Le chiamano “Le Mille”. Una più, una meno. Facendo un po’ il verso alle garibaldine truppe dalle camicie rosse. Solo che qui di bottiglie si tratta. Tutte vestite con le loro identitarie “divise”. Ma pur sempre ordinate e ben allineate in fila sugli scaffali. Pronte per una spedizione di liberazione dagli stereotipi e di conquista dei palati appassionati. “Le pareti all’ingresso sono interamente dedicate alle bollicine. Champagne e metodo classico italiani. Poi si passa ai bianchi e infine ai rossi”, spiega Vincenzo Gautieri indicando il battaglione bacchico del suo locale. Sì, il Ciz, una cantina con cucina che mutua il nome dal soprannome di Vincenzo. Detto Ciz. Sommelier. Ora al timone di questo spazio enoculinario in viale Premuda, a Milano. Eclettico, volitivo e poliedrico. Dove si può bere, mangiare e pure ascoltare musica live. E dove la cucina è nelle mani dello chef di origini salentine Daniele Liaci. Che porta un po’ di pizzica nelle pietanze.
E così la Puglia fa sentire la sua voce in una carta variegata, che non dimentica il nord e neppure qualche tocco d’esotismo. Come accade nel ceviche di salmone marinato in leche de tigre e verdure miste con semi di sesamo tostati. Ma poi si torna alla vibrante veracità mediterranea. Per iniziare, FunkyDude: crostini caldi con stracciatella e alici. E poi via con i cavatelli del brindisino Pastificio Cardone ai tre pomodori (ciliegino fresco, secco e confit) e calamaro su letto di crema di ceci; con i tagliolini al Primitivo, salsa di pomodoro e ricotta forte; con i maccheroncini al ferretto, ricciola, pesto rosso, pane fritto e granella di pistacchio; con il polpo grigliato su tortino di patate e carote e crema di fagioli rossi; e con il trancio di spada alla gallipolina, zest di lime e caponatina di melanzane. Mentre il dna trentino dello spaghettone Senatore Cappelli firmato Monograno Felicetti incontra le alici siciliane e il pangrattato pugliese saltato in padella.
Ma il richiamo settentrionale non manca di farsi sentire: flan di zucca con crema al gorgonzola; tartare di pura razza piemontese (e i suoi condimenti); riso carnaroli al caco mela, gorgonzola e spolverata di bacon; petto d’anatra cotto a bassa temperatura e scottato in padella con salsa ai frutti rossi; tarte tatin e tiramisù al bicchiere. Un respiro "nordico" divenuto battito energico grazie a un evento targato “Il salotto di Susi”, ossia Susanna Amerigo, da anni impegnata nell’organizzazione di eventi ad hoc (e pure molto doc e docg). Una serata dedicata a Milano e alla Lombardia. Con la concessione di qualche enologica divagazione. Per una cena a quattro mani: quelle di Liaci e quelle del cuoco ospite Andrea Sconfienza, storico patron dell’Antica Trattoria Morivione.
Per iniziare: lo storione affumicato e la purea di patate e caviale Pisani Dossi (maison di Cisliano), abbinati al Franciacorta Brut by Santa Lucia. E ancora, il prosciutto crudo dolce e il salame osteria (con aglio e vino) di Marco d’Oggiono. Brianzoli inside. Ideali in duetto col “Sercè”, un Lugana Riserva 2013 della Cascina Feliciana di Pozzolengo, nel Bresciano. A seguire, risotto alla milanese (con salsiccette), in coro col dolomitico “Besler Blank" 2005 griffato Pojer e Sandri (dai cognomi dei due proprietari Mario e Fiorentino). Un bianco armonioso e quasi cremoso, dalle note jazz, che spaziano dalla frutta a polpa gialla ai fiori di sambuco, non negando una spalla minerale. Vitigni: pinot bianco, riesling renano, sauvignon, incrocio Manzoni e kerner. Tutti nati e cresciuti in Val di Cembra. Mentre i mondeghili (taglia large) con tarassaco e aceto di lamponi dialogavano con il rubino “Sommarovina”, Sassella Valtellina Superiore 2014 by Mamete Prevostini. Della serie, l’eleganza in rosso. E con il panettone al cioccolato (della Pasticceria Caldarola di Novara), accompagnato da crema di mascarpone? Il dorato e fragrante Moscato d’Asti de L’Armangia di Canelli.
Tutte etichette del "nord", certo (il dress code della serata lo richiedeva). Felici di virare (in carta) pure verso il “centro”, il “sud” e le “isole”. Non trascurando l’estero, che inanella nettari vagabondi dall’Argentina all’Uruguay, dall’Australia al Sudafrica, dall’Austria alla Slovenia, passando per Cile, Francia, Germania, Georgia, Israele, Libano e Spagna. Mille (e più) vini, che giungono a tavola in sferiche e iconiche portabottiglie in legno. E che possono divenir protagonisti di appuntamenti tematici e di enologici corsi di approfondimento.
Notate bene. Se prenotate per un lunch o un per dinner, troverete sul tavolo la scritta “Rizervato”. In perfetto Ciz style.