“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Ma anche a cucinare, creare e impastare. Lo sanno bene Massimo Giovannini, padrone di casa dell’Apogeo di Pietrasanta, e Masaki Kuroda, chef e patron del Serendepico di Gragnano, frazione della lucchese Capannori. Insomma, un toscano in patria e un giapponese adottato dalla Toscana. Sì, perché Masaki è nato a Kunamoto nel 1982, ma presto è stato folgorato sulla via del Bel Paese. Tanto da decidere di andarci a vivere. Prima, per frequentare l’International Academy of Italian Cuisine in Lucca by Gianluca Pardini. Poi, per lavorare nelle cucine di Mauro Uliassi, di Lorenzo Cogo e della Locanda del Pilone ad Alba. Infine, per approdare nella terra di Lucca. In quel Serendepico che guida con fierezza, proponendo pietanze sorprendenti e inaspettate, pronte a mixare serenamente raffinatezza nipponica e autenticità toscana.
Una cucina glocal che, lunedì 14 maggio, si prepara a incontrare e a incrociare la filosofia di Giovannini, che per altro è uno dei Petra Selected Partners di Molino Quaglia. Per dar vita al quarto e ultimo (forse) appuntamento di #oltrelapizza. Un format inedito, che si discosta dalle più usuali cene a quattro mani per divenire una vera e propria fusione di tecniche, idee, sapori e saperi. Senza più confini fra pizza e cucina. Perché a lievitare, maturare e fermentare è solo ed esclusivamente il pensiero creativo. Com’è accaduto del resto lo scorso aprile, quando all’Apogeo è giunto, direttamente della Locanda di Mezzo di Barga, lo chef Francesco Piacentini. E il burrito garfagnino conferma una missione votata alla massima sperimentazione.
Ma ora il miracolo sta per accadere di nuovo. Grazie a un intrigante menu, orgoglioso di duettare con i vini biologici dell’azienda agricola Il Calamaio, sulla collina di San Macario, sempre a Lucca. A condurla? Samuele Bianchi, facente parte della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Ecco allora la cozza sur lie e il mochi di mare dialogare con il “Soffio” 2017, figlio di terreni argillosi e sabbiosi e figlio pure di chardonnay e petit manseng. Un bianco fuoriclasse, sapido e minerale, dalle note fruttate e floreali. Un tipo elegante. Ma deciso. Perfetto anche per accompagnare la seconda portata. Che pone un dubbio: frittura o tempura? Chi proverà capirà.
A seguire: pizza, wakame, palamita e spuma di kombu. Ideale in abbinata al “Mi’ele” annata 2017. Un rosato da uve sangiovese vendemmiate una quindicina di giorni prima delle uve destinate al rosso. Per un nettare aromatico, dal carattere delicato e complesso al contempo. Mentre con il raviolo di lievito madre & anguilla arriva il “Poiana” 2015: un sangiovese in purezza dai tannini morbidi, dal tono rubino e dalle note di ciliegia, viola e ribes. E per finire? Ripieni a sorpresa. Per meglio onorare lo spirito serendipity della serata.
La cena dal respiro nippo-toscano del 14 maggio all’Apogeo ha inizio alle 20.30 e prevede un costo di partecipazione di 35 euro a persona. Vini inclusi.