Il sapore del colore (e viceversa)

    Cromoterapia à la table

    Fare il pieno di energia mangiando. Una pizza o una caramella, un maki o un burrito, una colomba o un uovo di cioccolato. Meglio ancora se colorati e vitaminici, complici frutti, erbe e ortaggi. E allora ecco come ricaricare di vitalità occhi, cuore e palato. Ponendoci la marzullesca domanda: è il colore ad avere un sapore o è il sapore ad avere un colore?

    "It’s the color inside. The colour of your mind, the colour inside”, cantavano i Ti.Pi.Cal. (aka i tre artisti siciliani Daniele Tignino, Riccardo Piparo e Vincenzo Callea) a metà degli anni Novanta. Perché il colore è fuori, ma è pure dentro. Il colore si vede, ma si può pure sentire, odorare, toccare e assaporare. Dando luogo a vere e proprie sinestesie. E concedendo la possibilità di percepire all’unisono variegate sensazioni ed emozioni. Certo, persino un ascolto può divenire colorato. Lo sanno bene alla cantina Diego Morra, nella cuneese Verduno. Francesca Garbaccio e il marito - insieme nella conduzione dell’azienda - organizzano infatti un ciclo coinvolgente di Sinestesie, in cui ascoltare il vino, assaporare la musica e respirare il territorio. Fra calici, piatti, archi e chitarre. E il colore c’entra, eccome. Perché il vino è colore, il cibo è colore e anche la musica può tingere un’atmosfera. “Ricreiamo un ambiente musicale adeguato a ogni vino, proponendo due brani o canzoni che rispecchiano in chiave musicale le sensazioni descritte. Abbiamo spaziato in stili, generi ed epoche diverse per poter offrire agli ospiti un percorso ricco di stimoli ed emozioni: dal ritmo eccitante dello swing alla passione del tango, dai brani che raccontano le tradizioni piemontesi al raffinato repertorio di musica classica”, spiega Monica Agosto, violinista protagonista del primo appuntamento, andato già in scena. E a cui ne seguiranno altri quattro: il 17 giugno, il 1° luglio, il 23 settembre e il 21 ottobre. 

    Alberto Morello e sue pizze cromoterapiche - Foto di Aromi.Group

     

    Pizza verde o viola?

    Colore. Da catturare, comunicare, mangiare. Per raccontare le sue pizze Alberto Morello - alla guida di Gigi Pipa a Este, della Bottega Gigi Pipa (sempre nella città atestina) e di una nuova bakery nel cuore di Padova - va dritto sul colore. Incarnato nell’ingrediente protagonista di questa o di quella pizza. Che viene messo sulla pizza e che con la pizza condivide lo scatto fotografico. In un’immagine artistica che amplifica il valore profondo della materia prima. Accade per la Deliziosa, in cui le verdissime e smeraldine cime di rapa attraggono l’occhio, per poi convivere con fiordilatte, ’nduja di Spilinga, pecorino di fossa e fagioli neri. Ma è accaduto anche con la Tutto Bordo, complici broccoli, crema di broccoli, scamorza affumicata, salsiccia e un cornicione ripieno di ricotta. Talmente gustoso da stimolare l’assaggio. Per non parlare della Trevigiana, gioco di contrasti fra la dolcezza di un gel di pere, la soave amarezza del radicchio rosso di Treviso tardivo e i sapori decisi della porchetta di Ariccia e e del formaggio Comté. Radicchio trevisano che ha pure sposato rape rosse, crema di rape rosse, fiordilatte, noci pecan e gorgonzola erborinato. Della serie, quando la Cromoterapia passa anche da uno spicchio. Alberto lo sa e ha imparato a esprimerlo al massimo in tutto quel che fa. Nota a margine: il logo di Gigi Pipa, interamente rinnovato e dalle curve sinuose, vuole proprio ricordare i rinforzi degli impasti. Perché anche il gesto ha una forma, un’intenzione, una colorazione.

    L'executive chef Jeric Bautista e alcune proposte di Bomaki

     

    Carnaval in punta di bacchette

    Azulejos, lampadari-paralumi-sombreri multicolor (le celebri PET Lamp, firmate dal designer spagnolo Álvaro Catalán de Ocón e realizzate con materiali di recupero, intrecciando plastica e tradizioni tessili), tanto legno e carte da parati in stile jungle, pronte a evocare foreste tropicali e atmosfere sudamericane (persino nel bagno). Sono energici, grintosi e colorati gli ambienti di Bomaki, l’uramakeria nippo-brasiliana (crasi di bom, ossia buono in brasiliano, e maki,  l’iconico roll giapponese) recentemente sbarcata sul Naviglio Grande. Suggellando la decima insegna fra Torino e Milano (dove si aggiunge il mood easy e smart del Bomaki Rápido di via Buonarroti). E mentre si attendono le aperture nella Città Eterna, in zona Prati e Ponte Milvio, i soci fondatori Giovanni Grasso, Francesco Zambon e l’executive chef Jeric Bautista si concentrano sul neonato locale meneghino, felice di portare una carica di esotismo nel cuore della metropoli. Una verve da osservare, respirare e sorseggiare. Per capire? Basta ordinare una Caipirinha al maracujá o al mango, nonché una Branquinha, birra aromatizzata al lime e zenzero, creata ad hoc dal Birrificio di Legnano. Ma Bomaki è pure un mondo di colori da mangiare. Specialmente ordinando il Carnaval, roll-arcobaleno che riunisce riso, alghe, carpacci di tonno, branzino e salmone, gambero rosso scottato in olio extravergine, avocado, perlage di tartufo nero, salsa ponzu e semi di sesamo. Ma da provare è pure il dragon roll Giallo, cui concorrono gamberi impanati, croccantini di tempura, maionese e salsa teriyaki. Non tradendo cirashi (aka il "sushi sparpagliato") e temaki, tacos e burritos, quando una sottile crêpe di soia avvolge una picanha saltata con salsa yakiniku o una dadolata di salmone, tonno e orata di Orbetello. “E per le aperture romane ho anche pensato a un burrito alla carbonara e uno cacio e pepe”, svela Jeric. Che ama tantissimo lo yuzu. 

    In alto, gli interni del ristorante-pizzeria mosso, nonché la pizza "mosso di primavera". In basso, la "Pizzadoro" e la "Alici e Stracciatella" - Foto Brambilla-Serrani

     

    Tono mosso

    Colore, tanto colore anche sulle pizze (e intorno alle pizze) firmate da Daniele Falcone. Alla regia degli impasti, delle cotture e delle farciture di uno spazio ristorativo immerso in un progetto ancor più corale e inclusivo qual è mosso. “Di nome e di fatto”, precisa Elisa Valdina, responsabile della comunicazione di un luogo poliedrico e multidimensionale. Figlio della riqualificazione degli ambienti che un tempo ospitarono il Convitto del Parco Trotter e ora divenuto un nuovo Punto di Comunità de LaCittàIntorno, il programma di Fondazione Cariplo che intende far luce sulle periferie. Con la complicità del Comune di Milano e di un partenariato di cooperative sociali e associazioni che eleggono a capofila La Fabbrica di Olinda. Alle redini proprio del ristorante-pizzeria. Pronto a muoversi fra sedute gialle e rosse, divanetti nei toni petrolio, tavoli in legno tondi e rettangolari - omaggio al designer Enzo Mari - e carte da parati optical dall’aura rétro. Il tutto inondato dalla luce, che entra dalle vetrate (sul parco da un lato, sul cortile-giardino dall’altro) e che piove dal soffitto sotto forma di lampade filiformi. E anche le pizze (tonde ma servite a spicchi, per incentivare la condivisione) sono colme di luce e di colore. Vedi la iper green, super vegana e assolutamente stagionale mosso di primavera, summa di zucchine in crema e fritte, fiori di zucca, pomodori rossi semi-dry, mandorle tostate e olio extravergine alla menta. Mentre vira verso il rouge la Porchetta e Provola, nobile rilettura del kebab (ma pure di un barbecue all’aperto) a ritmo di porchetta di Ariccia, provola affumicata di Agerola e crema di peperoni rossi al forno. E la Alici e Stracciatella? Svela zeste yellow di limone. “Questa invece noi la chiamiamo sala blu”, dice Elisa, indicando la zona destinata ai concerti (specialmente di band emergenti), alla musica jazz e ai dj-set. “E presto avremo persino una sala registrazioni”. Intanto, ha aperto l’attrezzeria, nel segno del riciclo, del riuso e dell’economia circolare.  

    La pastiglie Leone al gusto Ciliegia, il piatto in ceramica griffato Bitossi Home e il cocktail "Chérie Cerise" by Oscar Quagliarini

     

    Pop e polposo

    Per Pantone è Viva Magenta The Color of the Year 2023. E in un radioso, vigoroso e coraggioso Viva Magenta è la scatoletta che custodisce il neonato gusto Ciliegia delle ormai iconiche pastiglie Leone: 166 anni di storia alle spalle e un futuro roseo-rosso davanti. “Abbiamo moltissimi gusti, dalla Violetta alla Cannella, passando per lo Spritz, ma ci mancava il gusto Ciliegia. Che esprime al massimo il senso di gioia e succosità che vogliamo trasmettere con i nostri prodotti e le nostre pastiglie, realizzate con zucchero a velo, succo di ciliegie disidratato e ingredienti naturali. Utilizzando ancora stampi in bronzo”, dichiara Mario De Luca, direttore marketing di Leone. Un marchio storico che sa costantemente rinnovarsi, dialogando con la contemporaneità. E con l’artigianalità. Tant’è che per il lancio ufficiale del new taste, la dolciaria maison torinese ha siglato una collaborazione con Bitossi Home, griffe (dalle radici toscane) capace di concentrare nella ceramica i valori di italianità, convivialità, condivisione e inclusione. Accentuando, attraverso il linguaggio del colore e del tratto, tutta la vitalità dello stare à la table. Esattamente come Leone. Risultato? La ciliegia sublima in un’illustrazione, protagonista di un piatto dai colori vividi e vibranti, realizzato dal designer Sam Baron. Un pezzo da collezione, presentato in un packaging tailor made, che include anche un coffret di pastiglie, in vendita esclusivamente sull’e-shop di Leone. Ma pure in esposizione - grazie a un allestimento iper instagrammabile - nella vetrina della boutique meneghina di Bitossi Home, in via Santa Marta 19, fino al 6 aprile. Mentre per tutto il mese di aprile, al Bar di Via Mercato è possibile ordinare il drink Chérie Cerise, firmato dal mixologist Oscar Quagliarini. E col drink - summa di gin, pompelmo fresco, mousse di liquore homemade alla ciliegia e pastiglie Leone - arriva in omaggio una scatoletta delle caramelle una tira l’altra. 

    In alto, la colomba classica e quella al limone, pistacchi e amarene by Olivieri 1882 (foto di EY.studio). In basso, le colombe alla Caipiroska e alla Piñacolada by Scarpato

     

    Nuance frizzanti

    Frutta, frutta, frutta. Anche dentro la colomba. Pardon, le colombe. Come quelle di Nicola Olivieri, che dal forno di Olivieri 1882, nella vicentina Arzignano, sforna delizie dalle frizzanti e mediterranee nuance di agrumi, valorizzati in tre differenti e vitaminici abbinamenti. Ecco allora la combo Limone Vaniglia, in un pairing classico della pasticceria italiana; il terzetto Limone Pistacchi e Amarene, in un inchino al colore, oltreché a sapore; e l’intrigante trilogia di Arancia Mandarino e Cardamomo, per un omaggio al sud del Bel Paese, esaltato dall’aroma della spezia balsamica. Botanica attitude e profumata allure pure per la Pasqua firmata Scarpato, maison veronese di Villa Bartolomea. Che, tenendo fede a Pinterest e alle nuove tendenze floreali e naturali, lancia una collaborazione con l’organic farm Pernigo, produttrice di Acqua di Stelle: sciroppi agli estratti di lavanda e menta. Botanical che arricchiscono la linea di colombe Essence Collection, complici la pesca (unita alla calda e rilassante essenza primaverile della lavanda) e il cioccolato al latte (sposato con la freschezza balsamica della menta). Senza dimenticare le colombe-cocktail: al Gin Lemon, alla Caipiroska (con vodka e fragole) e alla Piñacolada (con rum, cocco e ananas).

    In alto, la colomba e gli ovetti di Matteo Dolcemascolo. In basso, la colomba in limited edition dedicata al Tiepolo e quella con lamponi semicanditi e copertura ai pistacchi di Mille (foto di Aromi.Group)

     

    Lievito e Tiepolo

    Intanto, la pasticceria e gelateria Mille di Verolanuova (Brescia) rende onore a Giambattista Tiepolo, protagonista della mostra-focus A tu per tu con Tiepolo, di scena fino al 4 giugno all’interno della Basilica di San Lorenzo (e all'interno del più ricco palinsesto di eventi firmato Tiepolo Scomposto, in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023). Sì, Mille s'inchina al grande maestro. E lo fa a modo suo, proponendo una colomba in limited edition, preziosa di cioccolato bianco al rosa rosa, amarene e miele local del'Apicoltura Mombelli. Non dimenticando la colomba classica, quella con albicocche semicandite e quella con morbidi lamponi semicanditi, copertura al pistacchio e vasetto di cremino al pistacchio a corredo. Il tutto custodito in pack multicolor. In vendita anche a Monza, da Era Pizza. Di un color arancione acceso è invece la scatola che cela la colomba di Matteo Dolcemascolo, che in quel di Frosinone, pur non tradendo pastiera e casatiello, fa volare le colombe, fra cieli di pistacchi, frutti di bosco, lamponi, pere e cioccolato. Materia prima che lui conosce bene e che sublima pure in ovetti deliziosi: da 20 grammi l’uno, presentati nei tradizionali cartoni per le uova, lavorati a mano e marmorizzati. Ossia spennellati con variegati colori alimentari. Per un vero tocco artistico.

    In alto, le uova firmate Charlotte Dusart (foto di Carlo Casella). In basso, quelle di Mille (foto di Aromi.Group)

     

    Tinte golose

    Pennellate che anche Gabriele Pè e soci danno alle uova. Sempre a Verolanuova e sempre nella pasticceria Mille. Uova gold, uova white, uova con i bottoni colorati, uova somiglianti a carote e fragoline, persino uova ripiene. Traduzione: mezzi gusci di cioccolato che divengono veri dessert, ripieni di semifreddo al fiordilatte con cremino di pistacchi oppure colmi di spumone bresciano. Per un tributo al genius loci. Uova small, medium, large e pure XL invece per la capsule collection firmata dalla belga Charlotte Dusart. Che, nella sua cioccolatiera milanese, segue il leitmotiv Chasse aux œufs, rammentando l’infantile caccia alle uova pasquali e creando deliziose mirabilia. Della serie, uova nelle uova (pulcino incluso); uova ricoperte di pistacchi, mirtilli, albicocche, mandorle, lamponi e fiori eduli, nonché ripiene di dragée e ovetti; uova rivestite di Sprinkles, gli allegri zuccherini colorati; e uova che pare dicano Cioccodè, fra bronzei decori in burro di cacao. E ancora tavolette a foggia di uovo e uova golose e spesse (ideali per essere spedite in tutta Italia), custodite in un cofanetto, sotto un letto di paglia gialla.

    In alto, le uova artistiche di Enrico Rizzi. In basso, l'ArtEgg, L'Uovo alla Milanese e il Fruit Surprise di Peck

     

    Giallo e genialità

    E super yellow è l’Uovo alla Milanese targato Peck, che quest’anno celebra i suoi primi 140 anni. Un uovo giallo (a base di cioccolato bianco), cosparso internamente di riso soffiato, zafferano e sale di Maldon, e racchiuso in un guscio di cioccolato fondente tagliato a mano, pronto a ricordare la sagoma del Duomo. Con tanto di puntina d’oro alla sommità per evocare la Madonnina. Senza dimenticare l’ArtEgg, pensato come la tela di un dipinto, e il Fruit Surprise, in cui la frutta secca pralinata va a decorare - alla stessa stregua di gemme preziose - la superficie dell’uovo. In vendita anche da Peck CityLife, Peck Porta Venezia e Peck Forte dei Marmi. Intanto anche Enrico Rizzi cova meraviglie nella sua boutique di Milano. Realizzando uova artistiche. Vanitose e orgogliose di accogliere macaron, mattoncini, mongolfiere e petali di rosa. Ovviamente di cioccolato. E ancora rotelle di liquirizia; mezze sfere allo yuzu, al frutto della passione, all’arancia e al lampone; ovetti di frutta e canditi d’agrumi. Un uovo bianco in questo caso, che all’interno nasconde uno strato di cioccolato alla mandorla, gelsomino e fiori d’arancio (insieme a un cartoncino realizzato a mano con semi di fiori di campo e un buono sconto per gli acquisti online e in boutique). Senza dimenticare le uova-messaggio: di rinascita e resilienza. Come l’uovo Kintusgi, “riparato” con prezioso cioccolato dorato. Che insegna come una frattura, una crepa o una cicatrice possa esprimere bellezza.  

    T: Cristina Viggè

    03-04-2023

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