Quattro performance. Quattro abiti-cibi. Quattro provocazioni finalizzate alla riflessione sulla relazione fra uomo e alimentazione. Ha preso il via lo scorso 9 febbraio il progetto “Cibo Vestitivo”, firmato da un designer visionario e temerario - di cognome e di fatto - quale Alessandro Guerriero e inserito nel bel mezzo della mostra 999 domande sull’abitare, di scena al primo piano della Triennale di Milano fino al 2 aprile. Della serie: e se il cibo a centimetro zero migliorasse il nostro stile di vita?
Così, all’interno di un’esposizione interattiva, polisensoriale e in perenne mutazione, capace di porre l’attenzione sul vivere futuro fra le mura-non mura domestiche, si accendono i riflettori sul food. E sulla possibilità di indossarlo, interiorizzarlo e comunicarlo in maniera diversa.
Vestiti vivi e vitali, di cui cibarsi mentalmente, creati live da un poker di giovani progettisti di Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, grazie anche al supporto di altri studenti della scuola. E grazie pure al sostegno di una serie di “attori” pronti a credere nell’iniziativa.
Ecco dunque MGM Alimentari e FeelingFood Milano: due realtà legate a doppio nodo. Perché se la prima propone sul mercato prodotti di pregio, la seconda ne traduce le potenzialità in spazio concreto: una location in grado di dialogare con i mondi trasversali della moda, della cucina, dell’arte e del design. In una “dissolvenza delle discipline”, come direbbe Guerriero. Direttore pure dell’associazione Tam-Tam: una “scuola” illuminata, in cui tutto è fluido e circolare, senza barriere e senza regole. Un parterre di sostenitori ai quali si unisce Galateo & Friends di Marco Bonaldo: ossia quando i condimenti si nutrono di ornamenti. Fatti di colori, sapori e valori. Come la new capsule collection Food For Fashion, griffata dal designer Carlo Volpi. Olio extravergine d’oliva taggiasca e tre aceti - di mele, di vino rosso e balsamico di Modena - vestiti di ironia e d’immaginazione.
Intanto, la prima performance in Triennale ha visto seminare un “Orto Corporeo”, portando la firma dell’eclettica Carolina Bissaro, veneta di Padova. Un orto-abito di cui aver cura al pari di un corpo. Che per vivere si deve nutrire. “Anche di acqua”, fa ben notare Elio Sironi. Lo chef del milanese Ceresio 7, che per l’occasione ha proposto la preparazione di un inedito risotto. “Perché il riso ha bisogno dell’elemento liquido”. Voilà un brodo speziato - complici zafferano, cipolla, sedano e carote - fiero di allagare un carnaroli prezioso di burrata, mantecato con olio extravergine di taggiasca e parmigiano reggiano, nonché completato da briciole di pane di Altamura condito con olio affumicato al legno di faggio. Una ricetta takeaway, consegnata a coloro che hanno assistito alla pièce. In modo tale da poterla sperimentare a casa.
E l’abito? Rimane in bella mostra - su un piedistallo-manichino - fino al prossimo appuntamento. Il che significa 2 marzo. Quando prende forma il tema del ricordo, incarnandosi nelle “Memorie Gustative”. Proustiana vestizione fra bocconi e flashback. Alla regia: la mantovana e multitasking Giulia Zorzella. A griffare la ricetta da asporto: Fabrizio Cadei, executive chef del Principe di Savoia.
La decomposizione è invece il leitmotiv previsto per la serata del 23 marzo. Quando il trevigiano Enrico Micheletto si cimenta nell’abito food couture “Maison Triste”. Un vestito-dimora-cibo tagliato su misura per riflettere su bellezza, caducità e genuinità. A siglare la ricetta: Roberto Conti del Ristorante Trussardi alla Scala.
Ultimo appuntamento invece il 30 marzo, con la progettista altoatesina Elena Beccaro. In un incontro ravvicinato con la maternità. A prendere vita è “L’origine”: acqua, sale e farina, ingredienti ed elementi di un waiting for… tutto da assaggiare. E da provare a fare at home, grazie alla pietanza pensata da Pietro Leemann, chef patron del Joia, a due passi dalla meneghina Porta Venezia.
Le performance live del 2, 23 e 30 marzo hanno luogo in Triennale, alle ore 18.30.