La vita può partire da una nascita. Oppure da una rinascita. “Ecco, noi partiamo dalla rinascita. Perché qui i ragazzi ritrovano se stessi e trovano la loro strada”, dichiara Roberto Bezzi, presidente della cooperativa agricola di San Patrignano. La grande comunità che, sulle colline riminesi di Coriano, insegna a vivere e a riconquistare la dignità perduta. Da quarantuno anni. Per far sì che tanti giovani tornino vincenti in una società dalla quale sono usciti sconfitti.
Ragazzi come Diego. “Sono nato ad Albaredo per San Marco. Un paesino di poche anime vicino Morbegno, in Valtellina. Da piccolo facevo il formaggio con il nonno e suonavo il pianoforte. Però a scuola mi sentivo messo in disparte. E così piangevo. Non ne parlavo con nessuno e me ne stavo in camera da solo”. Da lì qualche canna, per essere accettato dal “branco”. Poi l’escalation, fra ecstasy e stupefacenti. Per sballare. Per evitare il giudizio. “L’eroina mi ha messo addosso una corazza. È stata una barriera contro i dolori”, continua Diego. Che ha spacciato, ha viaggiato in camper per l’Europa, è stato arrestato, ha toccato il più profondo degli abissi. Ma poi è risalito. Arrivando qui. “San Patrignano mi ha ridato e cambiato la vita. E mi ha reso responsabile. Certo, perché dopo un anno ti devi fare carico di un altro ragazzo. E quel pezzettino che hai capito lo devi far capire anche a lui. Ora, quello che prima cercavo nelle sostanze, lo trovo nelle persone che mi stanno intorno”. Diego si è liberato dalle dipendenze, ha ritrovato la via maestra e ha riscoperto pure il suo talento nel fare il formaggio. Lavora nel caseificio. Ed è felice.
Sì, perché San Patrignano è una comunità di vita. Ma è pure una collina dalle dolci pendenze. Una realtà rurale di 240 ettari che, ispirandosi ai valori di autenticità, artigianalità, manualità, qualità e filiera corta, produce il buono. Anzi, il Buono due Volte. La griffe sotto la quale si riuniscono le prelibatezze del caseificio e i salumi della norcineria, le fragranti delizie del forno e tutte le eccellenze della dispensa: dal ragù di mora romagnola (Presidio Slow Food) all’olio extravergine, sino al miele.
San Patrignano: ecosistema circolare e salutare. Una comunità che fa e forma. Come una bottega dei mestieri. Un laboratorio costantemente in azione. Basti pensare anche ai settori della grafica, della tessitura, della pelletteria e della falegnameria. Dov’è nato il progetto "Barrique: la terza vita del legno". Che ha visto noti designer affiancare i ragazzi nella realizzazione di mirabili oggetti d’arredo e da tavola. Partendo dalle botti della cantina di San Patrignano, la cui direzione tecnica è affidata a uno stimato enologo come Riccardo Cotarella. Botti che dopo aver compiuto un percorso, ne possono cominciare uno nuovo. Al pari delle persone.
Un rewind che conta pure su due upgrade come il ristorante Vite e la pizzeria-emporio Sp.accio. E che ora si arricchisce di un nuovo tassello importante. Grazie al contributo di un’associazione volitiva e propositiva come quella dei Jeunes Restaurateurs Italia. Che per il XXVI Congresso Nazionale ha scelto proprio la comunità romagnola: come cornice e come tela da tutta da dipingere, per un’opera stimolante. “Per noi Jre questa collaborazione con la Comunità di San Patrignano va oltre il concetto di progetto in senso stretto. Rappresenta un’ulteriore concretizzazione di quella spinta verso visioni comuni fondate sulla costruzione, sulla sensibilizzazione e sulla forza della cucina come collante tra persone e situazioni”, spiega Luca Marchini, patron de L’Erba del Re di Modena e presidente del gruppo, che ad oggi conta 88 soci.
Una collaborazione orgogliosa di concorrere alla crescita e alla formazione dei ragazzi. Che avranno infatti la possibilità di accedere a stage di sala e cucina all’interno dei ristoranti Jre, con prospettiva di assunzione. Non solo. I Jre diverranno ambasciatori del concetto-progetto “Buono due Volte” e si impegneranno nell’organizzazione di charity dinner. Sia all’interno della comunità che nelle singole insegne. Per condividere l’arte del cucinare e dell’accogliere. Contribuendo alla ripartenza di tanti giovani.
Intanto, la prima cena è andata in scena. Nel maxi salone della comunità: una cattedrale forte del riunire 1.340 anime. E 1.340 storie diverse. Più una sedia, appesa alla parete: quella di Vincenzo Muccioli, colui che fondò la realtà nel 1978. Una grande prima cena di gala - in occasione del congresso - targata da un poker di Jre italiani, supportati dalla folta brigata delle cucine di SanPa. Il tutto servito su una table vestita a festa, complici le affusolate posate Mepra, i bicchieri preziosi firmati Zwiesel Kristallglas e i piatti in porcellana total white della manifattura Geminiano Cozzi Venezia 1765.
Aperitivo semplice: il parmigiano reggiano in differenti stagionature, il brillante Franciacorta “Berlucchi ’61 Satèn” di Guido Berlucchi e l’armonioso Champagne pas dosé “Vranken Brut Nature Premier Cru” della maison Vranken, facente parte del gruppo Vranken Pommery Monopole. A tavola? Il manzo marinato al cardamomo, con spezie ed erbe aromatiche, verdure in agrodolce e olio extravergine, targato Silvio Battistoni, patron dell’albergo-ristorante Colonne di Varese. Perfetto in tandem con il vibrante dosaggio zero “Berlucchi ’61 Nature” 2011, summa di chardonnay e pinot nero.
Per continuare con i mezzi paccheri, friarielli, alici e mandorle di Fabiana Scarica, la dea ex machina di Villa Chiara - Orto & Cucina, a Vico Equense. Nei calici: il “Villa Antinori Pinot Bianco” 2018, concentrato toscanissimo delle migliori uve della Tenuta Monteloro, sulle colline fiesolane.
A seguire, il cappello del prete cotto nel suo ristretto su purea di patate arancioni affumicate ed erbe aromatiche. A proporlo? Vinod Sookar, che con Antonella Ricci guida il ristorante Al Fornello da Ricci di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi. In abbinata: il “Tellus Syrah” 2017 della maison Falesco - Famiglia Cotarella. Un vino setoso, morbido e avvolgente, dai riflessi violacei, figlio dei vigneti laziali di una maison - capitanata dalle #CotarellaSisters Dominga, Enrica e Marta - che ha il suo quartier generale nella ternana Montecchio. Un vino di carattere, con una forte mission sociale, visto che le etichette sono state disegnate dai bambini, partecipando ai lab della fattoria didattica Tellus.
Infine, il dessert: l’interpretazione al cucchiaio dello strudel da parte di Manfred Kofler, patron - col fratello Stefan - del Culinaria im Farmerkreuz, a Tirolo. Uno strudel al bicchiere con spuma di zabaione analcolico e succo di mela.
Cibo per il corpo e per la mente. Nutrita anche dalla musica. O meglio, dalla voce di Giuseppe Fiorello, special guest del gala dinner. Fiero di ricordare Domenico Modugno, con Vecchio Frack e Nel blu dipinto di blu, di andare oltre L’Ultimo Ostacolo (cantata da Paola Turci nell’ultimo festival sanremese) e di far esibire sul palco alcuni ragazzi della comunità. “Stasera abbiamo dato vita a X SanPa”, dice Fiorello, valorizzando l’x factor dei giovani.
Intanto, nuovi talenti culinari entrano ufficialmente nella Jre family. “Per dare nuova linfa all’associazione”, precisa Luca Marchini. Che dà il benvenuto a Federico Beretta del Feel Como; a Cesare Grandi de La Limonaia di Torino; a Giorgio Bartolucci dell’atelier restaurant & bistrot Eurossola di Domodossola e a Simone Nardoni dell’Essenza di Terracina, in provincia di Latina.
Mister Marchini dà il benvenuto alle new entry e, insieme all’events manager Martino Crespi, annuncia i new to do del gruppo. Che, visto il successo, proroga l’iniziativa #tavola25, dedicata ai millennial fra i 18 e i 25 anni: un menu di tre portate, accompagnate da altrettanti calici di vini Marchesi Antinori, a 25 euro. Rinnovata anche la partnership con La Scuola di Stresa. Il che significa lezioni di sala e cucina, attività che alternano aula e lavoro, nonché l’ormai collaudato “Discover Talent", che prevede due borse di studio, destinate agli studenti più meritevoli di cucina e di sala. Traduzione: per il primo uno stage di sei mesi in un locale Jre; per il secondo un iter completo di specializzazione presso Intrecci - Alta Formazione di Sala, nato dal volere delle Cotarella ladies e con sede nella viterbese Castiglione in Teverina.
Continua anche il connubio con la moda e con il format "When Food meets Fashion", concentrato di cooking show e cene gourmand nel flagship romano de La Rinascente. In calendario il prossimo novembre. Quando torna - sempre nella Capitale - pure quel momento di dialogo e confronto che va sotto il segno di Excellence - Food Innovation. Stile ma anche sport per i Jre, che confermano il sodalizio con Infront e AFC Fiorentina: nelle partite giocate in casa, la squadra viola ospita un Jre proveniente dallo stesso territorio del team avversario e pronto a proporre una pietanza cult.
E poi ci sono le trasferte per i “Dining with the Stars” negli esclusivi Diamonds Resorts, e gustose iniziative come quella griffata Bonaventura Maschio: una food pairing challenge che elegge a protagonisti uno chef e un bartender, al fine di mettere a punto il miglior abbinamento cibo-cocktail (l’appuntamento nella trevigiana Gaiarine è per la prossima primavera-estate). Senza dimenticare le collaborazioni creative. Che hanno dato forma al “piatto risotto” in fine porcellana bone china, grazie al tandem fra il brand Geminiano Cozzi Venezia 1765 e lo chef Davide Botta de L’Artigliere di Isola della Scala. Un piatto di charme, capace di mantenere il calore sino all’ultimo assaggio e di facilitare la presa delle ultime forchettate. E sempre grazie alla prestigiosa manifattura veneziana - in duetto tecnico con Mepra - nasce la collection “Happy Hour - Finger Food”, per presentare con classe gli aperitivi.
Un’associazione dinamica quella dei Jre, presente in Italia ma anche in tanti Paesi Europei. Tant’è che il XVI Congresso Internazionale è fissato a Liegi per il 28 e il 29 aprile. E nel board - presieduto da Daniel Lehmann - vi è un altro Daniel. Quel Canzian alla guida del ristorante milanese che porta il suo nome e cognome. Quel Canzian che porterà in valigia i valori della cucina italiana.
Foto di Stefano Caffarri e di Nicola Boi
Foto di Daniel Canzian by Lorenzo Rui