La Preséf: una stella Michelin all'interno dell'azienda agrituristica La Fiorida
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Può una stalla dar più luce a una stella?
Possono entrare e uscire. Liberamente. Contando su verdissimi prati all’esterno e ampi spazi all’interno. Vitelli, manze, manzette e vacche in lattazione, a La Fiorida di Mantello (Sondrio, in Bassa Valtellina), godono di ambienti vivibili e vitali. Sintetizzati in una stalla di oltre 1.800 metri quadrati, perfettamente organizzati e pensati per ospitare duecento capi di bruna alpina. Non solo. I pannelli solari posizionati sopra la stalla bovina assicurano una parte dell’energia elettrica. Mentre l’acqua calda è garantita al cento per cento dagli scarti delle segherie della zona (i cosiddetti cippati).
L'eleganza della ruralità a La Fiorida di Mantello, Sondrio
Gli spazi affascinanti del ristorante La Preséf, che significa la mangiatoia
Un’azienda agrituristica (quasi) autosufficiente La Fiorida. Lombarda creatura agreste ed elegantissima di un imprenditore visionario come Plinio Vanini. Che con semplicità è riuscito a raccontare l’eleganza della ruralità. Suggellata persino dalla stella Michelin, che Gianni Tarabini porta con orgoglio tatuata sulla divisa de La Preséf, facente parte di Charming Italian Chef. Anche se lui è executive di tutta la struttura, seguendo anche il ristorante più tradizionale Quattro Stagioni. Sempre facendo la spesa direttamente in fattoria. Ovvio. Le carni sono infatti quelle di “casa” e i formaggi quelli prodotti (e stagionati) dal caseificio: dallo Scimudin alla Latteria, passando per Valtellina Casera e Bitto. E non dimenticando ricotta, mozzarella, burrata, burro, yogurt, gelato e latte. Il vero oro bianco della farm. Basti pensare che qui la mungitura è un rito da onorare alle 5 e alle 17. E ogni capo regala 25 litri di latte al giorno, per un totale di 75 quintali all’anno.
Le vacche pascolano libere a La Fiorida
Nella stalla de La Fiorida
Latte e gelato griffati La Fiorida
Lo chef Gianni Tarabini negli ambienti di stagionatura del formaggio
E poi? Ci sono i maiali - pronti a nutrire la lunga filiera dei salumi - e le capre di razza camosciata delle Alpi, il cui latte alimenta una linea di cheese ad hoc (tutti i prodotti sono anche in vendita sull’e-shop). A cui si vanno ad aggiungere gli orti, i frutteti, le serre, le camere e la beauty “farm” (nel vero senso della parola, visto che non manca il bagno nel latte). Della serie, quando il noto adagio “dalle stelle alle stalle” acquista tutt'altro significato. E la stalla dà linfa vitale alla stella, rendendola ancor più luminosa e arricchendola dei valori dell’ecosostenibilità e della contaminazione fra i saperi della terra e della tavola.
La tenuta agricola di Borgo Santo Pietro conta trecento pecore
La grande bellezza di Borgo Santo Pietro, nel Senese
Una delle suite di Borgo Santo Pietro, toscanissimo Relais & Châteaux
Non manca certo il pollaio a Borgo Santo Pietro
I pecorini prodotti artigianalmente a Borgo Santo Pietro
E proprio al concetto di farm to plate si rifà pure la filosofia di Borgo Santo Pietro, fascinoso Relais & Châteaux in quel di Chiusdino, in terra di Siena. Un resort lussuoso ed esclusivo, che si dipana fra giardini e suite, orti e terrazze, boschi e vigneti, nonché una fattoria, una Trattoria sull’Albero (progettata intorno a una grande quercia) e ben due stelle Michelin. Certo, perché una suggella il ristorante del relais Meo Modo, mentre l’altra brilla sulla Bottega del Buon Caffè di Firenze (eleggendo a logo due zampe di gallina). Due astri che pescano a piene mani dalla tenuta agricola del borgo: 270 acri a coltivazione biologica, dove convivono vitigni, verdure, frutti, erbe aromatiche, api (qui si produce pure il miele), galline, maiali, alpaca (preziosi per la loro lana), pavoni e ben trecento pecore. Felici di pascolare lungo il fiume Merse, nonché di donare il loro latte al caseificio del borgo. Dove nascono robiole, ricotte e pecorini. Freschi, stagionati e aromatizzati. Nel segno della massima integrazione. E della valorizzazione degli animali. Che concorrono appieno all’ecosistema circolare di ogni azienda agricola.
Il ristorante Meo Modo di Borgo Santo Pietro, insignito della stella Michelin
Un pavone alla corte di Borgo Santo Pietro
La Trattoria sull'Albero, a Borgo Santo Pietro
Ci sono anche gli alpaca nell'azienda agricola di Borgo Santo Pietro
La Bottega del Buon Caffè di Firenze, l'altra stella Michelin di Borgo Santo Pietro
E in Abruzzo? La fattoria torna. A far da colonna portante a un ristorante come Villa Maiella, luminosissima roccaforte di Guardiagrele, in provincia di Chieti. A guidarla da sempre? La famiglia Tinari. All’inizio (Anno Domini 1966) con Ginetta e Arcangelo. Oggi con Peppino e la moglie Angela, e i figli Arcangelo (in cucina) e Pascal (in sala). Due energici e volitivi Jeunes Restaurateurs. Ed è proprio Peppino ad occuparsi della farm, fra ortaggi a gogo e grugnanti maialini neri, accuditi con passione e dedizione. Per capire? Basta ordinare il Menu del Territorio. E i saporiti salumi homemade si fanno avanti. Fra chitarra di patate con fonduta di pecorino; pallotte cac’ e ova e pollo di campagna. Un'esperienza: rurale e raffinatissima.
Pascal Tinari di Villa Maiella e i maialini neri d'Abruzzo
Pascal, mamma Angela, papà Peppino e Arcangelo Tinari, alla guida di Villa Maiella
La chitarrina al ragù d'agnello è un must a Villa Maiella
Il nobile carrello dei formaggi di Villa Maiella, a Guardiagrele
Intanto? Marco Bottega sta nella sua Arcadia contemporanea: l’Aminta Resort di Genazzano. Nell’entroterra laziale. Non lontano dalla Città Eterna e dal Parco dei Castelli Romani. Aminta, come la protagonista della favola pastorale di Torquato Tasso. Perché di locus amoenus (stellato e Chic) si tratta: una collina, due casali di fine Ottocento e cinquanta ettari di spitrito contadino, incorniciati da boschi e impreziositi da 2.500 piante di noce. E ancora, ulivi, alberi da frutto, ortaggi, anatre, oche, polli e maiali. Mentre, fra i prati e la selva, vagabondano cinghiali, pecore e capre. In carta? Domina lo spirito bucolico, tradotto nelle lumachine nell’orto; nella quaglia nel suo nido; nei bottoni di lepre in salmì con ortiche, tartufo e lamponi; nella coscia di maialino all’anice stellato, petali di mela marinata al timo e salsa di friggitelli; e nel lombo d’agnello con patate, lattuga e rape rosse cotte sui carboni di noce. Natura docet.
Marco Bottega nel suo Aminta Resort, a Genazzano, non lontano da Roma
L'anima bucolica di Aminta Resort
Da Aminta c'è pure la cheese room
Marco Bottega e le lumache
Poi c'è l’eccezione. Quella che (sempre) conferma la regola. Lui la stella non ce l’ha (almeno per il momento), ma la stalla sì. Eccome. O meglio, a seguirla è papà Flavio, che dirige galline, capre, maiali e mucche. Chiamandole per nome. E riverendo il loro latte come se fosse oro. Sì, proprio una bella storia quella di Riccardo Gaspari, dei suoi genitori (Flavio e Giuliana) e della moglie Ludovica Rubbini. Un ritratto di famiglia, ma pure di Cortina d’Ampezzo e di una malga nel lariceto. El Brite de Larieto, da dove tutto ha avuto inizio e dove tutto continua. Con passione e dedizione. Tutte le mattine. Tutti i giorni.
Lo chef Riccardo Gaspari - Le foto sono di Stefania Giorgi
Mucche al pascolo a El Brite de Larieto, a Cortina d'Ampezzo
Giuliana e Flavio, i genitori di Riccardo
Il burro del Piccolo Brite
Le uova sono sempre freschissime
Le caciotte del Piccolo Brite
Riccardo, Ludovica e le loro bimbe
Grazie alla Brite Mobile, Riccardo cucina anche ad alta quota
Un racconto di boschi e di silenzi, di cieli e di montagne, di profumi e di materia. Di latte, yogurt, burro e formaggi. Che prendono forma nel vicino caseificio, il Piccolo Brite: dalla caciotta Luppollotta (lasciata a riposo nella birra e nel pane) alla Fienosa, da quella al pepe rosa sino al particolare Rozes. Non trascurando una new entry: la mozzarella. Formaggi da acquistare e da assaggiare: negli ambienti vestiti di legno dell’agriturismo, anche interpretati in gnocchi, gnocchetti, casunziei e canederli d’autore. Insieme alle carni e ai salumi. Mentre è al SanBrite - in un fienile ristrutturato, accanto alla bottega dei formaggi - che Riccardo narra la sua colta agricucina. Iper alpina. Iper dolomitica. Iper genuina.