Una due giorni di dibattiti, approfondimenti e riflessioni. In primis per mettere in luce le innovazioni, le trasformazioni e le evoluzioni nel settore agricolo africano. Ribadendo il ruolo fondamentale della tecnologia digitale, al fine di contrastare malnutrizione, insicurezza alimentare e cambiamento climatico, favorendo invece lo sviluppo, l’efficienza e l’inclusività. Terra, dunque. Da proteggere e da rispettare. Con le parole e con i fatti. Come ben sanno dimostrare alcune donne, coraggiose imprenditrici, ambasciatrici e sostenitrici dell'avanguardia rurale e gastronomica africana. Protagoniste di una serie di talk in occasione dell’agorà milanese. Donne attive e volitive, come Sandrine Vasselin, ceo di Misao e nota come la “Chanel delle spezie” (specialmente quelle giunte dal Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo); Stella Mpoy, co-fondatrice di Kodamer, luxury épicerie africaine (con corredo di libreria); Kwanza Musi Dos Santos, specializzata in diversity management, con particolare focus sui temi dell’antirazzismo e intersezionalità; Nyny Ryke Goungou, creatrice del marchio di moda etica che porta il suo nome nonché co-fondatrice di Vivina (che in lingua ewe significa dolce, gustoso e buono), società che importa e distribuisce prodotti di alta qualità provenienti dal Togo; e Fatimata - aka Fati - Niang, che con il brand Black Spoon ha rivoluzionato lo street food senegalese, vincendo pure il premio come Miglior Imprenditrice Africana 2014 in Francia. Fati, pronta pure a firmare la cena di gala - dalla vegetariana attitude - di sabato 4 maggio, sotto l’attenta supervisione di Victoire e con la conduzione di Marilena Umuhoza Delli, fotografa, autrice e regista italo-rwandese, nominata (nel 2020) tra le 50 donne dell’anno da D - la Repubblica e nel 2023 Community Leader of Change ai Black Carpet Awards, organizzati da Vogue e dall’Afro Fashion Week Milano.