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Torna a Milano, per la sua seconda edizione, la manifestazione che mette al centro l’alta cucina afrocaraibica, rendendo onore all'energia della Terra. Alla regia? La chef Victoire Gouloubi. Appuntamento a Milano il 3 e il 4 maggio
Celebra la Terra. Celebra la cultura culinaria afro-caraibica. E celebra il talento femminile. Sotto il segno del dialogo, dell’incontro, del confronto e dell’integrazione. Così fa Uma Ulafi 2.1, polifonico salotto aperto al mondo, pronto ad approdare a Milano il 3 e il 4 maggio, negli spazi dello Showroom Vittorio Emanuele di piazza Baiamonti. Alla regia? Lei, la carismatica Victoire Gouloubi: radici congolesi, da più di vent'anni in Italia, una lunga esperienza al fianco di chef stellati, talent di Gambero Rosso Channel nonché personal chef a livello internazionale. La sua mission gastronomica e sociale? Diffondere, difendere e valorizzare l’alta cucina afrocaraibica, mettendone in luce le diverse sfaccettature e le espressioni più contemporanee. Tenace e caparbia Victoire, orgogliosa di portare nella metropoli lombarda i suoni, i sapori e i saperi del continente black. Il tutto sotto il monito di Uma Ulafi: forchetta golosa in swahili, a ricordo di quella fork da pasticceria brevettata dalla ristoratrice afro-americana Anna M. Mangin sul finire dell’Ottocento.
Victoire Gouloubi e alcune delle sue creazioni ad alto tasso afrocaraibico
Afrofashion
Una due giorni di dibattiti, approfondimenti e riflessioni. In primis per mettere in luce le innovazioni, le trasformazioni e le evoluzioni nel settore agricolo africano. Ribadendo il ruolo fondamentale della tecnologia digitale, al fine di contrastare malnutrizione, insicurezza alimentare e cambiamento climatico, favorendo invece lo sviluppo, l’efficienza e l’inclusività. Terra, dunque. Da proteggere e da rispettare. Con le parole e con i fatti. Come ben sanno dimostrare alcune donne, coraggiose imprenditrici, ambasciatrici e sostenitrici dell'avanguardia rurale e gastronomica africana. Protagoniste di una serie di talk in occasione dell’agorà milanese. Donne attive e volitive, come Sandrine Vasselin, ceo di Misao e nota come la “Chanel delle spezie” (specialmente quelle giunte dal Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo); Stella Mpoy, co-fondatrice di Kodamer, luxury épicerie africaine (con corredo di libreria); Kwanza Musi Dos Santos, specializzata in diversity management, con particolare focus sui temi dell’antirazzismo e intersezionalità; Nyny Ryke Goungou, creatrice del marchio di moda etica che porta il suo nome nonché co-fondatrice di Vivina (che in lingua ewe significa dolce, gustoso e buono), società che importa e distribuisce prodotti di alta qualità provenienti dal Togo; e Fatimata - aka Fati - Niang, che con il brand Black Spoon ha rivoluzionato lo street food senegalese, vincendo pure il premio come Miglior Imprenditrice Africana 2014 in Francia. Fati, pronta pure a firmare la cena di gala - dalla vegetariana attitude - di sabato 4 maggio, sotto l’attenta supervisione di Victoire e con la conduzione di Marilena Umuhoza Delli, fotografa, autrice e regista italo-rwandese, nominata (nel 2020) tra le 50 donne dell’anno da D - la Repubblica e nel 2023 Community Leader of Change ai Black Carpet Awards, organizzati da Vogue e dall’Afro Fashion Week Milano.
Talentuosa e pluripremiata, Victoire gira il mondo come private chef, facendosi ambasciatrice della cultura afrocaraibica
Propositive contaminazioni
Un viaggio alla scoperta del continente del sole e delle piogge, del deserto e delle foreste. Un racconto di terre, di uomini, di donne, di prodotti, di libertà e di determinazione. Senza dimenticare l’artigianalità, l’arte, il genio, l’estro. L’ouverture di Uma Ulafi è infatti tutta dedicata al docufilm We are Food, scritto e realizzato da madame Gouloubi in collaborazione con la regista catanese Egle Pappalardo. Non solo. Il ricco calendario di eventi e interventi viene arricchito dalla mostra curata da Jonathan Rodriguez e Lanusa Silva; dalla presenza di un brand afroitaliano come BB Style; e da Baobab, ristorante di cucina senegalese a Milano. Mentre è la stilista camerunese Eveline Sonya - al timone di Rossella Haute Couture - a griffare la collezione di divise della brigata, in un vero tributo alle terre d’Africa. Un incontro fra il vicino e il lontano, il qua e l’altrove. Senza confini e senza barriere. Anzi, con tanto di riconoscimento speciale, firmato Pentole Agnelli e Uma Ulafi: il Premio Maisha, in onore di Diego Sarchiapone, giovane pizzaiolo (prematuramente scomparso) cresciuto in Costa d’Avorio, vissuto a Guardiagrele e da sempre sostenitore delle colture (e delle culture) africane. A consegnarlo? La madrina della manifestazione: Raffaella Meledandri, ceo di Air-Dynamic, da vent’anni nell’aviazione privata. Un salotto di condivisione di sensibilizzazione, che vanta pure il patrocinio dell'Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo e di Usfti (United States Foreign Trade Institute) con Cristina Di Silvio, nonché il sostegno di Ars Italica, di Gambero Rosso, di una trevigiana maison storica come Astoria Wines, della baita in bioedilizia Bellagio TreeB (bed, balance e bike) e di una realtà brianzola come la Danilo Fumagalli, da oltre 70 anni punto di riferimento nel commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli. Per un intreccio fra made in Italy e made in Africa. Un binomio che il 21 maggio è fiero di rinnovarsi: a Chieri, da FuoriTempo. Quando Victoire e Davide Di Bilio daranno vita a una multisensoriale Cena d’Autore.