Venezia è acqua. Ma anche terra. Talvolta sommersa dall’acqua. Com’è accaduto lo scorso novembre. Prima del Covid-19, prima della tempesta, prima della revolution. Una marea salata che si è alzata, allagando anche la vigna murata dell’isola di Mazzorbo, proprio nel cuore di Venissa, wine resort costruito intorno a quel clos (di nemmeno un ettaro) dove cresce la dorona, il vitigno autoctono della Venezia Nativa. L’uva d’oro, presente persino sui banchetti dei dogi e poi quasi estinta, anche in seguito alla grande acqua alta del 1966. “È incredibile come la natura riesca ad adattarsi, queste acque alte portano una concentrazione di sale che a livello teorico dovrebbe mettere a rischio la vite, ma la dorona di Venezia si è adattata nei secoli ed è sopravvissuta anche questa volta”, spiega Matteo Bisol, direttore della tenuta. Una vigna e un vitigno simboli della resilienza, della capacità evolutiva e della rinascita. Una vigna e un vitigno da cui trarre esempio. Anche per altri motivi.
La vigna murata è infatti icona di un’altra Serenissima. Quella legata all’agricoltura. Basti pensare all’isola di Sant’Erasmo, celebre per i suoi ortaggi. Basti pensare che persino Torcello e Mazzorbo un tempo erano coltivate. E basti far caso a un dettaglio: le piazze di Venezia si chiamano campi, non certo a caso. Prima erano luoghi agresti, orti. Inoltre, la vigna della dorona racconta una bella storia: quella di Enrico Rossetti, originario di Burano e da poco assunto in sala, nel resort. Poi? Lo stop. Ma lui non ha avuto dubbi e si è reinventato, lavorando nel vigneto, tornato ad esser vivo e rigoglioso. Nell’attesa di tornare alla sua occupazione. Questione di sensibilità. E di perfetta sintonizzazione con la situazione.
Venissa insegna. A resistere, a rimodulare i ritmi, a cambiare certi schemi. Insegna che vi possono essere sempre nuove opportunità. Persino quella di lanciare un vino tutto nuovo: “Venusa”, annata 2017. Fratello (minore, in quanto a complessità) di “Venissa”, il cult della tenuta (dalla peculiare etichetta in foglia d’oro). Un vino bianco frutto della seconda selezione delle uve dorona (quattromila piante in tutto) e figlio di una macerazione più veloce (solo pochi giorni) e di un affinamento in cemento di soli due anni. Un bianco fresco e minerale, dalle note floreali e dal sorso dinamico e scattante. Da acquistare online, in versione bottiglia singola, in pack da tre bottiglie, o in cassa da sei. Per portare i profumi della Laguna a casa.
E per sognare? Arrivano i dining bond, in due modulazioni di frequenza. Ecco allora la possibilità di acquistare una cena al ristorante stellato della tenuta, guidato da Chiara Pavan con Francesco Brutto. Sì, ma pagando per una persona e vivendo l’esperienza in due (a 175 euro). E che esperienza! Una barca passa a prendere gli ospiti a Venezia, Treporti o Altino (nelle vicinanze dell’aeroporto), per condurli alla meta, zigzagando fra le barene. A seguire? Visita alla vigna, degustazione del vino “Venissa” e cena di sette portate. Alla fine? Si può scegliere di rientrare in barca oppure di soggiornare (con una riduzione speciale del 20% sulla tariffa) in una delle cinque camere del wine resort o in una delle tredici room di Casa Burano, l’albergo diffuso (al di là del ponte in legno) sulla bella isola dei pescatori, dei merletti e delle abitazioni colorate. In alternativa? Si può optare per la semplicità dell’Osteria Contemporanea: a 70 euro a persona, inclusi i vini abbinati. Tutto nel nome di un turismo colto, fatto di ascolto, di respiro d’aria salmastra, di passi lenti e della riscoperta di antiche tradizioni lagunari.
Intanto? Un sogno resta ancora nel cassetto: la festa per la consegna degli oltre cinquemila euro raccolti dalla famiglia Bisol - grazie alla messa in vendita di sei magnum di vecchie annate di “Venissa” - e destinati alla cooperativa di pescatori di Burano. Un aiuto concreto, per supportare gli ingenti danni subiti dall’acqua alta. Ma si sa, i sogni nel cassetto prima o poi escono. Sempre.
Foto di Francesco Galifi, Mattia Mionetto, Maurizio Rossi e Silvia Vettoretti