Si cammina fra le vigne, grazie ai nuovi Sentieri Gastronomici - Foto di Efrem Zanchettin
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Disegneremo nuovi sentieri?
“Diego Bongiovanni è uno di quelli che hanno accettato la vera sfida 2020. Perché in genere, nel turismo, si cerca di migliorare il prodotto. Si tende a prendere quello che si ha già, facendone l’upgrade. Ma oggi questo ragionamento non vale più. È necessario ridisegnare i processi. È una questione di design applicato alla proposta turistica. Siamo in mano a un pugno di eroi, capaci di tagliare sartorialmente un’offerta. Rendendola il più possibile sostenibile”, spiega Mauro Carbone, direttore dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, alla presentazione ufficiale dei Sentieri Gastronomici. Visionario progetto territoriale - anzi regionale - firmato da uno chef-imprenditore quale Diego Bongiovanni. Noto volto televisivo - in primis, La prova del cuoco su Rai 1 - ma anche testimonial, consulente e ideatore di format inediti e competitivi. “Inizialmente questo lockdown mi ha messo in crisi. Temevo di veder sgretolare tutto ciò che avevo costruito. Ma poi mi sono fermato e ho capito. Non dovevo più essere un cuoco nazional popolare con influenze piemontesi. Ma essere un cuoco piemontese in grado di influenzare il mondo nazional popolare. Ho pensato alle province, ai comuni, alle frazioni, alle persone, ai prodotti del Piemonte e a quanto potesse essere interessante raccontarne la storia”, commenta l’astigianissimo Diego. Che ha riletto il concetto stesso di sentiero. Inteso come iter di conoscenza.
Into the wine - Foto di Efrem Zanchettin
Sentieri come terre: da toccare, ammirare e respirare, tenendo i piedi per terra. Sentieri come paesaggio e come assaggio. Sentieri come sensibilità, empatia, condivisione. Sentieri come lentezza e consapevolezza. Sentieri come rete, unione, collaborazione: fra pubblico e privato, sindaci locali e istituzioni regionali, enti e consorzi lungimiranti (incluso quello dell’Asti e del Moscato d’Asti docg). Sentieri 2.0: come connessione fra consumatori e produttori. Certo, da una parte c'è un pubblico che ama camminare, mangiare e ascoltare. Dall’altra, ci sono produttori e artigiani che portano avanti con passione, dedizione ed evoluzione il proprio lavoro. Il tutto in un’ottica di turismo di prossimità, responsabile, illuminato e circolare. Perché pronto a mettere in circolo il saper fare, valorizzando l’economia locale e stimolando tutto l’indotto. “Questo è un progetto bello e innovativo perché aiuta il piccolo. E soprattutto perché non porta il cibo verso la persona, ma conduce le persone verso i cibi. Nel segno di un vero e proprio panteismo”, puntualizza saggiamente il critico gastronomico Piermichele Gamba.
Vigne d'estate a Castagnole delle Lanze - Foto di Efrem Zanchettin
Diego Bongiovanni assaggia i vini della maison Criölin - Foto di Efrem Zanchettin
In dotazione? Lo zainetto logato - Foto di Efrem Zanchettin
Passeggiando fra i vigneti di Castagnole delle Lanze - Foto di Efrem Zanchettin
A Castagnole delle Lanze si può anche adottare un filare - Foto di Efrem Zanchettin
Non mere passeggiate, dunque. “Certo, queste non sono semplici scampagnate. Noi gli ospiti non li lasciamo soli. Vengono accompagnati, passo passo, da esperte guide naturalistiche ed ecoturistiche. Che sanno spiegare con competenza un monumento, che sanno soffermarsi su un punto di particolare interesse storico e artistico e che sanno riconoscere la flora locale. Magari consigliando il miglior utilizzo di un’erba o di un prodotto autoctono in cucina”, aggiunge Bongiovanni. Che ha pensato a itinerari fra le vigne, i boschi, i campi, le vie urbane. Da vivere a piedi ma pure in e-bike (le bici elettriche sono fornite da un’azienda convenzionata, con tutto l’equipaggiamento necessario). “Per i percorsi a piedi abbiamo pensato a un massimo di 7 chilometri. Che salgono a 25 per le biciclette. Nel pieno rispetto del social distancing”, precisa Diego. Che ha studiato tutto. Per filo e per segno. Un logo iconico: un cucchiaio innervato di sentieri colorati e diversificati, per evocare la biodiversità delle zone piemontesi. Un portale: in grado di raccontare i luoghi, e non solo di venderli online. Uno zainetto griffato: contenente una mappa (con corredo di suggerimenti, indizi e indirizzi enogastronomici), una tasca porta bicchiere, un calice in plastica rigida e una tovaglia per il picnic.
Incontri ravvicinati con l'uva - Foto di Efrem Zanchettin
Un buon calice di Asti o di Moscato d'Asti docg - Foto di Efrem Zanchettin
Il vitigno moscato bianco - Foto courtesy del Consorzio dell'Asti e del Moscato d'Asti docg
Fotografando il paesaggio - Foto di Efrem Zanchettin
Ovvio, come potrebbe mancare il momento déjeuner sur l’herbe? Tant’è che i cestini divengono essi stessi percorso esperienziale. Da fare in loco o da portare a casa. “Sono la mia fotografia, la mia istantanea, il mio sguardo sul Piemonte”, dichiara lo chef. Che ha messo a punto i box gourmand in tandem con Shopiemonte. “E una volta acquistato un sentiero se ne può comprare un altro. Oppure si può acquistare un altro kit gustoso”. Che, per esempio, inanella gli snack al tartufo di Tartuflanghe (di Piobesi d’Alba); il salame dell’agrisalumeria Luiset (di Ferrere, Asti); il Cusiè di pecora e vacca by Beppino Occelli (stagionato nelle cantine di Valcasotto, nel Cuneese); e la torta di nocciole della pasticceria Scagline (di San Damiano d’Asti).
La geometria delle vigne - Foto di Efrem Zanchettin
Fra grano e grappoli - Foto di Efrem Zanchettin
Molti i sentieri in programma. Ma il primo a fare il suo debutto ufficiale è quello a Castagnole delle Lanze, nell’Astigiano. Nella terra di mezzo fra Langhe e Monferrato. Nel cuore del Patrimonio Unesco. In un geometrico susseguirsi di vigneti che spesso cedono spazio a frutteti e noccioleti. Un paradiso di rara bellezza, che vanta i suoi highlights. Vedi il Parco della Rimembranza, con la torre panoramica voluta dal conte Paolo Ballada di San Robert e utilizzata come osservatorio astronomico; l’antica pieve in frazione Carossi; la chiesetta di San Defendente; nonché la maison Dogliotti 1870, posizionata nella parte bassa del borgo.
Barbera d'Asti e salame a casa Dogliotti 1870
Ivan Dogliotti
Il Moscato d'Asti secondo Erik Dogliotti
La sala degustazione della cantina Dogliotti 1870
Tappa d'assaggio alla cantina Dogliotti 1870 - Foto di Efrem Zanchettin
Un aperitivo a base di vermouth bianco 18/70 e acini di moscato ghiacciati - Foto di Efrem Zanchettin
Una maison ultracentenaria, oggi portata avanti dai fratelli Erik e Ivan (enologo e responsabile commerciale) e dal cugino Matteo (alla parte grafica). Fieri d’aver dato una nuova interpretazione del Moscato d’Asti. “Volevo dimostrare il grandissimo potenziale di questo vitigno. Andando oltre la sua concezione aromatica. E liberandolo dal giogo del fine pasto. Per sposarlo anche a piatti salati. Lascio il moscato sui suoi lieviti per più di un anno. Una parte in acciaio e una in legno. E una volta imbottigliato lo faccio riposare ancora per parecchio tempo in cantina. Sviluppa un ampio ventaglio di profumi. Oltreché un’acidità e una sapidità straordinarie”, spiega Erik. Che va a creare anche un cru di Moscato d’Asti: il Berlet, figlio della storica vigna di famiglia. E realizza pure il vermouth bianco 18/70. Complice sempre il Moscato d’Asti e ben 51 spezie e aromi, fra cui l’immancabile assenzio. “Il nonno lo produsse fino agli anni Settanta. Così nel 2011 abbiamo deciso di ripescarne la ricetta. Lo facciamo anche rosso, utilizzando la Barbera d’Asti e 46 botaniche. Del resto il vermouth è l’autentico aperitivo piemontese”, racconta orgoglioso Ivan.
Rose: le regine della vigna - Foto di Efrem Zanchettin
Una sosta lungo il cammino, per conoscere l'azienda agricola Criölin - Foto di Efrem Zanchettin
Storie. Da scoprire passeggiando o pedalando. Storie come quella di Claudio Canavero, alle redini di un’azienda a cui già papà Angelo ha dato notevole impulso e a cui lui dà forza, audacia e coraggio: Criölin. Che mutua il nome dal grande strumento (tenuto in equilibrio da tre legni) utilizzato per setacciare il frumento dei contadini. Una realtà rurale e sincera, che produce una più quotidiana Barbera d’Asti e una più ricercata Vigna Rorisso, affinata in barrique di rovere; un armonioso Chardonnay cru Praddone e un delicato, elegante e appena petillant - Moscato d’Asti, proveniente dalle vigne di Castiglione Tinella. Iconico moscato, letto anche in versione passito: ideale con formaggi e foie gras.
Scoprendo fiori ed erbe lungo i sentieri - Foto di Efrem Zanchettin
Nella cantina di Piero Cane, sempre a Castagnole delle Lanze - Foto di Efrem Zanchettin
Terre Bianche presenta le sue preziose nocciole - Foto di Efrem Zanchettin
Intanto, fra brevi aneddoti su lattughino selvatico e tarassaco, piantaggine e amaranto, coda di cavallo e portulaca, ecco farsi avanti le tonde e gentili dell’azienda agricola Terre Bianche. Che, dal 1980, fa della corilicoltura il suo must. Eleggendo a protagonista la nocciola: tostata, trasformata in pasta e farina, tradotta in croccante e biscotti e naturalmente in creme spalmabili: bianca, al gianduia e fondente. Mentre Piero Cane fra Tris: un bianco ottenuto da tre vitigni, quali chardonnay, cortese e favorita. Non trascurando un vibrante Rosé da uve nebbiolo e neppure una signorile Barbera d’Asti come La Patrizia. E i Bianco bros? Figli di Mauro, Davide, Matteo e Cristiano (rispettivamente 22, 20 e 19 anni) sono i timonieri millennial della Tenuta San Mauro. Una cantina fascinosa (e pure panoramica), che conta due cascine satelliti: Ca’ Nova, in quel di Neive, dove nasce un sorprendente Barbaresco; e Cascina Vallone (podere vicino a Castagnole Lanze), dove prende forma la Barbera d’Asti Superiore.
Diego Bongiovanni e Davide Bianco della Tenuta San Mauro - Foto di Efrem Zanchettin
Matteo Bianco della Tenuta San Mauro presenta le eccellenze della maison - Foto di Efrem Zanchettin
Le possibili letture dello zafferano di Silvio Saglietti - Foto di Efrem Zanchettin
E cresce proprio in terra di barbera lo zafferano di Silvio Saglietti, a capo del nuovo brand Saglietti 1941. Della serie, laddove un tempo c’erano i vitigni ora sbocciano fiori e stimmi. Credendo nella coltivazione biologica e seguendo la tecnica del sovescio, per il mantenimento della fertilità del suolo. Un temerario Silvio, che con lo zafferano ha dato pure vita alla grappa Aurum, a base di vinacce di arneis (grazie alla collaborazione con la Distilleria Castelli di Cortemilia) e alle Gemme: fondenti cioccolatini, realizzati in tandem con Cioccopassione di Incisa Scapaccino, non lontano da Nizza Monferrato. Sentieri insomma, sensoriali e sartoriali.