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Dal Roero al Lugana, passando per i più esuberanti spumanti d’Italia. A Milano, il mese di giugno debutta sotto il segno del vino. Che racconta e si racconta, andando in scena in fascinosi luoghi storici e creando connessioni con l’arte, il design e l’intelligenza artificiale
Dentro il vino? Ci sono vigneti, vitigni, fatica, speranza, uomini, teste, terre e mani. Sporche di terra. Dentro il vino ci sono storie: da ascoltare e da raccontare. Meglio se in ambienti d’incantevole bellezza. Per rimarcare il valore e l’autorevolezza del patrimonio enologico nazionale. È quel che accade a Milano, dove dal 3 al 7 giugno si susseguono incontri ravvicinati con consorzi e vitivinicole realtà disseminate lungo lo Stivale. Spaziando da ovest a est, dal Roero al Lugana, per poi incontrare l’ars spumantistica italiana. Il tutto in due luoghi-simbolo della metropoli lombarda: Palazzo Giureconsulti, in piazza Mercanti; e Ai Chiostri, in via San Barnaba. Il primo costruito su progetto di Vincenzo Seregni, inaugurato nel 1654 e da sempre punto di riferimento per il “business” cittadino. Basti pensare che la prima Borsa Valori venne ospitata qui, mentre dal 1911 il palazzo è di proprietà della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Segni particolari? L’elegante facciata, la torre dell’orologio, la Sala Colonne e il Parlamentino, prezioso degli affreschi di Giuseppe Bossi. I Chiostri furono invece un convento, precisamente nel Quattrocento. Oggi? Sono un'agorà aperta alla condivisione, scandita da pergolati e porticati, pietra e verde, sale e saloni affrescati. Chiostri al plurale, naturalmente, perché sono ben quattro: dei Pesci, delle Statue, delle Memorie e dei Glicini.
Il verdeggiante e serpeggiante Roero approda a Milano, nelle sale di Palazzo Giureconsulti
Il Roero va a Palazzo
Celebra i suoi primi dieci anni il Consorzio Tutela Roero. Territorio che se ne sta fieramente in provincia di Cuneo, alla sinistra del Tanaro. Diverso dalle Langhe e diverso dal Monferrato. E per questo unico e fortemente identitario. Anche se con Langhe e Monferrato condivide paesaggi di rara bellezza, riconosciuti Patrimonio Unesco dal 2014. Sì, esattamente da dieci anni. Mentre sono trascorsi vent’anni dal riconoscimento della docg. Insomma, un millesimo importante il 2024. Che il consorzio festeggia a Milano, il 3 giugno, seguendo il format dei Roero Days. Traduzione: gli happy days del Roero, che passeggia per il Piemonte o se ne va in trasferta, espandendo il verbo dell’arneis e del nebbiolo, i due vitigni iconici della zona. Così, dopo aver fatto tappa a Torino, al Castello di Guarene, a Bologna, alla Reggia di Venaria e alla capitolina Villa Miani, arriva nella cosmopolita e polifonica urbe meneghina, nell’autorevole scenario di Palazzo Giureconsulti. Per una giornata a tu per tu con oltre sessanta produttori (i soci totali sono 258 per una superficie di 1.300 ettari), protagonisti di un dinamico e vivace banco d’assaggio, capace di inanellare più di cinquecento etichette di Roero Bianco (anche nelle versioni spumante e riserva) e di Roero Rosso (pure in declinazione riserva). Cinque infatti le tipologie della docg, che ora conoscono un nuovissimo abito istituzionale, grazie a un contest - Born to be a Wine - che ha coinvolto una trentina di artisti e designer e che ha visto trionfare Bruno Casetta, con il suo linguaggio pittorico e poetico, fatto di filari di viti, di energia e di cromatica complessità. Etichette esposte per la prima volta proprio il 3 giugno. Quando prendono vita anche due duplici verticali guidate, nonché la presentazione di due volumi: Un Mare nel Roero by Trenta Editore, per un vis à vis con lo chef Flavio Costa; e Roero, terra del Nebbiolo e dell’Arneis, a cura della scrittrice e giornalista Laura Pacelli ed edito da DeAgostini. Per narrare la fortunata biodiversità roerina. Ben espressa dal logo-coccinella. Dove spiccano anche tre ruote stilizzate: a memoria della nobile famiglia Roero, che anticamente possedeva queste terre scandite da boschi e vigneti, orti e castagneti, rocche e serpeggianti sentieri nella meraviglia.
“La cifra del Roero è l’unicità: abbiamo il privilegio di essere immersi in un contesto naturale di rara bellezza ad eccellente vocazione vinicola, capace di esprimere alta qualità sia nei vini bianchi che nei rossi. La raffinatezza, la versatilità e la bevibilità di entrambe le tipologie di Roero docg sono frutto di questo territorio e della dedizione dell’uomo che da sempre se ne prende cura e lo lavora con sapienza”, spiega Massimo Damonte, presidente del Consorzio Tutela Roero.
Il Festival Spumantitalia va in scena Ai Chiostri Milano
Ai Chiostri, un mosaico spumeggiante
Unisce, intreccia, connette. Il nord e il sud, il micro e il macro, il piccolo produttore e quello più noto. Seguendo il leitmotiv del perlage. Per un viaggio alla scoperta delle caleidoscopiche bollicine del Bel Paese. Così fa Spumantitalia (scritto tutto attaccato), ideato e organizzato da Bubble’s Italia. Un festival nazionale - giunto alla sua sesta edizione - che rende omaggio all’arte della vinificazione “effervescente”. Dando voce non solo ai diversi terroir della Penisola ma pure ai differenti vitigni. Una festa briosa, all’insegna della convivialità e della socializzazione, che va in scena Ai Chiostri Milano (in via San Barnaba) il 4 e il 5 giugno. E se il primo giorno sono due talk ad alto profilo tecnico-scientifico a indagare clima, ricerche, prospettive, criticità e opportunità, in un vero e proprio osservatorio in evoluzione, la seconda giornata è interamente dedicata agli approfondimenti, calice alla mano. Otto infatti le masterclass pronte a passarsi il testimone, a partire dalle 9.30, sino a sera. Per esplorare i solari spumanti da uve aromatiche e quelli più old, figli di 100-120 mesi sui lieviti; per conoscere le bolle siciliane, campane e dell’Oltrepò Pavese; per incontrare i grandi classici, i rosé e gli straordinari abbinamenti con le ostriche, provenienti da tutto il mondo. Senza dimenticare L’Italia in Bolle: banco d’assaggio (lungo più di 40 metri) che si snoda fra un centinaio di viticoltori, raccontando visioni e produzioni, per un vivacissimo grand tour. E la sera? Non mancano le cene (su prenotazione), messe a punto dal ristorante Ai Chiostri.
In alto, vigneti nella zona del Lugana doc, dove spicca anche la cittadina di Sirmione. In basso, Armonie Senza Tempo dà appuntamento a Milano
Lugana: la luce del Garda a due passi dal Duomo
Si torna di nuovo nel centralissimo Palazzo Giureconsulti invece per immergersi nella bellezza e nella lucentezza del Lugana, l’iconico bianco del Lago di Garda. Semplice eppur complesso, unico e poliedrico, indubbiamente armonioso e longevo. Si chiama infatti Lugana Armonie Senza Tempo l’appuntamento in calendario venerdì 7 giugno nella secentesca dimora a due passi dal Duomo. Dove, a partire dalle 18.30, prende forma un banco d’assaggio (in due sessioni di tasting) capace di inanellare oltre cinquanta aziende facenti parte del consorzio, per più di un centinaio di etichette in esposizione e in degustazione. Con tanto di arte a far cornice, grazie alla collaborazione con la Galleria Il Vicolo: fondata nel 1967 a Genova da Alf Gaudenzi e da qualche anno presente anche sulla piazza di Milano. Non solo, persino l’intelligenza artificiale ci mette lo zampino: i primi sessanta wine lover che acquistano il biglietto possono infatti accedere a una Special Experience, sotto la guida del giornalista e sommelier Andrea Gori. Per un viaggio multisensioriale fra opere digitali. Un’occasione unica per osservare il Lugana da differenti punti di vista. Un vino singolare e plurale, prodotto in cinque comuni (Peschiera del Garda, Desenzano del Garda, Lonato del Garda, Sirmione e Pozzolengo), in equilibrio fra Lombardia e Veneto, la provincia di Brescia e quella di Verona. Un vino figlio di un terroir dalla marcata caratterizzazione: perché a ridosso del più grande bacino lacustre italiano, con il Monte Baldo a far da sentinella, con l’Ora a far sentire la sua calda brezza e col più freddo vento Peler a soffiare in notturna. Un vino che ben esprime il suo genius loci, nutrito da suoli argillosi e morenici, di matrice glaciale e ricchi di sali minerali. Perfetto per cullare le uve turbiana, che alimentano il Lugana doc: fresco, raffinato, versatile, longevo e lungimirante. Ben espresso nelle versioni Spumante, Lugana, Lugana Superiore, Lugana Riserva e Vendemmia Tardiva. Morbido, rotondo e non eccessivamente dolce.