Un emporio urbano. Contemporaneo e metropolitano. Poliedrico e multitasking. Pronto a cambiare veste nel corso della giornata, seguendo i ritmi delle ore che passano. Uno spazio versatile Banco23: smart, easy, friendly, ma con una proposta esclusiva. Una sorta di latteria evoluta. Una drogheria di nuova concezione, traduzione moderna della tradizione. Dove comprare ma pure consumare in loco: a Milano, in via Ravizza 23. Non perdendo mai di vista stagionalità e territorialità. E tenendo gli occhi puntati sull'universo della bontà. A firmare il tutto? Tre fratelli. Tre imprenditori illuminati: Filippo, Giuseppe e Maria Pia La Scala.
Un “mercato” gourmand
Le uova? Ci sono, rigorosamente di razza. Uova di montagna, nate in Val di Gresta da galline livornesi non debeccate, alimentate a granoturco, semi di soia, piselli, orzo e crusca di frumento, nonché libere di razzolare in grandi recinti. Per un egg dotato di un certo ego. E ci sono pure i prosciutti. Di Parma, ma pure di Sauris, di San Daniele e della Maiella. Ai quali si aggiungono il culatello di Zibello, il lardo di cinta senese, la ventricina del Vastese, la cecina de León, il pata negra by Beher e lo jamón serrano de Teruel. Due riserve queste ultime (rispettivamente di 24 e 36 mesi), tagliate al coltello. Da acquistare e portare a casa. Oppure da assaporare in diretta, seduti sui tavolini che affiancano il bancone del locale. Per un veloce lunch, uno spuntino o un aperitivo alternativo. Accompagnato dal pane di Davide Longoni. Capace pure di dialogare con formaggi caprini, pecorini ed erborinati. Mentre la burratina di Andria sposa le acciughe del Cantabrico e il burro Échiré - tutelato dalla aop Charentes-Poitou - incontra il salmone: quello selvaggio dell’Alaska Red King; quello scozzese John Ross e quello delle Isole Fær Øer. Da dove giunge pure il baccalà gadus morhua pescato ad amo. Da Banco23 non ci sono schemi. Tutto fluisce: dalla vetrina al piatto.
A scaffale spiccano invece una serie di eccellenze quali il riso novarese di Falasco, la pasta trentina Monograno Felicetti, le mostarde cremonesi di Luccini, le giardiniere trevigiane di Morgan, i sughi abruzzesi di Ursini, l’extravergine ligure del Frantoio di Sant’Agata d’Oneglia e quello toscano La Scala al Castellaccio. Non trascurando le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio e il fagiolo tondino del Tavo. Per una spesa capace di viaggiare da nord a sud. Senza interruzione di qualità. Grazie anche al supporto di un esperto selezionatore come Cesare Cicchelli. E grazie anche a tutor cartacei: mini cartoline-ricette con tutto il necessario per preparare at home un piatto d’eccezione. Con tanto di suggerimenti dettagliati per la spesa e per il vino da accompagnare.
Di cotte e di crude
E a pranzo? La proposta si fa più corposa. Visto che ci mette lo zampino la cucina… a vista. Guidata dalla giovane Michela Lucci. Che pesca dal bancone e dalla bottega - ma pure da laghi, mari, aie e pascoli - per rileggere con creatività e semplicità prodotti e ingredienti. Ecco allora la zuppa dell’orto, il risotto con verza, pecorino di Pienza e nocciole del Piemonte; e le pennette integrali Benedetto Cavalieri alla sorrentina, con mozzarella di bufala campana. E ancora, le insalate (in taglia small o large): con pollo allevato a terra (selezione La Granda), pomodorini datterini, sedano, carote e germogli di soia; e con pesce spada affumicato (pescato in Sardegna), mele granny smith, zucchine e rucola. Senza dimenticare il filetto di maiale in crosta di pistacchi su crema di patate e riduzione al Chianti; e il muffin salato con pere decana e noci su fonduta di gorgonzola. In abbinata? Un calice di vino, ma anche centrifugati espressi. Come quello che concentra finocchio, fragola e mela: depurativo e rigenerante.
Caffè d’autore e vini “parlanti”
Aperto dalle 7 alle 21 (e al sabato dalle 8 alle 21), Banco23 si presta anche per la colazione, lo spuntino o un momento di pausa ritmato da torte artigianali, brioche, biscotti e muffin. Complice un buon caffè. Anzi due, griffati Gianni Frasi, della veronese torrefazione Giamaica. Il primo è il Timor, un’arabica di origine indonesiana dalla ricca personalità e dal basso tenore di caffeina. Il secondo, invece, è il Guatemala N, proveniente da un’area vulcanica del Paese. Un caffè puro, intatto ed equilibrato, che non subisce lavatura durante la lavorazione. Per un sapore complesso e intenso.
Intanto, enoteca e carta dei vini portano la firma di Chiara Giovoni, sommelier, wine writer e Ambassadeur du Champagne pour l’Italie. Per una wine list inedita, in grado di raccontare essenza, complessità e personalità di un’etichetta - oltreché specificare terroir, vitigni e produttore. Una carta vivace, in cui ciascun nettare è abbinato a un simbolo, per meglio comunicare il prodotto e orientare il cliente o il commensale. Risultato? Un panorama enoico che va dalle “grandi” bottiglie (le intoccabili, facenti parte dell’olimpo di Bacco) a quelle “cult” (che godono di uno straordinario successo), inanellando i vini “bio” (naturali, biologici o biodinamici), quelli “hipster” (anticonformisti e sperimentali), quelli "everyday" (per tutti i giorni) e quelli “fashion” (di assoluta tendenza). In modo da rispondere sartorialmente a ogni esigenza. E per chi vuol saperne di più? Voilà, ogni martedì sera, “20 minutes with the sommelier” (dalle 19.10 alle 19.30): tre calici sorseggiati in compagnia di un esperto, complice qualche delizia. Mentre un ciclo di degustazioni (alle ore 20), condotte da madame Giovoni, propongono approfondimenti sul tema. Da segnare in agenda: il 12 dicembre, per tuffo nei nettari delle feste.
Tutti i vini (e le birre) sono conservati alla temperatura di servizio. In modo da poter esser consumati nella loro massima espressione.