzu, per chi ama ricciola e cipolle fritte; il salmone & soia mayo, per chi adora stare in bilico fra le note agrumate del succo di limone e il vigore della maionese di soia aromatizzata all’aglio; il duo marinato (tonno e salmone), per chi predilige le nuance dello zenzero; e il tofu & marinata, per chi vira verso il mood veggie. Leitmotiv? La presenza delle verdure (carote, cetrioli, ravanelli e avocado) e un letto di riso “lavato più volte e poi cotto in acqua. Con l’aggiunta, volendo, di qualche goccia d’olio e soia”, precisa uno degli artigiani del sushi. Per una ciotola saporita, ben equilibrata dal punto di vista nutrizionale e di assoluta qualità.
Un concept davvero innovativo quello proposto da Sushi Daily, che conta ben seicento chioschi (anzi, sushi kiosk) attivi in tutta Europa, in gestione diretta e in franchising, all’interno di ipermercati, aeroporti e stazioni. Un corner sui generis, in grado di combinare esposizione e cooking show, artigianalità e praticità, la cura di un ristorante e l’agilità di un servizio takeaway. Sì, perché il sushi viene preparato quotidianamente davanti ai clienti (dalla cottura del riso al taglio di pesci e ortaggi); confezionato in vaschette singole o in vassoi “sociali”, per una fruizione condivisa; per poi essere consumato il giorno stesso. A garanzia della salubrità del prodotto? Il fatto che tutto venga attentamente selezionato, controllato, tracciato. Il fatto che non si ricorra a specie protette (il tonno è pescato con la tecnica del long line fishing). E non da ultimo “il fatto che ogni artigiano indossi la mascherina durante le fasi di produzione”, puntualizza Vincenzo Vicari, country manager Italia.
Una storia di successo iniziata in Francia. Quando la giovane imprenditrice di origini coreane Kelly Choi promise al suo amico e mentore Yamamoto-San, grande maestro di sushi, di espandere il verbo in tutta Europa. E così fu. Il primo sushi shop-in-shop nacque a Lione nel 2010. Da lì, l’espansione. Solo in Italia si contano oltre 140 corner e si punta ad arrivare a 160 entro la fine del 2017. Una diffusione che vede coinvolte le principali catene della gdo: da Carrefour a Conad, da Iper La grande i a Iperal, da Il Gigante a Pam Panorama, fino a Poli. E oltre 140 sono pure le ricette, con o senza pesce crudo, verdure e pollo. Per una sfilata di maki, sashimi, nigiri, temaki e Crunch Cali Rool, segnature dish ideato dalla fondatrice Kelly. Senza dimenticare qualche incursione nazionale. Come le declinazioni made in Italy del sushi caprese, del rool con tartufo e rucola e di quello a base di pere e gorgonzola. Mentre a corredo dei sushi pack spiccano le salse, la birra Yuzu, le bibite, le bacchette, tutto il necessaire per il consumo perfetto, nonché una serie di acque aromatizzate: ibisco e mandarino, tè al gelsomino e lichti, ginger e prugna. Ideali in abbinamento alle nippo-hawaiian poke.