Quelli di San Quirico d’Orcia sono i più amati, ammirati e fotografati. Perché simbolo di una terra. Un’icona. Anzi, un iconema, per dirla con Eugenio Turri, autore (tra i molti libri e saggi) della Semiologia del paesaggio italiano. Sì, i solinghi cipressi della Val d’Orcia, tuffati come sono in un contesto quasi lunare, sono un emblema, una sineddoche: un’unità elementare di percezione che rimanda subitamente a un tutto. Complesso, pieno e denso di significato. Loro rappresentano il genius loci di un territorio, nel cuore della Toscana e in provincia di Siena, entrato a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco. Un gioiello della bella Italia. Un faro per i viaggiatori. Che ne apprezzano natura, arte, acque termali, gastronomia e buon vino. Certo, è infatti qui che nasce quella denominazione definita, non a caso, “il vino più bello del mondo”: la Doc Orcia, tutelata da un consorzio presieduto da Donatella Cinelli Colombini, titolare della Fattoria del Colle di Trequanda (ma anche del Casato Prime Donne a Montalcino, dove nasce il celebre Brunello). Una doc giovane ma dinamica l’Orcia, che coinvolge una sessantina di cantine, estendendosi su 153 ettari. Ma anche una doc perplessa, per la sorte del turismo, cui è inscindibilmente legata e di cui sa l’assoluta fragilità (del momento). Perché il vino è terra. E la terra è agricoltura. Ma anche cultura, accoglienza e ristorazione.
Fa appello di aiuto la Doc Orcia. Ma non si ferma. E non si ferma neppure la dinamica Donatella, capitana coraggiosa pure dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino: millesimo 1988 e novecento aderenti (fra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste), organizzate in delegazioni regionali. Bene, Donatella ha pensato di rimodulare in chiave virtuale il progetto Future, nato da un’idea di Alessandra Boscaini, responsabile commerciale di Masi e delegata del Veneto. “Finora il progetto ha raccolto in un data base, sul sito dell’associazione, l’offerta formativa delle nostre socie: lezioni, visite, stage in cantina. Ora ripartiamo con questi video tutorial che sono fruibili a tutti quelli che vogliono saperne di più su determinati argomenti: chi guarda avrà l’emozione di imparare direttamente dalle produttrici e dalle donne del vino, che si mettono in gioco e insegnano in prima persona. È facile, è bello, è utile ad altri. Aiuta a vincere l’ansia e ritrovare fiducia. E non ultimo, aumenta la visibilità delle singole socie e delle loro imprese”, racconta madame Cinelli Colombini.
Tutorial, a cadenza bisettimanale, per dialogare intorno al turismo, alle cantine, alla vendemmia, all’importanza del brand, alla viticoltura eroica, ai social media, all’arte e all’e-commerce. Tutorial per imparare e per ripartire con energia. I video, in programma fino al 18 giugno, vengono pubblicati sul sito web dell’associazione, nonché sui canali di YouTube, Facebook, Instagram IGTV e Twitter.
Cantine Aperte… a casa
Arriva, puntale come un orologio, ogni ultimo weekend di maggio. Da oltre un quarto di secolo. E quest’anno non poteva certo deludere i wine lover. Così Cantine Aperte si farà, ma in modalità online, ossia fortissimamente social. Traducendosi in #CantineAperteInsieme, sempre sotto la griffe del Movimento Turismo del Vino, ente non profit che riunisce circa novecento fra le più prestigiose cave italiane, selezionate in base a requisiti ben precisi, che eleggono in primis l’accoglienza. “In questo periodo di stand-by delle attività enoturistiche abbiamo continuato a lavorare per progettare quello che deve essere il futuro del nostro settore, curando le attività digitali sul web e la raccolta e lo studio dei dati del recente passato, così da avere nuovo slancio per le attività future, una volta passata l’emergenza”, spiega Nicola D’Auria, presidente del Movimento.
Quindi, in attesa di Cantine Aperte versione autunno, ecco che sabato 30 e domenica 31 maggio sono le cantine ad entrare nelle case, bussando alla porta. Come? Grazie alla collaborazione con iorestoacasa.delivery, piattaforma innovativa, smart e intuitiva, creata dalle agenzie Ennevolte e Loud proprio in seguito all’emergenza Covid-19. Mission? Ridurre il più possibile gli spostamenti e permettere alle realtà produttive di raggiungere i propri clienti. Le cantine potranno quindi spedire i vini o i pacchetti esperienziali direttamente a domicilio, oppure attendere gli enoturisti che si prenoteranno per l’asporto. Step successivo: vivere virtualmente l’evento, condividendo foto, video, brindisi e degustazioni live. Per un lungo weekend sul web.
Vinum & Webinar
Sono in ventinove. Dislocati nelle diverse zone vitivinicole dell’Alto Adige. Per capirci: dalla Val Venosta alla Bassa Tesina, dalla Val d’Adige all’Oltradige, passando per Valle Isarco, Merano, Bolzano e dintorni. Sono i Vinum Hotels Südtirol: un gruppo di alberghi a conduzione familiare accomunati dalla grande passione per il vino. Il che significa non solo camere vista vigne e passeggiate fra i vigneti, ma anche cultura del vino, grazie a degustazioni, tasting e food pairing. Finalizzati a raccontare e a esaltare il territorio attraverso il suo profilo enologico.
E proprio con questo intento - nell’attesa della riapertura - i Vinum Hotels mettono in palinsesto cinque webinar (completamente gratuiti) per approfondire i diversi aspetti del vino. Ma anche per condividere, in maniera friendly e rilassata, pensieri, parole ed emozioni. Si parte martedì 19 maggio (alle 18), in collegamento con la Tenuta Eichenstein del Romantik Hotel Oberwirt di Marlengo (sì, la famiglia Waldner è impegnata anche nella produzione del vino). Insieme all’enologo Martin Pollinger si potrà avere un incontro ravvicinato con la vite, discutere della prossima vendemmia e scoprire la varietà dei vitigni.
Ma tanti saranno gli argomenti trattati nei seminari interattivi. Dalla scelta del bicchiere perfetto - perché un Kretzer (il rosato altoatesino) preferisce un calice, mentre un Merlot o un Cabernet Sauvignon ne preferiscono un altro - alla conservazione delle bottiglie: lontano dalla luce e a una temperatura compresa fra gli 11° e i 14°C, con un’umidità del 65-70%. Per partecipare? Semplice. Basta seguire la pagina Facebook @vinumhotels, iscriversi alla newsletter (così ci si tiene pure aggiornati), oppure scrivere a info@vinumhotels.com.
Un patrimonio di vigneti e colline
E in Veneto? Tira aria di ottimismo. Sì, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg affronta con positività il domani. Partendo da radici salde e forti. “Stiamo vivendo un momento storico senza precedenti, che sta minacciando il mondo intero in tutti i settori produttivi. Ma in questo scenario non facile siamo fieri di aver contribuito a consolidare la nostra denominazione, che oggi può affrontare questa crisi con le competenze e le esperienze che l’hanno portata lo scorso anno, proprio il cinquantesimo anniversario, a raggiungere i risultati economici migliori di sempre: 92 milioni di bottiglie vendute e un’ulteriore crescita a valore del 1,2%”, commenta Innocente Nardi, presidente del consorzio di tutela di una docg le cui colline sono entrate ufficialmente a far parte dell’Unesco. Come paesaggio culturale, allo stesso modo della Costiera Amalfitana, delle Cinque Terre, del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dei Sacri Monti, della citata Val d’Orcia, delle Ville e dei Giardini Medicei, delle Langhe-Roero e Monferrato.
Un vino e un territorio unici, e per questo riconoscibili. Anche fuori dai confini nazionali. Un vino e un territorio portavoci di un messaggio fatto di identità, eccellenza, ospitalità, sostenibilità e rispetto per l’ambiente e per i lavoratori. Basti pensare che nel 2019 si sono raggiunti i 460mila visitatori in loco, segnando un incremento del 13% rispetto al 2018 e del 45% rispetto al 2010. Intanto, secondo un’indagine della triestina SWG, il 51% degli italiani si manifesta interessato a visitare il territorio del Conegliano Valdobbiadene nel prossimo futuro. E ben l’81% dichiara di considerare il riconoscimento Unesco quale ulteriore attestazione di qualità del prodotto. Infine, il 68% dichiara di essere interessato a pranzi, degustazioni e aperitivi in vigna, attività all’aperto e immersi nella natura. Ma non basta. Nella grande distribuzione, in tempo di pandemia, il Conegliano Valdobbiadene ha visto una crescita delle vendite pari a un +16,8% in valore e a un +18,6% in volume. Il che fa ben sperare.
E i buoni propositi non mancano in centro Italia. Dove i vini abruzzesi confermano l’ottima annata 2019 e il trend positivo di questo difficile inizio del VentiVenti. Con un +10% per il Montepulciano d’Abruzzo e, in generale, un +6% sull’imbottigliato totale dei vini. “Consapevoli della grande criticità dell’attuale momento storico a seguito dell’emergenza sanitaria ed economica causata dal Coronavirus, vogliamo dare un segnale ottimistico, andando a raccontare le ottime performance dei nostri vini. Il Montepulciano d’Abruzzo fa da traino alla produzione vinicola della nostra regione e, negli ultimi sei anni, ha registrato una crescita importante, che ha visto in particolare nel 2019 un incremento di oltre il 12% rispetto all’anno precedente”, dice Valentino Di Campli, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, istituito nel 2003 e pronto a difendere e a valorizzare sia le doc che le igt della bella regione.
Come? Intensificando i progetti di comunicazione e di promozione, ma pure facendo rete. Coralmente. L’illuminato consorzio non solo ha attivato importanti accordi con le principali piattaforme di vendita online, ma ha raccolto sul sito tutti gli e-shop delle aziende vitivinicole aderenti. Per avere, su un unico portale, infinite finestre spalancate sulla fertile regione. Affiancando il tutto alla campagna #iobevoabruzzese, che esorta gli appassionati a stappare una bottiglia di Montepulciano o di Trebbiano d’Abruzzo, di Pecorino o di Cerasuolo d’Abruzzo, ad abbinarvi un piatto, a scattare una foto e a condividerla sui social.
Se Bacco è digitale
Meno spreco e più controllo. Meno fondi di magazzino e più bottiglie ben selezionate. Oggi più che mai la tecnologia può accompagnare e supportare i ristoratori. E un esempio illuminato è una foodtech company quale The Winesider, ideata da Gianni e Giacomo Miscioscia (padre e figlio) e tenuta a battesimo dal Politecnico di Torino. Obiettivo? Semplificare il processo di acquisto del vino da parte del ristoratore e, contemporaneamente, migliorare l’esperienza del consumatore finale. “Uno degli asset fondamentali dell’esclusivo sistema di servizi offerto da The Winesider è proprio il conto vendita, per cui il ristoratore paga solo le bottiglie che vende. In tal modo si libera capitale, che può essere reinvestito nella promozione del locale, non si immobilizzano risorse e, al tempo stesso, viene aggirata la problematica dell’invenduto”, dichiara Gianni. Della serie, le bottiglie ordinate vengono consegnate. Ma vengono pagate solo quando stappate.
Un’app innovativa, una piattaforma strategica per la gestione della cantina, capace di ridurre il volume di stoccaggio, eliminando pure il rischio di non disporre di uno dei vini in carta. Il tutto non dimenticando un servizio di consulenza e di formazione del personale; una wine list aggiornata automaticamente; e la digitalizzazione di inventari, ordini e pagamenti. Sì, perché dal tablet si può accedere ai dati di vendita, alle marginalità, alla rotazione dei prodotti e alle caratteristiche di ogni singola bottiglia. Selezionata in tandem con un team di esperti, fra cui anche Luca Gardini, Sommelier Campione del Mondo 2010. Per realizzare una carta in perfetta linea con la proposta del ristorante. Spaziando dalle etichette italiane più popolari a quelle più ricercate, dalla griffe famose ai grandi Champagne. Coniugando sempre cuore e logistica. Emozione e organizzazione.
Viti e high-tech
Terra e tecnologia. Un binomio possibile, anche a livello di viticoltura. A darne l’esempio? Il Castello di Meleto: 140 ettari di proprietà a Gaiole in Chianti, nel Senese. Bene, da quest’anno i vigneti saranno interamente mappati dal sistema Netsens. Che, grazie alla combinazione di tecnologia wireless e IoT (Internet of Things), permetterà di analizzare filare per filare. Una sorta di agricoltura 4.0, capace di andare oltre la precisione, affidando il monitoraggio a centraline meteo pronte a dialogare con decine di sensori, posizionati non ai bordi ma all’interno degli stessi vigneti.
“La nostra viticoltura è biologica, ma questo non ci bastava. Abbiamo voluto adottare un sistema innovativo per capire nel dettaglio i nostri vigneti, anzitutto per prevenire l’attacco delle malattie e dei parassiti e intervenire solo quando e dove ce n’è realmente bisogno. Ma c’è di più: ci consentirà di monitorare la maturazione delle uve per programmare al meglio le vendemmie e ci permetterà di comprendere fino in fondo il microclima di ogni nostro angolo di vigneto”, afferma Michele Contartese, direttore della maison. Orgogliosa di essere la prima in Italia ad applicare il sistema avanguardista a una superficie tanto vasta.
Il bello? Che in futuro non solo si potrà avere una dettagliatissima zonazione climatica, ma pure tracciare eventuali mutazioni climatiche. “Questa soluzione rappresenta un passo avanti per tutto il mondo del biologico. Molto spesso i preconcetti sono dovuti alla paura di quel che non si conosce e non si può prevedere. Con questo sistema porteremo una maggiore conoscenza in tutto il mondo della viticoltura, con l’augurio che per il futuro il biologico divenga l’unico modo di produrre possibile. I bravi vignaioli insegnano che, per fare cose grandi, bisogna sentirsi piccoli di fronte alla natura”, spiega Ruggero Mazzilli, agronomo fondatore della Stazione Sperimentale per la Viticoltura (Spevis) e consulente del visionario castello.
Milano Wine Week… around the world
Virtuale e reale. Una combo ideale, che va a costituire anche la spina dorsale di un evento pronto a far nuovamente parlare di sé. Sì, la Milano Wine Week 2020 - giunta alla sua terza edizione - ci sarà, dal 3 all’11 ottobre, percorrendo più strade: quella locale e quella internazionale, quella digitale e quella fisica, quella rivolta al consumer e quella votata ai professionisti. In un movimento fluido e coerente, capace di proiettare il capoluogo lombardo in una dimensione global, eleggendolo a capitale del vino.
“Se la realtà cambia dobbiamo cambiare anche noi. Milano Wine Week ha pensato per prima di raccogliere questa sfida, trasformando un gap in un’opportunità, per realizzare un progetto di sistema sempre più al servizio del mondo vinicolo e della sua filiera. Durante il lockdown abbiamo quindi deciso di metterci in discussione, modificando il nostro modello di business, per costruire qualcosa di rivoluzionario e adeguato ai tempi correnti e per poter realizzare, se possibile, un evento ancora più grande, importante e internazionale, nel rispetto delle rigide normative imposte dall’emergenza”, spiega Federico Gordini, presidente della kermesse. Prodotta dalla Format Division di SG Company.
Il risultato è una piattaforma futuristica e multitasking, funzionale alla manifestazione, ma non solo. La sua mission è infatti quella di favorire un network pronto a vivere tutto l’anno. Una rete di incontro e confronto continui. “In tal senso funzioneremo come una sorta di broadcaster, ovvero un grande studio televisivo in grado di diffondere una serie di appuntamenti fruibili in diretta da varie parti del mondo, ma destinati a diventare anche dei contenuti permanenti”, continua Gordini. Basti pensare che tutte le aziende partecipanti avranno la possibilità di disporre di veri e propri stand virtuali - all’interno del Wine Networking Hub -, nonché di organizzare Digital Tasting Internazionali. In tal modo le cantine avranno l’opportunità di presentare in simultanea i loro prodotti in più Paesi. Grazie alle dieci sedi dell’evento: dislocate a Londra, Monaco, Mosca, Pechino, Shanghai, Hong Kong, New York, San Francisco, Miami e Toronto.
E fruibili da remoto saranno anche una serie di approfondimenti e momenti di formazione e di riflessione durante il corso della manifestazione. Non dimenticando i Winetelling. Che sono già partiti e che continueranno a tenere compagnia sui canali social - Facebook e Instagram - fino a ottobre. E anche nella stessa “settimana del vino”. Quando naturalmente (e fisicamente) torneranno ad attivarsi i Wine Districts: sodalizi fra un quartiere (con il suo circuito di bar, enoteche e locali) e un consorzio di tutela. Per esperienze live. Fiere di coinvolgere l’intero comparto della ristorazione milanese, grazie ad abbinamenti cibo-vino: da vivere in loco, o in modalità delivery.
Ma non finisce qui. Il progetto Wine Pairing si rafforzerà e vedrà la partecipazione di molti chef italiani e stranieri, impegnati nella messa a punto di story-cooking (trasmessi anche in streaming sulla piattaforma e sui social), in cui cucire addosso a una serie di ricette i vini perfetti. Selezionati a partire dalle etichette delle maison e dei consorzi supporter della MWW; e acquistabili presso L’Enoteca di MWW. Posizionata nell’headquarter di Palazzo Bovara, ma presente anche online grazie a un e-shop. Per una generazione evoluta di cultori del vino. I cosiddetti The Winers.
Foto della vendemmia del Consorzio di Tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg by Arcangelo Piai
Foto per i Vini Alto Adige Florian Andergassen
Foto dei cipressi di San Quirico d'Orcia by Mario Lorca.