Pensare al futuro. Proiettarsi al domani. Agendo già da oggi. In modo costruttivo e propositivo. In tanti lo stanno facendo. Chef, ristoratori, pizzaioli e pasticceri. Grazie a nuovi format e inediti concept. Validi ora, ma soprattutto perseguibili nel tempo. Del resto, se una formula è vincente e performante, perché non mantenerla, aggiungendola alla proposta consueta?
Questo momento di rallentamento ha concesso a tutti nuove possibilità. Anche di mettere in moto canali prima accantonati o trascurati. Vedi l’e-commerce, che sta dando i suoi frutti. E vedi il delivery. “Chi ci aveva mai pensato?”, dichiara Massimo Giovannini dell’Apogeo di Pietrasanta. E invece? Eccolo pronto all’azione. “Il nostro è un vero e proprio cantiere, che stiamo affinando giorno dopo giorno. Vogliamo arrivare a realizzare un delivery ad hoc, che porti impressa la nostra personalità”, spiega Massimo. Che intanto cura l'orto.
Perché questo è il punto: raccontare se stessi anche attraverso un pack, un box, un cartone. Magari firmato. Come quello di Massimiliano Prete. Che dal giovedì alla domenica mette in atto le consegne su Saluzzo (Gusto Divino) e Torino (SestoGusto). Pizze da completare a casa, seguendo i tutorial realizzati da lui stesso. Che su cartoni e sacchetti incide pure le sue idee. E la sua filosofia: “Pazienza - Precisione - Poesia” si legge, con corredo di timbro “Mangiare con cura”. E pure bere. Magari proprio la neonata “Birra di Focaccia”, una chiara ad alta fermentazione, figlia del no-waste e del recupero dei ritagli (avanzati) di focaccia. Messi in fermentazione durante la produzione, per regalare una birra fragrante, in tutti i sensi. “Sono davvero felice di questo progetto”, dice Prete. Che collabora con gli Antagonisti (Fabio Ferrua ed Enrico Ponza), i gipsy brewers di Melle, nel Cuneese.
Un lavoro non facile quello del delivery. Perché un conto è servire live. Un altro è mettere tutto in una scatola. Ma se in quella scatola vi sono sapore e sapere, allora la sfida è vinta. E magari la formula potrà coniugarsi al futuro, oppure essere applicata a un concetto evoluto di “asporto”. Dopotutto il mondo cambierà. E con lui regole, mercato, esigenze e comportamenti. Intanto, c’è persino chi rimodula gli spazi, alza la saracinesca e apre le nuove finestre.
Padoan e Ravagnan: working in progress
Ha sempre pensato di farlo. E presto lo farà. “Nella parte iniziale del locale, quella vicino all’ingresso, voglio creare un sorta di lab. L’ho in mente da tanto tempo, ma non ho ancora avuto modo di metterlo in pratica. Una zona in cui poter esporre al meglio i miei prodotti, il pane, i dolci, e anche farli provare ai miei ospiti. Perché è importante assaggiare prima di compare. E poi metterò tutto ben in ordine, in modo tale che non vengano toccati. Al fine della massima sicurezza”, spiega Simone Padoan, patron de I Tigli di San Bonifacio, Verona. Che sta già pensando a come risintonizzare la sala. “Avremo meno tavoli, ma proprio per questo saremo ancora più attenti e concentrati. E cercheremo di esprimere al massimo la nostra identità. Per far vivere ai nostri ospiti un’esperienza ancora più appagante”.
Questione di prospettiva. Sempre. “Ogni cosa ha il lato yin e quello yang. Quello bianco e quello nero. Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Persino la noia può essere fonte di rinascita, di pulizia mentale, di nuove opportunità”, continua Simone. Che nel frattempo ha messo a punto la sua consegna a domicilio. “Mi piace chiamarla in italiano”, precisa lui (che adora anche la lingua dialettale). “Anni fa avevo già lanciato I Tigli a Casa. Era stato più che altro un esperimento. Così lo abbiamo ripreso, con più esperienza e competenza. E poi è un bel modo per sentirci vivi e per dire di esserci. Per comunicare la nostra vicinanza con un sorriso”. Una consegna in perfetto stile Padoan: con basi e condimenti da completare at home, grazie a semplici cotture, procedimenti e accorgimenti. “È un modo anche per interagire con il cliente”. Un progetto a lungo termine. Anche perché Simone sta riflettendo su una sua possibile evoluzione: la spedizione in tutta Italia. Con corredo di soluzione più adatta. Affinché la pizza possa giungere lontano. “Sto solo cercando di capire quale sia il box termico meno impattante per l’ambiente”.
“Noi invece ci siamo fermati. E abbiamo spento i forni. Riprenderemo a fare un po’ d'asporto qualche giorno prima della riapertura ufficiale”, dichiara Lello Ravagnan, che con la moglie Pina Toscani guida il Grigoris di Asseggiano, nell’entroterra veneziano. “Ma in cantiere abbiamo un bel progetto. Un laboratorio-bakery a un paio di chilometri dal nostro locale. Uno spazio di 140 metri quadrati, tutto aperto. Dedicato alla pizza, al pane, ai lievitati, ai dolci. Un luogo dove mangiare, ma anche acquistare, mentre si parla con chi sta mettendo le mani in pasta”, continua Lello. Che con gioia immagina uno spazio dinamico e interattivo. “Oltre al suono delle impastatrici ci sarà la musica. C’è bisogno di vitalità ed energia”.
Il nome? “Non lo abbiamo ancora deciso, ma il logo è bellissimo. Studiato insieme al designer Emanuele Martera”, aggiunge Ravagnan. Che sposterà qui anche farine e impasti dedicati al locale madre: “Finalmente potrò vedere un prodotto dall’inizio alla fine. E al tempo stesso libererò spazio fisico e mentale al Grigoris, lasciando più possibilità d’espressione alla cucina”. Da qui anche la scelta di collaborare con Pier Giorgio Parini. “A lui non abbiamo chiesto delle ricette, bensì di entrare in sintonia con i ragazzi. Di educarli all’alimentazione e di farli ragionare con la loro testa. Di stimolarli e di sensibilizzarli all’abbinamento. Di insegnargli a vedere oltre un frutto o un ortaggio. Per capire la materia”.
“Inoltre, in assoluta controtendenza, assumeremo una persona. È giusto così. Dai nostri ragazzi abbiamo ricevuto più di quel che abbiamo dato. E se lo meritano”, precisa Lello. Che per il suo new lab ha le idee chiarissime. “Sarà aperto al mattino, dalle 11 alle 13. E Alla sera, dalle 18 alle 21.30-22 circa”.
Tommaso Vatti e la sostenibilità della filiera
Radicondoli? Non solo è il comune della Toscana con minore densità di popolazione, ma è pure il più piccolo della provincia di Siena. Posizionato in Alta Val d'Elsa e nutrito da viottoli acciottolati e panorami da mozzare il fiato. Un borgo medievale spettacolare, ma anche solitario e silenzioso. Eppure? Tommaso Vatti, dominus de La Pergola, non si è sentito "spaesato", ha reagito e agito. Anzitutto attuando il delivery in loco. E a modo suo. “Consegnare la pizza a casa è stato più un voler offrire un servizio ai miei concittadini. Che spesso vivono isolati, in campagna. È stato come portare un sorriso”, racconta Tommaso. Concentrato sul pane. “Sì, il pane è stato davvero una scommessa. Lo facciamo da due-tre anni. Più che altro per i cestini del ristorante. Invece in questo periodo mi sono messo a produrne in quantità. Studiando, migliorando e differenziando gli impasti. E pure promuovendolo sui social e attraverso WhatsApp”, prosegue il pizzaiolo. Che nel 2020 ha ricevuto il “Premio Speciale Molino Quaglia Ricerca e Innovazione” nella guida alle Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.
Pane. Al centro di un neonato progetto. Nato un po’ per caso. Risintonizzando e rimodulando un altro progetto: “Itinerari di Pizza”. “L’iniziativa sarebbe dovuta partire con l’estate. Un ciclo di appuntamenti e di serate con l’intento di valorizzare le materie prime a chilometro vero. Quelle che già usiamo alla Pergola. Un format corale e dinamico, pronto a coinvolgere gli artigiani e i produttori”, spiega mister Vatti. Che preme rewind, ricalibra lo spazio destinato a far da base agli eventi e lo battezza Autoctona - Forno Artigianale e Generi Alimentari a Km Vero. “Si tratta del vecchio forno del paese. Al civico 12 di via Garibaldi. A tre portoni e a trentacinque passi dal ristorante. Un ambiente di una settantina di metri quadrati. Una parte è destinata a magazzino. Un’altra alla vendita di prodotti autoctoni. Ma non solo della Toscana. Anche di tante altre parti d’Italia. Dal pomodoro all’origano, dalla mozzarella di bufala all’olio. In collaborazione con l’Associazione Internazionale Ristoranti dell’Olio, ho pensato persino a una olioteca”, puntualizza Vatti. Nelle cui intenzioni vi è pure l’idea di lanciare delle settimane tematiche, fiere di accendere la luce sui differenti ingredienti. Valorizzando la filiera Italia.
“Naturalmente propongo il pane artigianale contemporaneo, cotto nel forno a legna. Ne faccio di due tipi. E poi farò grandi lievitati, dolci da colazione, cantucci e tanti plum-cake per l’estate. E se qualcuno me la chiede, anche la pizza in pala. Ho messo un Valoriani Baby a farmi da supporto”. Sì, Tommaso sa quel che vuole. “La bottega sarà chiusa al pomeriggio. E più avanti apriremo al mattino. Per ora saremo attivi dalle 17 alle 19, il mercoledì e il sabato. In prospettiva l'idea è quella di tenere aperto dal tardo pomeriggio a tarda sera, per proporre un aperitivo, uno spuntino e permettere a chi esce dalla pizzeria di acquistare dopocena qualche prodotto che lo abbia particolarmente colpito”, continua lui. In una sorta di proseguimento dell’esperienza. “Partiamo con calma. Poi se il progetto verrà apprezzato ci spingeremo oltre. E porteremo il pane anche fuori da Radicondoli”.
Anthony Genovese va in Turnè
Distinguersi. E distinguere la proposta. Non perdendo mai di vista l’essenza. Di chi si è e di quello che si fa. Anche questa volta lo chef Anthony Genovese (nato in Francia da genitori calabresi) non tradisce né se stesso né il suo Pagliaccio romano. Facendo partire il suo food delivery da un binario parallelo. “Sono bastati pochi giorni nelle cucine del Pagliaccio, con i fuochi spenti e la mascherina sul viso, per prendere questa decisione insieme a Matteo. È il momento giusto. Da molto tempo ragionavo sulla possibilità di aggiungere una ristorazione più semplice e quotidiana, con maggiore possibilità di improvvisazione, accessibile e basata sull’ingrediente. Ora la realizzerò in un modo particolare e insolito”, spiega Anthony, affiancato nella nuova avventura dal restaurant manager Matteo Zappile.
Della serie, Il Pagliaccio resta Il Pagliaccio - due stelle Michelin e membro di Relais & Châteaux - ma infonde un po’ della sua anima giocosa e del suo spirito errabondo nella nuova avventura: Turnè. Che mutua il nome dal celebre film di Gabriele Salvatores. Una pellicola che ben sa unire viaggio e rappresentazione teatrale: i due cardini della filosofia di Genovese. Che se da una parte intende ogni menu come un iter esperienziale, dall’altra concepisce il servizio come una pièce da mandare in scena ogni giorno. Adattandosi e modellandosi a seconda del pubblico presente. “Era il nome perfetto per il mio nuovo progetto. Sarà la mia Turnè dedicata a Roma, cercando di far viaggiare nel gusto ogni cliente della capitale che sceglierà di ricevere a casa la mia proposta”.
Un quality delivery dalla forte identità. Specchio di Anthony. Il che significa materie prime di eccellenza, concentrazione sul gusto e influenze orientali. Perché lui, amante dell’Asia, ha collezionato esperienze in Giappone, Malesia e Thailandia. Viaggi che ora infonde nelle sue proposte, pronte ad andare in tournée per il centro della Città Eterna. “Sì, una cucina libera, senza tabù, senza regole. Divertente. Una cucina che non è fusion. Non è un miscuglio. Ma quello che so fare”, svela lo chef in un’intervista (da seguire sul canale YouTube) firmata dal direttore del Gambero Rosso Massimo Tonelli.
Ecco allora il tataki di manzo con insalata di cetrioli, fagiolini e mirtilli; il crudo di tonno rosso con riso soffiato, mango, avocado e coriandolo; i ravioli alla piastra con merluzzo, pomodorini e basilico (ma anche con cavolo cinese e funghi; e con maiale e cipolla caramellata); i noodles ai frutti di mare con seppie, gamberi e cozze; il risone al salto con manzo piccante e verdure. E ancora, le polpette di granchio e maiale in agrodolce; il lombo di maiale tandoori con pak choi e chutney di ananas; nonché i calamari arrosto con cipolla, anacardi e patate. Le consegne? Sono effettuate tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 12 alle 15 e dalle 18 alle 22. Un progetto che non porta scritto the end, ma to be continued. E magari diverrà persino un luogo fisico. Un Pagliaccio più easy e spartano, in jeans e t-shirt.
Il teorema di Via Archimede
Nel bel mezzo dell’emergenza? Lui ha inaugurato una nuova attività. Reale e al contempo un po’ virtuale. Una vera ghost kitchen, ossia una “cucina fantasma”. Nel senso che c’è ma non si vede. Esiste ma non dispone di uno spazio dove accogliere i clienti. Il suo nome: Via Archimede - Gastronomia di Quartiere. Che poi è il quartiere-zona Risorgimento di Milano e pure il quartier generale del gruppo di Luca Guelfi, visionario imprenditore della ristorazione che conta innumerevoli locali in Italia e all’estero. Vedi il vietnamita Saigon, il messicano Canteen, il nipponico Shimokita e l’Oyster Bar mare oriented (in questo caso nel capoluogo lombardo).
“Con Via Archimede sono pronto a rimettermi in gioco, facendo leva su tradizioni, sapori e gusti al 100% italiani. Lavorando in prima linea in tutte le fasi di questo progetto, con un savoir-faire dallo stile famigliare e alla vecchia maniera, e mirando a diventare un punto di riferimento di quartiere, e non solo. Come una volta. Questo progetto rappresenta per me una grande sfida di cui mi sento fortunato e orgoglioso”, commenta Guelfi. Che mette a capo dell’operazione due chef della company, quali Emanuele Gasperini e Marco Fossati.
La carta, che varia mensilmente, è un vero inno all’italianità (con qualche divagazione oltreconfine), al comfort food e al fatto in casa. Onorando prodotti genuini, pasta fresca, pietanze vegetariane e specialità regionali. Incluse quelle meneghine, come i mondeghili con salsa verde, il vitello tonnato e le cotolettine di pollo. Non dimenticando di spaziare fra broccoletti e patate arrosto al rosmarino; tortellini di carne con ragù alla bolognese e paccheri con datterini, mozzarella di bufala, melanzana croccante e parmigiano; cous cous con ratatouille e fregola sarda con ceci, cozze e vongole; ostriche, crudi di mare e qualche cocktail pronto per il bicchiere. Le consegne sono fatte (gratuitamente) direttamente dal personale, dalle 12 alle 15.30 e dalle 19 alle 22.30 (per gli ordini: 02 70101966 - 335 582 3604; oppure info@lucaguelficompany.com).
Pacchi, barattoli, box e kit delle meraviglie
Prende spunto dal “pacco da giù” e lo trasforma nel “Pacco da su a su”. Perché lei, salernitana, vive e lavora a Milano. E consegna a Milano. Così Viviana Varese, capitana del ristorante VIVA, propone il suo personalissimo delivery. Anche in vista del Primo Maggio. Quattro i pacchi tematici, tutti da scoprire. No, nulla a che fare con i mistery box. Si sa perfettamente quel che contengono: ingredienti, prodotti e piatti. Alcuni da cuocere (tipo la pasta), altri da scaldare e altri ancora da utilizzare così come sono (a corredo vi sono tutte le info). Voilà quello “Viva la carne” (a 45 euro per porzione), prezioso del grande ragù alla genovese con le penne del Pastificio Afeltra; quello “Viva il pesce” (a 58 euro per porzione); quello “Viva la lentezza” (a 68 euro) e quello “Viva le conserve” (a 40 euro). A cui si aggiungono alcune dolcezze da prenotare anche singolarmente: dalla pastiera napoletana alla torta caprese (ordini online o al 340 0812364).
Sempre a Milano, anche Fabrizio Barbato e la compagna Angela Carantini, entrambi pastry chef dell’Île Douce, sono in fermento e su WhatsApp scrivono: “Crediamo che per il delivery e il futuro siano i prodotti a lunga conservazione a funzionare di più e stiamo proponendo una linea di torte in barattolo, facili da trasportare. Ricette studiate per una conservazione medio-lunga”. Del tipo, la “Sacher en Verre”, “Il Babà”, la “Torta di Rose”, “Il Kranz”, con crema alla vaniglia, uvetta macerata nel rum, scorzette di limoni bio e pezzetti di limoni canditi a freddo. Tutti nel vetro. Nel segno della trasparenza.
E Cristiano Tomei? Il timoniere de L’Imbuto di Lucca pensa a un box da spedire in tutta Italia con corriere refrigerato. “Tutte le richieste sono possibili. Come da me al ristorante. L’importante è condividere e divertirsi”, dichiara Cristiano in un simpatico video su Facebook. Dove spiega come funziona il tutto. “Noi vi mettiamo tutte basi e le istruzioni. Sui nostri social ci sono anche i tutorial. E poi vi costruite la cena. La cucinate voi. Anche sbagliando”.
Nell’affascinante Alba, invece, il sole sorge in piazza Pertinace. E splende sulla bella idea di Manuela Viglione, dea ex machina di Cascina Langa (a Trezzo Tinella) e ideatrice della declinazione e-shop della Drogheria. Che traduce il suo stile vintage in una versione 2.0, con corredo di brillante gallery da scorrere con un clic. Una credenza virtuale, pronta a far arrivare i suoi prodotti in tutta Italia ed Europa. Fra gli “scaffali”, tanti highlights: dal caffè alle spezie, dalle farine Petra ai distillati by Compagnia dei Caraibi, dai condimenti ai cereali, dai legumi alla pasta di nocciole tostate da agricoltura biologica. Non trascurando cosmetici (in arrivo ci sono quelli firmati Davines e Comfort Zone), accessori per la casa, libri e oggetti raffinati come quelli griffati dalla designer torinese Helga Faletti.
Intanto a Este qualcosa si muove. E Alberto Morello, al comando della pizzeria con orto Gigi Pipa (“Tre Spicchi” per la guida alle Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso) allarga il pensiero e realizza una consegna “Este-sa”. Anzitutto a vari prodotti: dalla pizza al pane fatto in casa con il lievito madre naturale (e cotto nel forno a legna); dai biscotti al bauletto con le albicocche. “Abbiamo affrontato le difficoltà causate dalla crisi legata all’emergenza praticamente subito, attivandoci con il delivery della pizza già dal 27 febbraio. A quello, poi, abbiamo pensato di affiancare un prodotto che aiutasse i clienti a ritrovare la propria quotidianità durante questa tempesta. E il pane ha questo potere, è la normalità, è una comfort zone. L’abbiamo quindi inserito nell’offerta a domicilio ed è stato un successo”, puntualizza Alberto. Che non si ferma.
Nascono così i kit: “Che consentono di potersi cimentare nella creazione di una pizza gourmet o di un hamburger personalizzato, magari preparando la cena insieme ai bambini. Così è nato il nostro Kit Pizza Degustazione, con il nostro impasto più premiato: quello in padellino a lievitazione naturale, consegnato a casa a temperatura fredda insieme a una selezione di ingredienti per la farcitura, da ultimare completando la cottura nel forno domestico. Il Kit Burger è molto simile, c’è una carne di alta qualità che arriva da fornitori di Este, il nostro pane a lievitazione naturale e una serie di salse e topping fatti in casa, che il cliente può gestire autonomamente con i nostri consigli. E ora stiamo mettendo a punto il Kit Colazione, con i croissant artigianali”. Certo. Da cuocere in forno al mattino, all’ora che si desidera. In totale libertà.
Un delivery maturo. Capace persino di fare rete. L’idea di Morello non è per nulla egocentrica. Anzi. L’obiettivo è quello di entrare in empatia con altre realtà locali e di fare sinergia, ottimizzando le risorse. Il primo tandem è già partito: con il maestro gelatiere Giuseppe Schizzerotto di Vaniglia Cioccolato, una bottega storica atestina, che oltre settant’anni fa diede i natali a un dolce-icona quale la Pannaghiaccio. Risultato? La focaccia dolce al cioccolato bianco e fava tonka di Morello incontra il gelato di Giuseppe. In un unico pack.
E a proposito di dinamiche sinergie territoriali, voilà altri box emozionali. Ad alto profilo marchigiano. O meglio, Made in Senigallia. Un progetto polifonico, a quattro menti e otto mani (con la regia di Kitchen Strategy, agenzia di comunicazione romana). Tutte intente a dare il meglio, per racchiuderlo e custodirlo in uno scrigno prezioso. Orgoglioso di raccogliere memoria, estro, genius loci, cielo sereno e mare azzurro della bella “spiaggia di velluto”. I protagonisti? Moreno Cedroni, capitano di lungo corso (da ben 36 anni) della Madonnina del Pescatore (con corredo del lab The Tunnel, antro e fucina di ricerca e innovazione), del Clandestino susci bar (a Portonovo) e di Anikò, la salumeria ittica nel cuore di Senigallia. E ancora il gelatiere-cioccolatiere fuoriclasse Paolo Brunelli; l’Enoteca Galli, specializzata in vini, distillati e delikatessen; e Pandefrà, la bottega di Francesca Casci Ceccacci. Che fa il pane impastando arte, filiera agricola e conoscenza.
Differenti i box, per grandezza e contenuto. Si va infatti dalla taglia small (a 40 euro) all’extra large (a 150 euro), passando per la medium (a 60 euro) e la large (a 90 euro). Dentro? Le mirabilia di Moreno: i sughi pronti, il mare in scatoletta, le conserve, le salse agrodolci e le bevande alcol free. E poi i biscotti, le creme spalmabili, il "Gelato in Tavoletta" e la "Torta Brunelli", ovvero i cult di Paolo; l’Amaro Gallo dell’Enoteca Galli, un amaro delicato, summa di genziana, liquirizia, corteccia di angostura, lavanda e rabarbaro, nato grazie alla collaborazione con l’eclettico Oscar Quagliarini; e il pane di segale di Francesca. I box si possono acquistare sulla piattaforma Cosaporto.it, che ha studiato un piano di spedizione su tutto il territorio nazionale ed europeo, attraverso la sede londinese.
Chic Card e Dinnerbond, missione possibile
È una semplice card. Ma porta con sé un forte messaggio di positività e ottimismo. Rivolto a chi ama l’Italia, le sue bellezze e la sua enogastronomia. Una card non solo a sostegno dei ristoratori, ma dell’intera filiera produttiva. Una card solidale, che fa del bene, proponendo il buono. Una card che apre le porte alla cultura. Sì, un’operazione virtuosa e poliedrica la Chic Card, nata grazie alla collaborazione fra l’associazione Chic - Charming Italian Chef e Superb, a capo dell’omonima piattaforma di guest experience management. Basta infatti collegarsi all’una o all’altra pagina ufficiale per fare un gesto concreto per il futuro, acquistando un passe-partout per un’esperienza di classe, in uno dei ristoranti e delle pizzerie del gruppo. L’importo? È libero, a partire da un minimo di 40 euro. Poi, ad acquisto avvenuto, si riceve una mail con un codice. Da comunicare all’atto della prenotazione nel locale prescelto. Ma non finisce qui. Per ogni card acquistata, l’associazione farà una donazione alla Croce Rossa Italiana. Mentre l’acquirente riceverà un buono sconto per l’ingresso a musei e a mostre. Last but not the least, l'obiettivo dei menu sarà quello di valorizzare gli artigiani sostenitori di Chic.
Punta dritto al futuro anche il nuovo portale italiano per la gestione dei dining bond: Dinnerbond.it. Mission possible? Acquistare ora, a un prezzo speciale, un pranzo o una cena nel locale preferito, per goderne alla riapertura. Un patto di fiducia. Fra chef e commensale. Seguendo il mantra: “Love now, enjoy later”. “Con questa iniziativa non intendiamo andare in soccorso di nessuno, ma più concretamente vogliamo dare ai ristoranti che tanto amiamo la possibilità di monetizzare in tempo reale. E poi di farsi pubblicità e di dimostrare ai loro clienti, sia quelli affezionati che quelli nuovi, che, nonostante la chiusura forzata imposta dall’emergenza sanitaria, non si sono mai fermati, ma anzi ci sono ora e ci saranno anche domani. Viceversa, gli appassionati di cucina potranno dimostrare concretamente il loro amore nei confronti dei propri posti del cuore con un’iniezione di liquidità e di fiducia sicuramente utile in un momento così difficile”, precisa Maurizio Rosazza Prin, promotore della piattaforma insieme a Massimo Giannuzzi e a Micaela Marcialis.
Iniziativa che vede fra gli ambasciatori-aderenti Luigi Taglienti del Lume di Milano, Filippo La Mantia dell’omonimo ristorante (sempre a Milano), Lorenzo Cogo de El Coq vicentino, Cristina Bowerman della Glass Hostaria di Roma e il già citato Tomei. Che commenta: “La libertà è partecipazione, come cantava Gaber, e la cucina è condivisione. Torneremo a condividere le nostre vite: non è una speranza per il futuro, ma una certezza”. Per aderire? Basta essere disponibili a mettere in vendita sul portale cento (o più) pasti a un prezzo speciale. Affinché i clienti possano acquistarli sin da ora e usufruirne entro il 30 dicembre 2021. Ma non finisce qui. Visto che si sta già lavorando all’upgrade del project. Con l’estensione del meccanismo a viaggi, soggiorni in alberghi e resort, crociere ed esperienze sportive esclusive. Fedeli al motto: “All you can love”.
Foto di Simone Padoan, Lello Ravagnan, Alberto Morello, Anthony Genovese e Matteo Zappile by AromiGroup
Foto di Massimo Giovannini by Thorsten Stobbe
Foto di Massimiliano Prete by Davide Dutto
Foto di Tommaso Vatti by Enrica Guariento
Foto di Viviana Varese by Sonia Marin
Foto di Luca Guelfi by Stefano Triulzi