“Oggi si pensa più alla fama… che alla fame. Questo dovrebbe far riflettere un po’ tutti e ritornare a pensare alle cose semplici e genuine, come aiutare chi ha bisogno”. La pensano così Michelina Fischetti e Serena Falco dell’irpina Oasis Sapori Antichi, chef e chef pâtissier sostenitrici di Ristoranti contro la Fame, campagna internazionale firmata da Azione contro la Fame, l’organizzazione umanitaria che combatte malnutrizione cronica e acuta in quasi cinquanta Paesi nel mondo. Come? Assicurando cibo, acqua potabile e cure mediche, nonché sensibilizzando intere comunità sull’importanza dell’alimentazione. Che è un diritto di tutti. Mentre è #inaccettaile morire di fame.
Una mission possibile
Terza edizione dunque per un’iniziativa il cui scopo è quello di raccogliere fondi utili ad agire concretamente contro la malnutrizione infantile. Protagonisti? I ristoranti e i commensali. I primi proponendo un piatto o un menu solidale al quale associare la propria donazione - oppure organizzando una serata speciale in cui devolvere parte del ricavato; i secondi aggiungendo 2 euro al conto totale. Il tutto dal 16 ottobre (World Food Day) al 31 dicembre, nelle insegne aderenti. Che sono moltissime, in tutta Italia. Basta andare sul sito ufficiale per visionare il lungo elenco. Che conta innumerevoli chef stellati - da Enrico Crippa a Marco Sacco, da Claudio Sadler a Cristina Bowerman, da Pietro d’Agostino ad Andrea Aprea, da Tano Simonato a Felice Lo Basso. Pizzerie incluse. Certo, per la prima volta anche la pizza si fa più buona. E se ogni 50 cent aggiunti alla Margherita contribuiscono alla sfida, da parte loro i pizzaioli possono scegliere una pizza da dedicare alla benefica iniziativa. Che vanta il sostegno di numerosi partner, quali gli Ambasciatori del Gusto, il Touring Club Italia, Brand Events, The Fork, nonché Le Soste, Chic - Charming Italian Chef e l’Associazione Professionale Cuochi Italiani. Della serie, tutti insieme appassionatamente, per una campagna che ha già avuto il suo prequel: l’11 ottobre, alla Terrazza di Via Palestro. Con tanto di aperitivo charity firmato da una decina di chef, pronti a far assaggiare in anteprima i loro piatti “in action”. Complici i vini della maison friulana Zorzettig e le delizie de La Perla di Torino - con il suo pastry chef Filippo Novelli. Orgogliosa pure d’aver messo a punto i “cioccolatini della felicità”, fondenti messaggi benefici da servire a fine pasto.
Pietanze che fanno bene
Qualche assaggio dei piatti “contro la fame”? Voilà, i paladini meneghini. A partire dalla “scarpetta” di Daniel Canzian (Ristorante Daniel), che propone una fetta di pane da intingere in tre salse-icone dei primi d’Italia: il ragù alla bolognese, la crema cacio e pepe e il pomodoro. Fieri di mescolarsi tra loro. Per poi passare al “pesce al sale” di Elio Sironi (Ceresio7): un filetto di orata non cotto, ma messo sottovuoto e sotto sale, per poi essere impreziosito da succo d’agrumi, extravergine, scorza d’arancia, basilico, granella di capperi e pinoli e fonduta di peperoni. Mentre Andrea Provenzani (Il Liberty) prepara la parmigiana di melanzane “incartata” con stracciatella e fili di zucchina croccanti; Roberto Conti (Il Ristorante Trussardi alla Scala) manteca con i limoni di Sorrento un risotto alla zucca con top di tartare di scampi siciliani al lime e pepe di Sichuan; Stefano Piccinini (La Terrazza di Via Palestro) mette a punto un “cappuccino” di zucca con spuma al taleggio e croccantino al sesamo e bacche di goji; e Fabrizio Ferrari (Unico Milano) sintetizza in una zuppa di lenticchie un viaggio che va da Mortara al Maghreb, inanellando salame d’oca sbriciolato, kefir lime, berberé e chips di crosta di grana soffiata.
E se Keisuke Koga e Guglielmo Paolucci (Gong) cuociono il salmone a 40°C per poi condirlo con ricci di mare, emulsione di wasabi e succo di yuzo, Vincenzo Masi (La Taverna Gourmet) lo traduce in sashimi, marinandolo alla soia, per poi posizionarlo su una focaccina: realizzata con Petra 1, cotta a vapore e ingentilita da panna acida, lattuga di mare e sferificazione di Campari. E Roberto Okabe (Finger’s)? Rilegge il cirashi: letto di riso (da sushi), tartare di branzino e ricciola, capasanta, gamberi, fasolari giapponesi, ikura e “caviale” di salsa ponzu. Intanto, Paolo Moschini rivede la formula della pera col vino, sposando il frutto (in crema e semi candito) con un cremoso al cioccolato bianco, una sablée alle mandorle e una granita di Brachetto. Per un dolce buonissimo.