Sette. Per La Divina non era solo un numero. Ma anche un tavolo. Un po’ defilato rispetto alla mondana attitude del ristorante. Un tavolo riservato, dove attardarsi dopo le scaligere performance. Un tavolo speciale. Incastonato in un salotto… dentro un altro salotto: il Savini, pulsante cenacolo intellettuale nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele II. Uno dei Locali Storici d’Italia. E un emblema per Milano. Al pari del Duomo e del Teatro alla Scala. Un’insegna cult: nata nel 1867 e frequentata dall’italica intellighenzia delle lettere e della musica. Basti pensare che vi passarono Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, Pietro Mascagni e Arturo Toscanini, Arrigo Boito e Gabriele D’Annunzio, Giovanni Verga e Filippo Tommaso Marinetti.
Un must del Novecento. Che si rinnova, non perdendo la memoria. Anzi. Proponendo, nel 151esimo anniversario dalla sua fondazione, una cocktail list che rende omaggio alla metropoli lombarda e alle sue icone. E il fortunato “N°7” non manca. Il tavolo dove sedeva Maria Callas diviene così un drink sofisticato, a base di Fernet Branca, soda al limone e foglie di menta. Perché il Fernet? Perché si dice che la celebre soprano amasse questo aromatico amaro. Un cocktail dalle note decise e dall’anima leggera e delicata. Come la voce della grande artista. Da assaporare negli ambienti ovattati del Savini Caffè, fra velluti, boiserie, aurei dettagli, specchi e iridescenti lampadari in cristallo. Quasi a dire: la Belle Époque abita ancora qui. Strizzando l’occhio alla contemporaneità.
Ma sette sono anche i cocktail della lirica drink list. Che certo non dimentica “Salieri” - sua infatti l’Europa Riconosciuta, l’opera che nel 1778 inaugurò La Scala -, sublimandolo in sorsi capaci di rileggere il più classico Negroni. Dunque, vermouth Antica Formula, Campari, Tanquery gin e Fernet Branca. Che ritorna, per esaltare le balsamiche nuance di un drink rosso e vigoroso.
E la pucciniana “Madama Butterfly"? C’è pure lei, elaborata in un cocktail che unisce Asia e Nordamerica, miscelando bourbon, zucchero, liquore all’anice Marie Bizard e angostura. Leggiadro come una farfalla, ma forte e deciso come la passione.
Rende omaggio alla Sicilia invece il “Norma”, palesemente dedicato a una delle opere più famose del catanese Vincenzo Bellini. Fra vodka, lime, ginger beer, foglie di menta e liquore alla liquirizia griffato Giardini d’Amore, artigiana maison messinese. Che fa di agrumi e di essenze mediterranee un eden profumato e fragrante. Così come inebriante e rinfrescante è questo drink, completato da una cannuccia… di liquirizia.
E il “1815”? Si inchina all’anno di creazione del noto Amaro Ramazzotti, un vero simbolo della “Milano da bere”. Qui proposto in sinergia con gli agrumati cedrata e lime. Infine ci sono loro: il “Savini Cocktail" e il “Savini Royal”. Quest’ultimo a base di Champagne e liquore alla cannella by Giardini d’Amore. Quasi un afternoon tea alcolico.
Più fruttato il "Savini Cocktail", complici Campari, Rabarbaro Zucca, Prosecco, soda e spoon di acqua di zafferano. Un inchino a Milano, fra dolce, speziato e amaro.
Liquide creazioni d’autore, eleganti e raffinate. Mai estreme. Sempre equilibrate. Accompagnate da qualche stuzzichino preparato dallo chef del Savini Giovanni Bon. Dalle verdure in pinzimonio con olio al sesamo alla tartarina di manzo con salsa all’uovo e vaniglia; dalla caponatina di melanzane all’insalata di riso rosso selvaggio, sino al salmone con crema di caprino… e gelatina alla Schweppes.
Tutti i drink hanno un prezzo di 19 euro. Il Savini Caffè, scandito da una lounge interna e da un bel dehors in Galleria, è aperto tutti i giorni, dalle 8 alle 23.