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Un modello virtuoso. Un progetto in itinere e in evoluzione. Capace di promuovere un turismo sostenibile, slow e di prossimità. Connettendo contesto urbano e ambiente contadino. In un dialogo fatto di vicinanza, di coerenza e di differenza. O meglio, di biodiversità. Così è un'iniziativa di cooperazione internazionale che elegge a capofila il Gal Risorsa Lomellina. Per ribadire che i veri tesori sono lì, appena varcata la soglia di casa
Osserva in orizzontale. Ragiona in verticale. E ha un respiro internazionale. Il suo nome? Orizzonti Rurali. Un progetto visionario, dal profondo spirito glocal. Capace di mettere in connessione il globale e il locale, le città e le campagne, le aree metropolitane e le oasi agricole, gli universi urbani e i loro satelliti bucolici. Promuovendo un modo di viaggiare lento, colto e sostenibile. Incentivando una mobilità smart e green. Esortando a un turismo di prossimità. E rafforzando quel senso di identità e appartenenza fra city & country. Un’idea illuminata, un modello di sviluppo vincente: che vede come capofila il Gal (Gruppo di azione locale) Risorsa Lomellina, con il suo direttore Luca Sormani, ma che coinvolge altre realtà. Italiane e non solo. Simili e al tempo stesso diversissime. Perché differente è il genius loci. Insomma, un’iniziativa dal comune denominatore: avvicinare, linkare, unire il contesto cittadino con l’habitat contadino. Ma dall’agere sartoriale, tailor made, artigianale. Studiato sulla misura - e sulle esigenze - dei singoli territori. Visto che al dinamico programma di cooperazione aderiscono pure il Lago di Como Gal, il Gal Terre del Po (Mantova) e il Gal Carso – Las Kras (Trieste). Ma hanno annunciato la loro partecipazione pure il Las Krasa in Brkinov (Gruppo di azione locale con sede a Sežana, nel Carso) e il Las Istre (Capodistria).
La terra, l'acqua, le risaie. E poi l'oca di Mortara, l'asparago rosa di Cilavegna e la cipolla rossa di Breme. Tutto questo e molto altro offre la bella e fertile Lomellina, in provincia di Pavia
Tesori fuoriporta
“Il programma di cooperazione era stato pensato prima che l’emergenza sanitaria delineasse quella che in molti definiscono la nuova normalità. Inizialmente temevamo che questo potesse in qualche modo compromettere la fattibilità della proposta, ma l’analisi dei dati statistici dimostra, almeno potenzialmente, come quanto abbiamo in mente di realizzare possa davvero essere in pieno accordo con il quadro che andrà a definirsi nel prossimo futuro. Il nostro reale intento non è quello di veicolare l’ennesima iniziativa di promozione turistica: noi vogliamo invitare gli abitanti delle grandi città, nel nostro caso i milanesi, a riappropriarsi di un rapporto con le aree di campagna a loro più vicine. La curiosità rispetto a un luogo esotico può esaurirsi presto, i rapporti sono destinati a durare nel tempo”, precisa mister Sormani. Del resto c’è una sorta di continuum fra Milano e la pavese Lomellina. Perché altro non è che l’orizzonte, il prosieguo rurale della metropoli lombarda. Un po’ come lo sono le zone dell’Oglio Po e dell’Oltrepò Mantovano, del Triangolo Lariano e della Val d’Intelvi. Zone interne, lontane dalle mete più battute e affollate, sebbene prossime alle city. E a ben guardare, il claim della campagna teaser recita proprio così: “Esci di casa, scopri un tesoro”. Pronta ad allagare le strade del capoluogo lombardo con zerbini, porte che si spalancano, affissioni e video. Congiuntamente a spot, eventi e a una comunicazione social che invita a seguire l’hashtag #scopriuntesoro.
Il Torrione Ghibellino di Rosasco, gli asparagi rosa di Cilavegna, le chiocciole da pascolo naturale e la Cucina dei Frati di Breme
Lomellina: il giardino di Milano
Un modello unico, volitivo e propositivo Orizzonti Rurali. Fiero di rinsaldare e ricucire il legame fra urbanizzazione e coltivazione. Una best practice riconosciuta persino dalla prestigiosa The European House – Ambrosetti, che per il progetto sta curando uno studio sulla smart mobility. Alla base? Un concetto semplicissimo. Considerare il “fuoriporta”, al pari del “giardino di casa”. Metafora che calza a pennello per la Lomellina: il contado di Milano. I cui liquidi confini sono disegnati dal Po (a sud), dal Sesia (a ovest) e dal Ticino (a est). Terra fertile e generosa. Terra padana e piana, eppur mossa dai cosiddetti dossi, veri iconemi del territorio. Così come le risaie e le garzaie: zone umide e boscate, vocate alla salvaguardia della nidificazione di molte specie d'aironi e d’altri uccelli. Terra d’aceri e ontani. Di salici e pioppi. Pronti a correr tutti in fila, o a stringersi in gruppo (come i cipressi in Toscana). Terra d’acque, di rogge e di fontanili. Ma pure di cascine, di basiliche, di abbazie, di torri, di rocche e di castelli. Una “piccola Loira”, come la definisce un altro progetto, firmato dall’Ecomuseo del Paesaggio Lomellino. Sintetizzato in un volume fotografico fiero d’inanellare 26 castelli, spaziando da Alagna a Valeggio, da Lomello a Sartirana, passando per Mede, Cozzo, Scaldasole, Robbio e Rosasco. Una lomellinità da respirare passeggiando e assaggiando. Il riso. Anzi, i risi. E poi lui, il regale salame d’oca di Mortara, tutelato dall’igp e da un consorzio. E ancora, la cipolla rossa di Breme, l’asparago rosa di Cilavegna, la zucca bertagnina di Dorno, il fagiolo borlotto di Gambolò, i biscotti e le torte di riso di Sannazzaro de’ Burgondi (dove non manca il formaggio Burgondella): tutti prodotti a marchio DeCo, la Denominazione comunale d'origine. Senza tradir le chiocciole di Cilavegna (da pascolo naturale), i funghi porcini di Cergnago, le friabili offelle di Parona e il Vino dei Celti di Robbio. Prodotto ancor oggi recuperando la vetusta tecnica dell’arbustum gallicum. In cui la vite viene fatta crescere in sinergia con un tutore vivo, quale un acero, un pioppo o un olmo. Per una consecutio temporum fra memoria e futuro. Archeologia e contemporaneità. Questione di prospettive: rurali, orizzontali e verticali.