“In genere gli appartamenti ospitano sei persone. Per ricreare l’archetipico nucleo famigliare. In cui tutti si possono ascoltare e aiutare”, spiega Sergio Zini, presidente della sessione accoglienza-assistenza della Cooperativa Sociale Nazareno: quartier generale a Carpi, diramazioni in Emilia e un impegno costante (dal 1981) nel settore socioeducativo. Finalizzato a persone con disabilità fisica o psichica. Intercettandone le potenzialità e valorizzandone la personalità. Perché se ciascun uomo è unico, questi ragazzi lo sono ancor di più. “Noi li chiamiamo sempre ragazzi. Anche se in realtà vanno dai 18 ai 78 anni”, precisa mister Zini. Mentre uno di loro mi stringe la mano e sorridendo esclama: “Io sono Romeo e tu come ti chiami?”. È appena maggiorenne ed è affetto da autismo. “Lui e gli altri” sono assistiti da alcuni operatori. L’ora di cena si avvicina. E la luce entra dalle grandi vetrate allagando Casa Sant’Ermanno. Uno dei gruppi di appartamenti della cooperativa. Che conta residenze anche a Sorbara, Pavullo e Bologna.
Ma qui siamo a Carpi. In via Bollitora Interna. In piena campagna e nel cuore di Villa Chierici. Che Selene Chierici - la sua fotografia campeggia nel corridoio principale della dimora - donò alla diocesi per destinarla a opere sociali. E la promessa è stata mantenuta. Una villa senza fronzoli e senza orpelli, incorniciata dalle ortensie e da un rigoglioso green. Un parco, che custodisce Casa Sant’Ermanno, ma pure un grande orto biodinamico. Generoso di insalate, bietole, pomodori e zucchine. Sono le mani differentemente abili a curarlo. Quelle di “Buccia”. Perché la buccia è diversa dalla polpa. Ma non si butta. Anzi, è la parte più colma di vita e vitamine. Come le verdure che questi ragazzi presentano ogni sabato mattina al mercato contadino di Carpi, in via Cantina della Pioppa 2.
Insomma, Gianni Morandi aveva ragione quando cantava Un mondo d’amore. “C’è un grande prato verde dove nascono speranze”. E questo è il prato di Villa Chierici. O meglio, è “il prato del gusto” di Bistrò53. Dirimpetto all’orto. Uno spazio aperto, divertente, differente. Perché sempre parte di un progetto di integrazione e riscatto sociale. Anche quando esibisce una valenza più commerciale, che va sotto il nome di Nazareno Work. “Il numero 53 lo abbiamo inserito per ricordare l’anno in cui don Ivo diede avvio alla proposta ristorativa diretta ai più bisognosi”, puntualizza il presidente Zini. Facendo riferimento al fondatore, nel dopoguerra, dell’Istituto Nazareno: l’illuminato don Ivo Silingardi. Grazie al quale tutto ebbe inizio.
Un bistrò dunque. Aperto per colazione, pranzo, merenda e aperitivo. Dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 21, e al sabato, dalle 7 alle 14. Un luogo vibrante di bellezza. Uno spazio arioso, dal respiro leggero. Un posto en plein air. Non timoroso di stare allo scoperto. E di farsi vedere. Dentro e fuori. Lasciandosi ammirare per il suo essere elegantemente essenziale e per la sua filosofia salutare a chilometro cortissimo. Visto che molti ingredienti giungono dall’orto o da produttori locali. Fra le proposte della cucina? Il tagliere emiliano con corredo di tigelle; le lasagnette bio; i tortelli di erbette al burro; oppure il couscous alle verdure e pollo. Magari in abbinamento al Lambrusco di Sorbara “Omaggio a Gino Friedmann” targato Cantina di Carpi e Sorbara. Un vino rosso-rosato frizzante, sapido e asciutto, dedicato al fautore delle cantine sociali.
Cantina che è stata presente, pure con lo spumante rosato “Piazza Grande” (lambrusco di Sorbara e lambrusco salamino), al debutto di “Aggiungi un posto a tavola”, serie di eventi organizzati in tandem con Modena a Tavola, consorzio che riunisce 45 insegne del territorio, particolarmente vocate a qualità, ricerca e tipicità. E se Luca Marchini, con la sua Erba del Re, ne è il presidente, nel gruppo spiccano l’Osteria Francescana e l’Osteria Emilia, la Trattoria Pomposa e La Lanterna di Diogene, il ristorante L’Incontro e L’Osteria della Cavazzona di Castelfranco Emilia. Guidata dallo chef Marco Messori, detto Mex. Protagonista, insieme a mortadelle e affini, della serata con cooking show e degustazione del 31 luglio. Mentre è Stefano Corghi de Il Luppolo e L’Uva la guest star del 31 agosto.
Ma attenzione, perché il 23 luglio i riflettori si accendono sulle Donne di Pizza Donne di Cuore: radiose maestre dei lievitati, capeggiate da Petra Antolini (del Settimo Cielo di Pescantina) e unite per far del bene, creando il buono. E realizzando una serie di prelibatezze quali “L’Orto Bio”, con pomodoro San Marzano, fiordilatte e verdure dell’orto biodinamico; e “La Cetara”, con mozzarella di bufala campana, pomodori datterini gialli, alici di Cetara e origano, su un impasto messo a punto con Petra Evolutiva, la farina simbolo di diversità, nata dall’incontro fra Simenza - cumpagnìa siciliana sementi contadine e i mugnai Quaglia di Vighizzolo d’Este. Farine Petra che entrano anche nella base de “La Porro Croccante”, complici filetti di tonno e foglie di cappero. Mentre come “Dolcezza Finale” appare la focaccia morbida al cacao con zenzero candito su letto di salsa all’anguria, menta, crumble al cacao e crema leggera di ricotta fresca. Una serata tutta la femminile, che fa il bis il 10 settembre.
Appuntamenti gourmand, resi possibili anche grazie al contributo del Centro di Formazione Professionale Nazareno, il lato più didattico della cooperativa. Un centro formativo attivo (da oltre cinquant’anni) nel settore delle ristorazione (e non solo), con particolare attenzione alla crescita globale e integrale della persona. Una scuola concentrata sul cuore e non solo sui libri, che recentemente ha firmato un accordo con il consorzio Modena a Tavola. Sì, penna alla mano, Luca Marchini e Sergio Zini (presidente pure del CFP Nazareno) hanno sottoscritto un patto di collaborazione. “Non solo è un’occasione per mandare i nostri ragazzi a fare stage in ristoranti importanti. Ma è soprattutto un’opportunità per ascoltare cosa hanno da dire i grandi chef. Sulla tecnica e su ciò che dà anima ai piatti”, dice Luca Franchini, direttore del centro. “Il nostro consorzio è pronto ad aprire le braccia ai ragazzi. Anche quando entrano con le ginocchia tremanti. Perché per noi è la possibilità di consolidare un rapporto sinergico col territorio, nonché di interagire con coloro che ne saranno i protagonisti”, dichiara Marchini. Che è pure presidente dei Jeunes Restaurateurs Italia. E sa vedere sempre avanti. “Stiamo scommettendo sul futuro. E se oggi annaffiamo con cura, domani raccoglieremo bene”.
L’idea è quella di trovare nuova linfa per tutti. L’obiettivo quello di un continuo dialogo e di uno scambio dinamico fra cuochi e ragazzi, fra chi insegna e chi impara. Anche con lezioni, masterclass e visite ai luoghi di produzione. Per apprendere direttamente sul campo. E non finisce qui. Il prossimo anno, a maggio, i dieci allievi più meritevoli parteciperanno a un contest che vedrà l’assegnazione di due borse di studio: una per la cucina e una per la sala. “Se le aggiudicheranno i due alunni migliori. E lo faranno per meritocrazia. Ma tutti e dieci potranno alzare il petto. Perché nella vita un po’ di giusta competizione ci vuole”, Marchini docet.
Indubbiamente ha avuto coraggio e ce l’ha fatta Denis Bretta. Lui che, nato a Casumaro, frazione di Cento, in provincia di Ferrara, s'era detto fra sé e sé: “La cosa che voglio di più è non andare via da Casumaro”. Lui che invece ha preso il volo, vivendo a Carpi e lavorando a Modena. Prima al ristorante Fini e poi, dal 2012, alla tristellata Osteria Francescana, dove riveste il ruolo di direttore e responsabile di servizio. Un bel traguardo. Lo si legge anche nelle info del suo profilo facebook. Dove Denis precisa, con palese orgoglio, che ha frequentato il CFP Nazareno. “Una tale esperienza formativa la porti sempre con te”, commenta fiero. Mentre Lorenzo Rossetto, ora al fianco di Carlo Gozzi, al ristorante L’Incontro di Carpi, racconta la sua avventura. Anch’essa partita da qui, dal Nazareno. Per poi seguire la Via della Seta e tornare sulla tracce della tradizione emiliana.
Storie a lieto fine. Del resto un’aria di positività è quella che si respira stando a stretto contatto con la cooperativa sociale. Che non dimentica l’arte. Perché l’arte va oltre i limiti, i confini e le barriere. Perché l’arte dà voce anche agli interpreti “irregolari”: quelli dell’atelier Manolibera. Alcuni dei quali entrati ufficialmente a far parte dei circuiti dell’ars contemporanea. Un nome su tutti: Cesare Paltrinieri. Basta ammirare i suoi densi ritratti per capire. Ma l’arte nutre pure una kermesse fuori dal coro come il Festival Internazionale delle Abilità Differenti. Che la Cooperativa Sociale Nazareno organizza annualmente dal 1999. Inanellando convegni, laboratori multidisciplinari e spettacoli di danza, musica e teatro.
Arte tradotta anche in oggetti fatti a mano. Da mani “svantaggiate”, lavorando pelle, carta, ceramica e tessuti. Accessori di pregio che vanno sotto la griffe di Banco Artigiano delle Arti e dei Mestieri. Contando su tre boutique: a Carpi, a Pavullo e a Bologna. Dove si aggiunge un piccolo shop, all’interno de Il Villino: una dozzina di camere, una cornice verde, un’autentica accoglienza e la consapevolezza di alloggiare in un posto animato da persone “speciali”.
È proprio vero quel che sostiene Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”.