Dress code? Casual. Un po’ dolce. Un po’ salato. L’aperitivo meneghino corre sul filo dei sapori della tradizione. E sfiora pure il tram. Il 24 per la precisione, che scorrazza a pochi passi dal salottiero dehors (tutto vetro, calma e relax) della Vergani boutique di corso di Porta Romana. Un spazio urbano e panoramico, ad hoc per gustare un prequel della cena a tu per tu con una proposta che strizza l’occhio al panettone. Riletto in versione finger food very cool. Mini assaggi sfiziosi, presentati su un nero vassoio d’ardesia, pronti - ciascuno a proprio modo - a tratteggiare e a ricordare i profili del goloso emblema della città. Voilà il pane guttiau (carasau condito con olio, sale e rosmarino); le olive marinate in agrodolce con scorze di limone e arancia (a far pensare ai canditi), extravergine e pepe rosa; le mandorle tostate al forno con mais e curry (omaggio speziato alla colomba); e la stracciatella di burrata con chutney di frutta e uvetta, a rammentare quella (rigorosamente australiana) usata nel panettone. Che ovviamente emerge protagonista sotto forma di crostini, al top della vellutata di piselli; nonché di sottili rettangoli tostati. “Così perde un po’ del suo carattere dolce per divenire più facilmente abbinabile. In un contrasto che regala ancor più un senso di pienezza”, spiega Stefano Vergani, nipote di quell’Angelo che, nel lontano 1944, sfidò i tempi aprendo un piccolo laboratorio di pasticceria in viale Monza. Per trasferirsi di lì a poco (nel ’49) in zona Gorla, dove tutt’oggi ha sede l’azienda.
Ne sono stati messi canditi negli impasti - figli del lievito madre e nutriti con miele d’acacia toscano e vaniglia bourbon del Madagascar. Il panettone ha perso la sua esclusiva e limitante valenza festosa. Ed è consumato tutto l’anno. “Anzi, addirittura nel corso di tutta la giornata”, continua Stefano. Visto che nella bottega-caffetteria Vergani, a pochi metri dal Teatro Carcano, lo servono anche a fette (perfette a colazione e a merenda); in versione calda, con gelato al latte e sale di Maldon; e ora pure in declinazione aperitif gourmand. In tandem con un analcolico, una birra Baladin (Isaac, Wayan e Nazionale) o con un calice di vino, spumante o Champagne (a 8 euro); in duetto con nettari selezionati (a 12 euro); e ancora, in compagnia di signature cocktail dall’aura vintage (a 10 euro). Vedi il “Vergani 1944”, mix di vodka, Galliano, triple sec, succo di lime e guarnizione di arancia candita; “El Ghisa” (per chi non fosse indigeno: il vigile urbano), summa di Cynar, ginger ale, pompelmo rosa e cetriolo; il “Bauscia”, a base di Fernet Branca, lime , zenzero e ginger beer; il “San Babila”, concerto di Punto & Mes, Campari, China Martini e scorzette d’arancia e limone; il “Porta Romana”, sintesi di Rabarbaro Zucca, arancia, soda e menta fresca; e “Un Americano a Milano”, dedica a bitter, Carpano, ginger ale e scorzette di limone.
Me non finisce qui. E se si avesse ancora fame si potrebbero ordinare toast e sandwich. Non certo preparati a caso, bensì con il panettone gastronomico. Cui concorrono salmone, formaggio, rafano e insalata; salame, burro, scorza di limone e carciofi; gorgonzola e pere sciroppate.
L’aperitivo è proposto dal lunedì al sabato dalle 17.30 alle 20.30; la domenica, dalle 17.30 alle 19. Per momenti metropolitani dal respiro meneghino.