“Per me il Cerasuolo è un vino rosso. Semplicemente più leggero e più scarico di colore. Io amo abbinarlo alla pizza. Specialmente quella gourmet. Spesso vado a mangiarla alla Sorgente di Guardiagrele, il ristorante di Arcangelo Zulli”, svela madame Marina Cvetić Masciarelli, che con la figlia Miriam Lee oggi guida le agricole tenute intitolate a quel vignaiolo e imprenditore illuminato che è stato Gianni Masciarelli. Colui che, sul finire degli anni Settanta, intuì il potenziale enologico della terra d’Abruzzo e lo mise in pratica. Seguendo una moderna concezione della viticoltura e costruendo un piccolo regno. Inizialmente di soli due ettari e mezzo di vigneti. Che oggi si sono moltiplicati, occupando più di sessanta parcelle vitate, distribuite nelle quattro province della regione: Chieti, Teramo, Pescara e L’Aquila. Mantenendo la sede della cantina in quel di San Martino sulla Marrucina. Fra madre Maiella e padre Adriatico.
Una maison sinonimo di eccellenza Masciarelli Tenute Agricole. Capace di guardare vicino ma pure lontano. Di valorizzare il locale e il regionale, non trascurando l’internazionale (vista anche la distribuzione in 55 Paesi nel mondo). Di dare impulso ai grandi vitigni autoctoni, affiancandoli ai più globali chardonnay, cabernet sauvignon, merlot e syrah. Sublimati in alcuni vini fuoriclasse della linea “Marina Cvetić”. Mentre è la gamma ammiraglia “Villa Gemma” a incarnare la cifra stilistica di Gianni. Espressa al massimo nel pluripremiato Montepulciano d’Abruzzo Riserva. Un cru, figlio del vigneto teatino di Colle Cave. Dove sorge pure il “Pensatoio”, il luogo prediletto da Gianni per riflettere e meditare.
La vie en rose dell’estate
Ed è proprio alla collection “Villa Gemma” che appartiene il Cerasuolo più nobile della casa: ottenuto da uve montepulciano d’Abruzzo. Un vino che ha la freschezza e la bevibilità di un bianco ma il corpo e la forza di un rosso. Perfetto in estate. Eclettico e versatile, ben si abbina alla pasta e alla pizza, al pesce e alla carne. Un vino elegante ed emblematico, color ciliegia, capace persino di farsi un po’ rock e di finire in un cocktail. Abbinato a liquore di sambuco, infuso di carcadè e succo di cranberry. Oppure a gin e sherbet al limone.
Ma lui ha un altro fratello doc: il Cerasuolo d’Abruzzo “Gianni Masciarelli”, la linea voluta da Marina come dedica al compagno di vita e di avventure professionali. Un’etichetta di gran classe. Raggiante, fragrante, vigorosa e brillante. Nata da uve montepulciano cresciute nei vigneti di Cocciapazza, a Loreto Aprutino, nel Pescarese. Un vino ottimo a tutto pasto. Oppure per l’aperitivo, anche tradotto in un drink, insieme a zucchero, limone e tonica.
Di un pink più tenue e cristallino è invece il Rosato Colline Teatine della “Linea Classica”. Quella più tradizionale della maison. Reperibile anche nella distribuzione organizzata. Un vino più pop, ma pur sempre chic, dai sentori di frutti rossi, petali di rosa, viola e garofano. Perfetto con un piatto di verdure, con la pasta al pomodoro e con la pizza. Segni particolari? Il tappo Stelvin (conosciuto come tappo a vite), a garanzia di una facile fruizione. E pure di una maggior micro-ossigenazione del vino.
Diciannove le etichette totali delle tenute. Organizzate in cinque linee. Tant’è che alle già citate si aggiunge quella del “Castello di Semivicoli”, mutuando il nome proprio dal maniero di Casacanditella. Costruito in varie fasi, fra il XVII e XVIII secolo, oggi trasformato in wine resort di charme ed entrato a far parte di Les Collectionneurs, la prestigiosa community presieduta da Alain Ducasse.
Un maniero dalle buone maniere
Vino ma anche ospitalità. E il Castello di Semivicoli è davvero un ritratto d’Abruzzo. Serio, severo e austero, ma al contempo esuberante, affabile e accogliente. Incastonato nel saliscendi delle colline teatine. Intorno: il verde profondo e assoluto. All’interno: un sapiente mélange di arredi d’epoca ed elementi contemporanei, griffati Philippe Starck, Antonio Lupi, Poltrona Frau e Driade. Una residenza che non passa inosservata, perfetto sodalizio di pietra, sobrietà e silenzio. Un tempo? Fu un palazzo baronale, appartenente ai Perticone, famiglia della nobiltà borbonica che in estate si trasferiva in Abruzzo. Per villeggiatura, certo. Ma anche per supervisionare vendemmie e trebbiature dei latifondi di proprietà.
Una dimora patrizia dalla duplice funzione: residenziale e produttiva. A conferma? La presenza della neviera, ambiente ipogeo destinato alla conservazione delle derrate alimentari. E ancora, i magazzini, l’antico frantoio e la bottaia, trasformati in comfort zone d’accoglienza e degustazione. Non manca infatti un wine bar, dove assaporare le etichette della casa e della Gianni’s Selection, che distribuisce nel Bel Paese i vini giunti dalle diverse aree enologiche d’Europa (Italia inclusa). Senza dimenticare la chiesetta, un tempo dotata di doppio accesso: uno per il volgo di braccianti e uno ad hoc per la baronessa. E chi ha la fortuna di dimorare nella junior suite Monastero può scoprire l’aristocratico passaggio al luogo sacro.
Mentre chi soggiorna nella junior suite Segrete può rivivere il fascino dell’antica prigione del castello; e chi sceglie la superior suite Granaio godere di una vista a 360 gradi su vigneti, campagna, mare e montagna, grazie a diciassette finestre. Il progetto di recupero, durato cinque anni - dal 2004, quando Gianni e Marina acquistarono la dimora, al 2009 - ha saputo conservare tutto il potenziale evocativo dell’edificio. Con un occhio attento all’ecosostenibilità. Sia l’impianto elettrico sia il sistema di climatizzazione sono pressoché invisibili e le amenity nelle stanze sono bio, provenienti dall’accurata selezione EcoWorldHotel, booking engine che riunisce strutture particolarmente sensibili all’ambiente.
Un relais raffinato, sospeso fra passato e presente. Che non manca di elargire qualche novità. Infatti per tutta l’estate (fino al 15 settembre), gli ospiti del wine resort (sì, solo coloro che vi risiedono) possono godere di un temporary restaurant esclusivo: La Tavola di Gianni. Un progetto che ha la volontà di chiamare all’appello ogni anno uno chef diverso. Per interpretare in maniera originale la cultura culinaria abruzzese. Per l’annata 2019? È stato scelto Carmelo Chiaramonte, il siciliano “cuciniere errante”, che per il maniero ha pensato a una quarantina di ricette inedite, fedeli alla biodiversità e alla stagionalità.
Un menu capace di variare ogni 15 giorni, sempre onorando i valori della campagna e del mare. Fra le proposte: zucchine saltate alla menta su letto di ricotta stagionata; insalata di peperoni arrostiti e fragole; primo sale arrosto su verdurine croccanti e salsa al mosto cotto; e tonno all'olio di oliva, pomodoro e basilico. E ancora, spaghetti alla chitarra con ragù di agnello; risotto al miele di zafferano e pecorino; agnello arrotolato al Marsala con patate al forno; fragole, miele e agrumi. Non trascurando il panino croccante alla ventricina con pomodori secchi e basilico. Da gustare anche a bordo piscina o all’ombra degli ulivi. Certo. A casa Masciarelli si produce anche l’olio extravergine d’oliva.
Al Castello… gipsy, blues, folk e food
Un pop up restaurant all’interno di un pop up château. Che ben si presta ad accogliere eventi estemporanei - ma sempre taylor made - di arte, gastronomia e musica. Come quelli che vanno a nutrire il Sound & Wine Festival, in programma nel Giardino Segreto, tutti i lunedì della summer session: giugno, luglio e l’incipit di settembre. Per una staffetta di apericene-concerto in cui i suoni si mescolano col buon cibo e con i vini firmati e selezionati da Masciarelli.
Così, dopo lo swing delle sorelle Rossetto, l’8 luglio tocca al barocco-pop-blues-rock dei Badinerie; il 15 luglio alle romanze da salotto di Francesco Paolo Tosti; e il 22 luglio alle musiche da film che vanno da Ennio Morricone a Nino Rota, targate I Casanova. Mentre il 29 luglio si va a tutto folk, il 5 agosto ci si inchina a Totò, il 12 agosto si crede nel blues e il 19 agosto nel gipsy pop by Tea For Four. Per poi concludere il 26 agosto con i ritmi balcanici, klezmer e salentini di Les Tziganes, e il 2 settembre con il latin jazz di Alessia Martegiani & Maurizio Di Fulvio trio. E a cucinare? Ci pensa Cristian di Tillio de Il Ritrovo d’Abruzzo, ristorante che in quel di Civitella Casanova propone una creativa rilettura delle radici abruzzesi. Grazie anche al lavoro della moglie Cristina (con lui ai fornelli) e del fratello Mirko, in sala.
Le soirée iniziano alle 21 e hanno un costo di partecipazione di 38 euro, inclusi apericena, degustazione di tre calici e coupon omaggio a sorpresa. Motto del festival: “Stappate la musica e fatela ricordare come il vino!”.