Erano quattro amici in pizzeria. Che non volevano cambiare tutto il mondo, ma almeno quello della pizza sì. Detto. Fatto. E ce la stanno mettendo tutta. “La nostra mission è quella di fare pizza di qualità, senza porre limiti e barriere”, spiega Massimo Giovannini dell’Apogeo di Pietrasanta. Una delle quattro colonne della neonata associazione Pizza & Peace. Quattro “toscanacci” con l’impasto nelle vene: Massimo e i colleghi Graziano Monogrammi de La Divina Pizza fiorentina, Paolo Pannacci di Lo Spela di Greve in Chianti e Giovanni Santarpia dell’omonima insegna di Firenze. Un poker di chef accomunati dal sogno di diffondere con sapienza la cultura della lievitazione di eccellenza.
Lunedì 31 luglio il loro ufficiale debutto in società. Proprio all’Apogeo pietrasantino, laboratorio creativo di mister Giovannini, dove prende forma una serata contaminata della bontà. Tutto il ricavato viene infatti devoluto a #tuttegiuperterra, non un semplice hashtag, bensì una onlus voluta da Francesca Martinengo, colpita da una rara malattia quale la paraparesi spastica genetica, che lentamente irrigidisce i muscoli della gambe. Ma non certo la mente, vigile ed energica più che mai. Pronta a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Proprio come accade durante la cena di mezza estate versiliese. Complici alcune bottiglie di Ferrari e di Ruffino messe all’asta… di beneficenza.
Per un viaggio che va dal Trentino alla Toscana.
E pure la proposta sfornata va dal nord al sud d’Italia. A conferma di quei “non confini” ribaditi da Giovannini. Protagonisti dell’iniziativa sono infatti anche Renato Bosco, patron di Saporé (a San Martino Buonalbergo) e di Saporé Pizza StandUp e DownTown a Verona; e Franco Pepe, capitano della celeberrima pizzeria caiatina Pepe in Grani. Fiero di servir la sua pizza fritta, a vessillo di un mood tutto campano di interpretare il noto lievitato. Mentre Renato si racconta in una pizza in pala con straccon veronese, mortadella igp al pistacchio di Bronte e germogli (piacevolmente aciduli) di vene cress. E i quattro toscani? Presentano due pizze a otto mani. La prima: una Margherita alla napoletana, con pomodoro, mozzarella e basilico. “Ma ci metteremo il nostro tocco creativo”, svela Massimo. La seconda, una pizza da degustazione: impasto a base di lievito madre e Petra 1 by Molino Quaglia (con l’aggiunta di un 10% di Petra 9) e al topping crema di zucchine dell’orto dell’Apogeo, concassé di pomodoro tondo maturo (condito con sale ed extravergine), quenelle di tartare di gamberi rossi di Mazara del Vallo e qualche accenno di crema di zenzero. Giusto per dare un po’ di freschezza a un menu che sa onorare il mare, la montagna e la campagna.
Ma le vigne? Ci sono, eccome. Accolte nei calici. Trentodoc Ferrari per iniziare. E per accompagnare gli antipasti fritti griffati Arà: è Sicilia (che conta pure un punto vendita al Mercato Centrale di Firenze). Le etichette di Ruffino, invece, per proseguire la cena: il fresco e minerale Libaio, chardonnay “senese” in purezza; il raffinato e fruttato La Solatia, espressione toscana del pinot grigio; il vivace e intrigante Rosatello Cuvée Perlage, summa di glera e pinot nero; e il vibrante e rubino Chianti Superiore. Serviti da sommelier (della Fisar Versilia) rigorosamente in smoking. Mentre col fragrante Moscato d’Asti giungono i dolci viareggini di Lievitamente. In perfetta sintonia con la serata “contaminata”.
Complici dell’appuntamento anche altri prodotti partner: dai pomodori targati Gustarosso e Coppola 1934 ai salumi Levoni, dalle delizie del Caseificio Il Casolare agli extravergini di Olitalia, passando per l’acqua Ferrarelle, per i forni siglati Valoriani e Bakery System e gli allestimenti di Galateo Ricevimenti.
La serata ha inizio alle ore 20 e un costo di 60 euro.