Parlano di terre. Ignote ed esplorate. Di viaggiatori e di grandi sognatori. Di luoghi lontani, ma anche vicini. Di mitiche epopee e di eroiche imprese. Si ispirano all’intrinseco desiderio umano di vedere, scoprire e conoscere. Lasciando sempre un velo di suspense e di mistero. Sono intrisi d’avventura i cocktail della collezione primavera-estate by The Spirit, milanese insegna dalla magica allure, a due passi da Porta Romana. Sì, perché se il nome del locale rimanda palesemente all’universo dei distillati e della mixology, non di meno fa riferimento a un mondo onirico, vibrante, emozionante, nutrito di materia e di immaginario.
Materia. Certo. The Spirit è denso, solido, corposo. Fuori: una lamiera nera, profonda, punteggiata di borchie, illuminata da una vecchia lampada mercantile (se è accesa significa che la location è aperta) e percorsa da tre oblò. Che paiono invitare a entrare. In uno spazio - che porta la griffe del designer venezuelano Juan Carlos Viso - dalle luci basse e soffuse. Dove tutto è definito e al contempo infinito. Nella prima sala, il respiro del giorno: dettagli dorati, sedute color smeraldo, tavolini e altri oblò, quasi vetrine di gioielleria, pronte a celare e a svelare bottiglie di pregio assoluto.
Nella seconda sala - più intima e riservata -, ecco invece l’anima della notte. Che si fa largo fra intriganti poltroncine porpora e pavone, divani dal tono blu genziana, tendaggi dall’aura circense e cassetti. Numerati, personalizzati e chiusi a chiave. Dove ogni socio del club - in possesso della membership card (private o corporate) - può custodire la bottiglia prediletta. Come se il locale fosse un’estensione della propria dimora.
Un locale sartoriale. Come i signature cocktail della nuova carta spring & summer. “Ci abbiamo messo sei mesi per metterli a punto”, spiega il bar manager Fabio Bacchi, fautore di uno stile di bartending capace di miscelare perfettamente artigianalità, lusso e creatività. Non dimenticando una buona dose di appeal. Accanto a lui? Anche l’head bartender Carlo Simbula, e ancora Vincenzo Losappio, Jacopo Castronovo, Vittorio Farci e un dream team d’eccezione. Forte di avere alle spalle… una bottigliera esclusiva. “Selezioniamo solo il meglio per i nostri drink”, precisa mister Bacchi. Ribadendo una scelta che mira al gotha degli spirits del Pianeta. E anche a quelli più rari e ricercati. Come il Nikka Gold & Gold, un blend di pregiati whisky giapponesi, realizzato dalla premiata distilleria di Tokyo e celato in una bottiglia dotata di armatura ed elmo da samurai.
È invece il Jameson Irish Whiskey a entrare ufficialmente nel “Jean Cousin”, intitolato al navigatore francese (originario di Dieppe, in Normandia) che quattro anni prima di Cristoforo Colombo conobbe il Nuovo Mondo, sbarcando in Brasile. Nel bicchiere… anche dry curaçao, hibiscus e lime cordial, cachaça Avua Amburana (invecchiata nel legno amburana, tipico dell’America Latina) e Amargo Chuncho, un bitter peruviano, figlio di ingredienti indigeni.
E sorseggiando il “Nilo Jewel"? Si vola dritti in Africa, ripercorrendo le livingstoniane tracce. Perché lui, David, esploratore scozzese dell’Età Vittoriana, cercava le sorgenti del Nilo, trovò le Cascate Vittoria ma mise a punto pure un toccasana per la malaria: il cosiddetto Livingstone rousers, medicamentoso rimedio a base di chinino. Che poi è l’ingrediente della tonica. Qui unita al single malt scotch whisky The Glenlivet Nàdurra (“naturale” in gaelico), al cordiale a base di lemongrass e African bird's eye chili - il peperoncino piri-piri (chiamato pure “diavolo africano”) - e a un oriental bitter al cardamomo e rabarbaro.
Oriente. Dove conduce pure il raffinato “Hasekura Deal”, che porta il nome del nobile giapponese che, agli inizi del Seicento, lasciò il suo Paese per avviare relazioni internazionali con gli europei. Nella ricetta pure Plymouth Gin. Giusto a ricordare l’Inghilterra, ma pure a rammentarne l’utilizzo da parte della Royal Navy, in aggiunta all’acqua e a un po’ di succo di limone, per contrastare lo scorbuto. Limone che torna in questo drink, insieme a cordiale di shiso e kaffir lime, zenzero, Liquore della Lupa by Luxardo (ottenuto dall’infusione di albicocche) e liquore a base di fiori di sambuco della maison Briottet.
E se si volesse rimanere in “Italia”? Si sorseggerebbe un cocktail fiero di onorare il dirigibile progettato da Umberto Nobile. Che lo condusse da Milano verso il Polo Nord. In una spedizione alquanto “burrascosa”. Complici vermouth Nobile di Savoia - e qui c’è lo zampino di Franco Gasparri, master ambassador di Diageo; bitter Milano - mix homemade a base di Campari e Ramazzotti; chinotto Paoletti, verjus (agresto) e Linie Aquavit, di origine norvegese.
Nordica acquavite che finisce pure nel “North West Trip”, con Cocchi Storico Vermouth di Torino, whisky canadese Crown Royal, sherry Paolo Cortado by González Byass, bitter d’orange e mandarino, nonché Liquore delle Sirene, dorato e setoso bitter artigianale, prodotto sul Lago di Garda e a base di erbe, radici, fiori e frutta. Una vera e propria cuvée, visto che gli aromi delle botaniche vengono estratti attraverso singole infusioni. Per poi venire assemblati, creando l’incanto.
Quattordici i cocktail totali. Tutti da sorseggiare stando rigorosamente seduti. Anche sugli sgabelli in pelle color senape che orlano il lucido bancone in mogano, con intarsio in onice retroilluminata. La vera anima di The Spirit. Aperto dal martedì alla domenica, dalle 18 alle 2 della notte.