Ísos & Ísos

    Dando Vòce all’uguaglianza

    Riso e Champagne. Champagne e riso. Che si chiamano nello stesso modo. Nel nome dell’égalité e nel pieno rispetto della diversità. Sono stati l’azienda pavese Campo dell’Oste, Les Fa’Bulleuses e Alberto Massucco i protagonisti di una cena capace di mandare in scena un forte messaggio di sostenibilità sociale

    Condividere, connettere, collegare. Nel segno dell’uguaglianza e nel rispetto delle differenze. Che detto così pare un ossimoro. E invece è una grande verità. Ma è soprattutto il virtuoso messaggio che vogliono e hanno voluto comunicare due realtà così distanti eppur così vicine, accomunate dalla medesima filosofia, dalla medesima visione e dal medesimo nome: Ísos. Come “uguale” in greco antico. Ísos come il carnaroli super premium (caratterizzato da chicchi della stessa dimensione) griffato Campo dell’Oste, l’azienda agricola di Spessa - nella Bassa Pavese - guidata da Andrea Bianchi. Ìsos come lo Champagne firmato da sette visionarie vigneronnes, riunite sotto il cappello di Les Fa’Bulleuses. Uno Champagne unico, distribuito in esclusiva in Italia da Alberto Massucco. Una cuvée speciale, che assembla, in parti rigorosamente uguali, i vini delle sette jeunes filles della Champagne. Due storie differenti quella italiana e quella francese, che raccontano di terra e di cielo, di acqua e di sole, di chicchi di riso e di chicchi d’uva. Lolle & Bolle, unite in un’inedita liaison e in una serata andata in scena da Vòce Aimo e Nadia, a Milano: di fronte al Teatro alla Scala e all’interno del complesso che ospita le Gallerie d’Italia. Un’occasione per accendere i riflettori sull’arte del savoir-faire e sui valori sostenibili dell’inclusione, della parità di genere, della lotta contro le disuguaglianze, dell’unione, dell’accordo e della cooperazione, come ben recitano alcuni goal dell’Agenda Onu 2030. Il cui punto 17 invita proprio a sviluppare partnership per il raggiungimento di più obiettivi. Esattamente come è avvenuto grazie alla sinergia fra Ísos e Ísos

    In alto, il risotto realizzato con Ísos da Fabio Pisani, ritratto con la brigata di Vòce. In basso, lo Champagne Ísos e Les Fa'Bulleuses con Alberto Massucco e Andrea Bianchi - Foto di Ermanno Bidone

     

    Un riso assoluto

    “Io amo le connessioni. E con questo risotto, preparato col carnaroli Ísos, ho voluto creare proprio delle connessioni. Anche perché Milano è una città dalle forti contaminazioni. Così ho usato i topinambur e le nocciole piemontesi, ma pure una riduzione di ossobuco. Il tutto amplificato dalla freschezza e dall’acidità del limone”, spiega Fabio Pisani, autore di un piatto assolutamente armonioso ed equilibrato. Un risotto perfetto, marriage di chicchi dello stesso calibro, pronti ad assicurare una cottura omogenea. Un riso figlio di cura e attenzione. E figlio pure di un terreno limoso, fertile e generoso, non lontano da dove scorre il Po, in una comfort zone crossover fra il Pavese e l’Oltrepò Pavese, lasciando a nord il Milanese e il Lodigiano. Una quarantina gli ettari di risaie dedicate alla varietà 100% carnaroli, visto che Campo dell’Oste seleziona solo le migliori sementi, certificate dall’Ente Risi. Con un quid in più per Ísos: il doppio passaggio (quando è ancora grezzo e appena essiccato) nella selezionatrice ottica. Al fine di eliminare i chicchi spezzati, scartare quelli non perfettamente candidi e ottenere la massima uniformità. Traduzione: chicchi tutti uguali, per dimensioni, forma e colore. “È un riso diverso dagli altri. E credo che meglio di così non si possa fare. Certo, io arrivo fino al campo, poi ci vuole lo chef”, commenta monsieur Bianchi. Mentre Pisani propone anche un dessert Ísos addicted, utilizzato in combo con zafferano e cioccolato. In una sorta di riso e latte contemporaneo, con tanto di foglia d’oro a suggellarne lo spirito prezioso.

    In alto, il riso Ísos con il Coteaux Champenois Blanc, sempre prodotto da Les Fa'Bulleuses e importato da Alberto Massucco (nello scatto con Andrea Bianchi e Mathilde Devarenne). In basso, il riso e il dessert realizzati da Fabio Pisani con Ísos e lo Champagne Ísos - Foto di Ermanno Bidone

     

    La Champagne in uno Champagne

    Nei calici? Lui, lo Champagne Ísos, presentato in ben tre formati: jéroboam, magnum e classica bottiglia. Uno Champagne corale, summa di pinot noir, chardonnay e meunier (i tre vitigni iconici della Champagne), assemblati in differenti percentuali ma utilizzando in parti uguali i vini provenienti dalle sette Les Fa’Bulleuses: Laureen Baillette (della maison Baillette-Prudhomme), Hélène Beaugrand (della maison Beaugrand), Claire Blin (della maison Mary-Sessille), Charlotte De Sousa (della maison De Sousa), Mathilde Devarenne (della maison Rochet-Bocart), Sophie Moussie (della maison Guy Méa) e Delphine Brulez (delle maison Louise Brison). Sette vigneronnes, per sette domaines, per sette terroirs diversi, che vanno dal nord al sud, da Avize a Vaudemange, da Louvois a Montgeux, da Trois-Puits a Trigny, passando per Noé-Les-Mallets. Praticamente uno Champagne che concentra tutta la Champagne, fra nuance energiche e fruttate, fresche e vibranti. Come vitali e vivaci sono le sette favolose produttrici. “Siamo sette donne che lavorano benissimo insieme, in perfetto accordo. Ci siamo conosciute nel 2015 e nel 2018 è nata la prima cuvée Ísos. Quando facciamo l’assemblaggio ci poniamo un obiettivo ben preciso: stare al di sopra delle parti. Perché se vero è che ciascuna di noi rappresenta la propria famiglia e la propria azienda, quando creiamo Ísos dobbiamo estraniarci dalle nostre singole realtà e metterci su un altro piano, per dar vita a qualcosa di diverso”, spiega madame Moussie. Descrivendo un progetto polifonico, collettivo, plurale, eppure unico.

    In alto, Fabio Pisani, il riso Ísos e il Coteaux Champenois Blanc (foto di Ermanno Bidone). In basso, gli spazi della nuova Maison Massucco, nella torinese Castellamonte (foto di Ambra Alessi)

     

    Paesaggi e assemblaggi

    Ad aver l’onore di distribuire in Italia cotanto Champagne? Il piemontese Alberto Massucco: metalmeccanico imprenditore illuminato che conta vigneti in Champagne, che produce Champagne e che recentemente ha inaugurato la sua magnificente Maison - tutta natura e design, luce e penombra, pietra e legno, ferro e cemento - nella torinese Castellamonte. Ma soprattutto un visionario che seleziona e importa Champagne, per una brillante e autorevole collection. Orgogliosa di comprendere Ísos e pure il Coteaux Champenois Blanc: sempre targato Les Fa’Bulleuses, sempre compendio di chardonnay, pinot noir e meunier, sempre un manifesto dell’ars delle sette vignaiole. Coteaux come assemblaggio di paesaggi. “Però lui è diverso da Ísos. Lo Champagne lo bevi subito. Lui può attendere anche molti anni in cantina”, puntualizza Sophie, descrivendo un grande bianco: vegetale e verticale, sapido e minerale, dagli amaricanti cenni d’agrume. Prodotto in sole 460 bottiglie. Intanto, le sette talentuose madames hanno confezionato un coffret a loro immagine e somiglianza: 7 Cuvées, sfilata di tre Champagne rosé, due blanc de blancs e due millesimati. Ambasciatori delle loro sette personalità: l’exotique, l’intrepide, l’epicurienne, l’authentique, la pétillante, la globe-trotteuse e la passionée. Diverse, ma di uguale importanza.

    T: Cristina Viggè

    27-11-2024

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