Italiana. Anzi, italianissima. Nome: patata. Cognome: Agata. Segni particolari: pasta gialla, pelle fine e 300 grammi di peso. “La prendiamo da un giovane e fidato ortolano, proprio in Borgo degli Ortolani, qui vicino”, afferma Antonio Testa: torinese, under trenta, nonché uno dei cinque soci di un’insegna recentemente fiorita nella meneghina via Volta. Un locale nuovo in tutti i sensi Gialle & Co. Fiero di proporre la versione nostrana della baked potato british style. Nel senso che l’ispirazione viene da Oltremanica, ma la la traduzione è assolutamente made in Italy. Complici gli ingredienti, i condimenti e gli elementi che animano le farciture. Sì, perché le gialle patate sono intese proprio come una base neutra - al pari di pasta, riso, pane, pizza, piadina e focaccia - da completare, nappare e mantecare con un topping particolare. Insomma, un’idea geniale. Cui concorre l’alta qualità delle materie prime, nonché un ambiente decisamente ricercato.
Gruppo di patate in un interno (che pare un esterno)
Due le vetrine. Pronte non solo ad affacciarsi sulla strada ma ad aprirsi completamente e letteralmente all’urbe. Soprattutto nella bella stagione o per il sevizio di takeaway, onorando la street attitude delle potatoes. Che non dimenticano certo la loro ambizione gourmand. Proponendosi in una carta servita à la table. Sì, ma su tavoli e tavolini in pietra vicentina di San Gottardo, rimasti alle intemperie per qualche tempo. A cui si aggiunge un tavolone conviviale (tagliato su misura da un artigiano veneto) e una fontana Liberty (recuperata da un’antica villa nobile) che davvero elargisce l’acqua: liscia e frizzante, distribuita free per il pasto.
L’effetto? Quello di un dentro che pare un fuori, di un indoor che molto somiglia a un outdoor. Un giardino urbano dove pranzare o cenare (sette giorni su sette) in perfetta atmosfera rural-vintage. Con tanto di attrezzi agresti appesi alle pareti, sedie in ferro battuto, muri in vetrocemento, pavimento a scacchi grigi e neri, modernissime lampade zenitali “incatenate” al soffitto e una serra. Un serra interna - forgiata da un fabbro milanese - che cela la fucina creativa, regalando la sensazione di sentirsi en plein air. Un design raffinato - curato dallo studio The Chic Fish - ma nudo e crudo. Uno spazio dall'unfinished mood, come la patata. Che va lavata, condita con olio e sale e poi cotta in forno ventilato a 180°C per un’ora circa. Come spiega Antonio. “Così la polpa rimane morbida e la buccia risulta tenera e croccante al punto giusto. Né troppo secca né troppo umida”.
Buone dentro (e fuori)
“Il consiglio? Quello di affondare la forchetta fino in fondo. In modo da assaporare sia la polpa che la farcitura”, dichiara mister Testa, suggerendo il modo corretto di consumare le big patate. Studiate dallo chef Andrea Vigna, in un omaggio all’artigianalità agricola del Bel Paese. E in un’ironica crasi angloitaliana. Che ricorre sia nei nomi delle ricette che nei gruppi di famiglia. Ecco allora le fishytariane, come la Tunambolica (tonno by Angelo Parodi, maionese speziata ed erba cipollina); la Controstream (salmone, crème fraîche allo zenzero, aneto e anacardi); e la Draculaproof (burrata, acciughe e salsa verde aglio free). E ancora, le meatariane: dalla Farm’n’Furious (crescenza, pancetta cotta “Giovanna” by Capitelli e giardiniera di verdure) alla Senza shame (pesto di rucola, rucola, salsiccia cruda di Bra e scaglie di parmigiano), dalla Mortacci yours (guanciale croccante, salsa carbonara e pecorino) alla From manzo with love (battuta di manzo, capperi, cetriolini, prezzemolo e olio), sino alla Crudelicious (songino, burrata e prosciutto crudo al naturale di Cà Dante).
Non dimenticando le veggytariane e le vegane. Per chi vuol sposare il senso green dell’assaporare. Da provare? La Piemountain (peperoni di Carmagnola, basilico e toma); la That’s Sicilia (crema di melanzane, mousse di pomodorini, basilico e parmigiano); la Greciaholic (pomodorini freschi, crema di pomodorini, mousse di feta e cetriolo); la Ratatoma (ratatouille di verdure al forno, toma e origano fresco); la Molto well (plio al basilico, crema melanzane, origano fresco e pomodorini confit) e la Light it be (zucchine, olio, pinoli, uvetta). E la Threecolore (stracciatella, soncino e pomodorini)? È la capostipite dell’idea. Nata una sera a Londra, dopo un tasting poco soddisfacente di baked potatoes.
E per un aperitivo? Ci sono le baked taglia small, quasi fossero piccole tapas. Della serie, una grammatura ridotta per moltiplicare gli assaggi. La differenza con le sorelle grandi? Che le mini vengono semplicemente tagliate e farcite - nonché servite in versatili contenitori per le uova - mentre quelle large vengono mantecate con l’ingrediente più cremoso. In abbinamento? Vino oppure birra. Firmata Canediguerra, birrificio alessandrino che mutua il nome dai versi di una canzone di Francesco De Gregori, restituendo energia da sorseggiare. Voilà la Bohemian Pilsner, dalle note di cereali e crosta di pane; l’ambrata Vienna Lager, dai sentori tostati e di caramello; l’American Ipa, dall’aroma fruttato e resinoso; e la scura Brown Porter, dalle sfumature di cacao e caffè. Senza dimenticare i soft drink griffati J.Gasco: dalla cedrata al chinotto, dalla lemonade alla cacao cola. Very vintage e very good.
Non da ultima, una curiosità. Le parole dell’insegna Gialle & Co. - dai contorni volutamente imperfetti - è stata ottenuta “scrivendo” proprio con le patate. Intagliate e trasformate in stampini.