Isola La Certosa, Venezia
Leggi l'approfondimento su nonsprecare.it
Sapremo recuperare il lògos di un luogo?
Ex. Particella latina, pronta a indicare una qualifica, carica o condizione avvenuta in precedenza. Una sorta di prequel della situazione attuale. Spesso con valore velatamente negativo. A torto. In quell’ex si cela e si celebra l’origine, la radice, la storia, il passato. Di un oggetto, una persona o addirittura un luogo. Sì, un luogo. Perché anche i luoghi nascono, muoiono e rinascono. Recuperando il loro senso perduto nel tempo, oppure divenendo altro. Basti pensare a Molino Quaglia. Il vecchio impianto si è trasformato in uno spazio di formazione in perenne evoluzione. Fiero di ospitare aule e laboratori, corsi ed eventi, Università della Pizza e della Farina.
L'Hostaria in Certosa
Alberto Sonino, Michele Pozzani, Raffaele Alajmo, Silvio Giavedoni e Massimiliano Alajmo
Due architetti, Michela De Poli e Guido Incerti, nel volume Atlante dei paesaggi riciclati (edito da Skira), analizzano più di cinquanta progetti di rinascita e riqualifica ambientale ed economica. In giro per il mondo. Nel segno del non spreco e della rinascita. Intanto? Proprio in Italia, nella Laguna veneta, l’Isola della Certosa è oggetto di un interessante e sostenibile programma di rigenerazione urbana, firmato Vento di Venezia, la società fondata da Alberto Sonino. Che, in un tandem publico-privato col Comune di Venezia, ha bonificato l’isola e sublimato l’ex stabilimento industriale militare in un parco naturale. Perfetto per passeggiare nel verde, ma anche per attraccare la propria barca o il proprio yacht. Il Venezia Certosa Marina, infatti, è un porto sicuro. In tutti i sensi: una iper attrezzata darsena da diporto, pronta a garantire oltre trecento ormeggi. Con corredo di albergo, attività artigianali di costruzione e riparazione delle unità navali, scuola nautica, ship chandler e noleggio di kaiak. Il tutto incastonato come un cameo fra il Lido, Le Vignole e il centro storico della Serenissima.
Gli esterni dell'Hostaria in Certosa, sul finir del pontile del vaporetto
Il barman Lucas Kelm, il manager Michele Pozzani e lo chef Silvio Giavedoni
Una vera oasi La Certosa. Che ora diviene ancor più preziosa, grazie allo sbarco ufficiale del gruppo Alajmo. Naturalmente in collaborazione con la realtà VdV by Sonino. Ecco dunque il nuovissimo pop-up estivo del grande team capitanato da Massimiliano e Raffaele: l’Hostaria in Certosa. Aperta sette giorni su sette, dalle 9 del mattino a mezzanotte. Per passare dal cappuccino al tramezzino, dal pranzo allo Spritz, da un gelato soft a un dopocena a ritmo dei cocktail preparati dal bartender Lucas Kelm. “È una storia incredibile. Fino a sabato 25 aprile alle 9 del mattino non esisteva nemmeno l’idea, poi mi arriva un sms di Alberto Sonino e da qui ha inizio il concept di un nuovo format, un locale che nasce anche dal contributo delle idee di molti del nostro staff, animati dalla voglia di ripartire, di far rivivere Venezia, di animare la laguna ed accogliere i nostri ospiti”, svela Raf. Raccontando la genesi di uno spazio che si snoda alla fine del pontile del vaporetto. Fra dentro e fuori. Fra lounge e salottini. Rivelando i tratti easy di un'insegna votata al mare. Persino nelle divise del personale, realizzate con materiali tecnici, che ricordano quelle utilizzate dagli equipaggi degli yacht. Mentre i tavoli vengono sfiorati dalla brezza della luce delle lampade di Davide Groppi.
Le seppioline alla griglia con polenta
Lo scartosso di calamari, cipolla e fiori di zucca
Le linguine al burro bavarese e acciughe del Cantabrico
Il sandwich del timoniere
Gli spaghetti alle vongole con aglio, olio, peperoncino, sedano e pomodoro
“Il desiderio di ritrovarsi in un ambiente libero, in mezzo alla laguna, ci consente di proporre una cucina facile, immediata, comprensibile, che rassicuri tutti i palati e che racconti, attraverso la semplicità, la bellezza del nostro territorio, commenta Max. Quindi? Moscardini all’aglio, olio, limone e prezzemolo con patate bollite; seppioline alla griglia con polenta; e scartosso di calamari, cipolla e fiori di zucca. E ancora, vitello in salsa tonnata con fagiolini e capperi all’aceto balsamico; sandwich del timoniere; e faraona alla salvia e rosmarino allo spiedo. E per chi ama le verdure? Insalata di melone, anguria, cetrioli, sedano e basilico; riso bianco e nero con curry, peperoncino, curcuma verdure estive e passata di carote; e parmigiana di melanzane MariaPia. Non trascurando i dolci, messi a punto nel MammaRita Lab, come la Torta Venezia, la Torta Leone (virtuosa di cioccolato fondente e della birra Leön by Teo Musso, patron di Baladin), nonché la Focaccia Mediterranea all’olio extravergine di oliva, con origano, capperi, olive, peperoncino e limone canditi. Invece, per chi volesse mangiare in barca, è disponibile un comodo servizio di takeaway.
Echos porta la musica fra i paesaggi artistici dell'Alessandrino - Foto di Giulia Sirolli
E poi? Ci sono i luoghi dimenticati e ritrovati. Anche grazie alla musica. Come ben fa il festival internazionale Echos, giunto alla sua 22esima edizione, grazie all’Associazione Musicale Ondasonora e alla direzione artistica di Sergio Marchegiani. Mission? Accendere i riflettori su chiese, chiostri, pievi, torri, ville e castelli dell’Alessandrino, trasformandoli da luoghi silenziosi in luoghi social. Nutriti dalle relazioni e dalla creazione. Palcoscenici aperti e democratici, fieri di ospitare una serie di concerti, dal 24 luglio al 12 settembre. Di cui due eccezionalmente in streaming: dalla Pinacoteca dei Frati Cappuccini di Voltaggio e dall’Abbazia Cistercense di Rivalta Scrivia. Una meticolosa opera di decentramento culturale, capace di dar voce a "paesaggi" artistici. Persino attraverso i suoni di pianoforte e violoncello, tromba e flauto, fisarmonica e sax.