Seicento ristoranti partecipanti. Cinquecentomila commensali coinvolti. E 350mila euro raccolti. Che hanno permesso di attivare trattamenti salvavita per dodicimila bambini. Questi i numeri del successo di un progetto internazionale quale Ristoranti contro la Fame, che si tiene da quattro anni in Italia, ma che vede mobilitati pure Spagna, Regno Unito, Francia, Perù, Colombia, Bolivia e Guatemala. Una campagna solidale globale, facente parte di un progetto di più largo respiro come Azione contro la Fame, che intanto celebra il suo 40esimo anniversario.
Correva infatti l’anno 1979 quando a Parigi un gruppo di medici, giornalisti, scrittori e intellettuali francesi (fra i quali François Giroud, Jacques Attali, Bernard-Henri Lévy, Marek Halter e il Nobel per la Fisica Alfred Kastler) decise di rispondere concretamente all’emergenza della guerra in Afghanistan, contrastando uno dei suoi effetti più devastanti: la malnutrizione infantile. Da lì, un impegno puntuale e costante, sempre in prima linea per combattere la fame dei più piccoli, assicurando alle famiglie cibo, acqua potabile, cure mediche, formazione e supporto psicologico. Un esempio di resilienza, lungimiranza e competenza. Certo, perché in quattro decenni sono andati migliorando anche gli strumenti per lenire le crisi alimentari. Che colpiscono tutti quei Paesi, come lo Yemen, teatro di guerre e conflitti. Della serie, intervenire con sapienza, perfezionando sempre i protocolli d’azione. Basti pensare che l’organizzazione umanitaria è stata fra le prime al mondo a utilizzare il cibo terapeutico: un panetto iper nutriente, a base di farina di arachidi, zucchero, vitamine e minerali. Che concentra, in soli 25 centimetri di lunghezza e 92 grammi di peso, all’incirca 500 calorie.
Un progetto in perenne divenire. Anche grazie alla quinta edizione di Ristoranti contro la Fame, di scena fino al 31 dicembre. Attualmente sono 170 i ristoranti e le pizzerie che hanno aderito, ma le iscrizioni sono ancora aperte e gli elenchi in aggiornamento. “Siamo entusiasti che in tutto il nostro Paese così tanti grandi ristoranti e chef si stiano mobilitando per un obiettivo comune. Insieme possiamo davvero contribuire a mettere la parola fine alla piaga inaccettabile della malnutrizione infantile”, dichiara Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame Italia.
Lo start è stato premuto lo scorso 16 ottobre, in occasione del World Food Day. Quando Azione contro al Fame e l’app antispreco Too Good To Go (firmata da un team di waste warrior) si sono alleate per promuovere un giusto, sano ed equo utilizzo del cibo. Facendo pure del bene: per ogni Magic Box venduta, 1 euro è stato devoluto a favore dei programmi che contrastano la malnutrizione infantile. To Good To Go consente infatti a ristoranti, bar, forni, pasticcerie, supermercati e hotel di recuperare e vendere online - a prezzi ribassati - tutti quei cibi avanzati... troppo buoni per essere scartati. Proprio grazie a magiche bag, che contengono una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi rimasti invenduti.
Diversa, ma semplicissima, la raccolta fondi targata Ristoranti contro la Fame. Due i meccanismi. Che eleggono a protagonisti il ristorante e il commensale. Da una parte, il ristorante dona 2 euro per ogni piatto o menu solidale ordinato (ma può anche organizzare speciali serate dedicate alla campagna, devolvendo una parte o la totalità dell’incasso). Dall’altra parte, il cliente può aggiungere 2 euro al proprio conto, ricevendo una golosità: il "Tartufo della Felicità", un cioccolatino in limited edition griffato La Perla di Torino. Perché 2 euro? Perché è quanto serve al giorno per rifocillare un bimbo malnutrito, fornendogli cure e cibo terapeutico.
Fra le insegne aderenti? L’Antica Osteria Cera, due stelle Michelin in quel di Lughetto di Campagna Lupia, nell’entroterra veneziano. Il piatto solidale scelto? Un signature dello che Lionello Cera: “I colori del mare”, una verticale di otto crudi che variano ogni giorno, a seconda dell’offerta del mercato. Un incontro ravvicinato con la serenissima laguna. Un gioco di fragranze e di consistenze, che inanella lo scampo all’assenzio e i capelli d’angelo alla soia con gambero, la capasanta con la sua barba e caviale e la canocchia scottata con pappa al pomodoro.
E ancora, la Terrazza Triennale - Osteria con Vista di Milano, capeggiata dallo chef Stefano Cerveni. Che va diretto sullo spaghetto, un best seller del ristorante. Voilà gli “Spaghetti di Gragnano e pomodoro San Marzano… con Vista”. Complici olio al basilico e basilico fritto. Un piatto iconico dell’italianità, valorizzato da ingredienti di eccellenza e da un superbo panorama.
Dalla Terrazza Triennale alla Terrazza di Via Palestro il passo è breve. E il giovane chef Stefano Piccinini presenta il suo “Filetto di vitello cotto a bassa temperatura con lenticchie e funghi chiodini”. Un piatto autunnale, terragno e umami, che profuma di campagna e di bosco. Fra lenticchie di Castelluccio di Norcia, cucinate in una brunoise di carote, sedano e scalogno, e i pioppini, saltati in padella con olio e aglio in camicia. Mentre il filetto viene arrotolato, modellato a foggia di cilindro, messo sottovuoto e cotto a 60°C per circa tre ore. Infine, rosolato in burro, scalogno e timo, nonché suggellato da una salsa au jus.
Sempre a Milano, l’India contemporanea di Cittamani - con le sue portavoci Ritu Dalmia e Shivanjali Shankar - si esprime a ritmo di risotto “Bisi Sele” con thokku (salsa di pomodoro tipica del sud del Paese) e frittelle di melanzane; Pescaria e Lucio Mele propongono la “Frisella contro la Fame”; l’Emporio Armani Caffè & Ristorante e Ferdinando Palomba scelgono il "Baccalà cotto dolcemente con salsa tonnata e biscotto di grano arso”; L’Armani Hotel e l’executive chef Francesco Mascheroni puntano dritto sul “Gambero rosso di Mazara”. Mentre La Cucina de’ Mibabbo by Davide Balduini porta a tavola il “Tonno del Chianti”.
Ma all’appello rispondono pure le pizzerie. Alcune anche Petra Selected Partners, ossia facenti parte del prestigioso circuito voluto da Molino Quaglia. Vedi I Tigli, capitanati da Simone Padoan. Che, come piatto solidale, elegge la “Margherita Croccante”, dotto twist su un popolarissimo cult. Cui concorrono San Marzano e burrata. E vedi anche il Lipen di Canonica Lambro, in Brianza, regno di Corrado Scaglione. “Noi invece cambieremo la pizza solidale tutti i giorni. Variando i topping e ispirandoci alle pizze dei grandi maestri”, precisa il patron.
“Zero Hunger” è il secondo dei diciassette goal per lo Sviluppo Sostenibile elencati nell’Agenda 2030 siglata dalla Fao (Food and Agriculture Organization of the United Nations). E ognuno di noi può contribuire ad azzerare la fame. Mangiando un piatto e mettendo il proprio hashtag.
Foto in gallery: presentazione di Ristoranti contro la Fame da Farm65
La foto del piatto "I colori del mare" è di Tobia Berti