“Ho sempre avuto una grande passione per il croccante. E già in occasione dei corsi all’Università della Pizza ero rimasto colpito e affascinato dalla teglia di Marco Farabegoli (titolare di Pizza Da Neo, in quel di Gambettola, vicino a Cesena, ndr)”, confessa Di Blasi. Che per far la teglia parte da una biga, dalla farina Petra 0102 HP, da una lunga maturazione e da un’altissima idratazione. “Arrivo all’80%. Così il prodotto è leggero e super digeribile”. Pizza che viene poi cotta a 280°C per 10-15 minuti, nonché condita e rigenerata al momento, passando di nuovo (per circa tre minuti) in forno a 250°C. Insomma, sembra facile. “Ma non lo è per niente. Ci vogliono occhio, attenzione e un’ottima programmazione per mettere in linea impasti e condimenti. Evitando sia di avanzare, buttare e scartare sia di finire in anticipo le teglie a disposizione. Perché per prepararne una ci vuole un quarto d’ora. E non si può far attendere i clienti”. Gestione e organizzazione, dunque. Ma anche una buona dose di estro e creatività, specialmente per condimenti e abbinamenti. “Noi adottiamo la filosofia del chilometro corto e della stagionalità. Non facciamo ordini, ma seguiamo il mercato. Per questo oggi ci possono essere i carciofi e domani le fave, il radicchio, le zucchine, le melanzane, gli asparagi selvatici, i tenerumi. Perché tutto deve essere all’insegna della freschezza. Anche per tume, caci e scamorze ci affidiamo a un caseificio di Castelbuono”, tengono a precisare Mary e Antonio. Così le pizze in teglia variano, cambiano, si trasformano, incuriosiscono. “La Margherita c’è sempre. Ma poi si aggiungono quella con mozzarella, carciofi e guanciale, l’amatriciana, la carbonara, la versione sfincione”, commenta il patron. Mettendo l’accento sull’importanza della cucina, che vanta un ampio spazio al piano inferiore. “Ingredienti e accostamenti sono fondamentali. Concorrono a dare gusto alla pizza. Che deve essere armonioso ed equilibrato. Esattamente come accade in un piatto di pasta”.