L’aeroporto di Milano Linate si rifà il look. E punta dritto al food. Con un’offerta di assoluta eccellenza. Pensata per uno snack smart e veloce o per una pausa in tutta calma. Basta muoversi fra l’area arrivi e la zona partenze, spostandosi su e giù con le comode scale mobili, per scoprire un vero scalo di gusto. Grazie alla partnership con Areas - MyChef.
Pronti, partenza, patatas
“Tutti fanno tutto. Noi facciamo solo una cosa. Tutto il mondo fa le chips. Noi facciamo le Patatas Nana”, dichiara Francesco Mazzaferri, la mente commerciale di un brand che sta emergendo nel mare magnum delle patatine fritte. “Perché noi rompiamo gli stereotipi. Andiamo fuori schema. Facciamo qualcosa che pare scontato, ma che non lo è affatto: mettiamo l’emozione in un sacchetto”, prosegue Mazzaferri. Raccontando un progetto nato e cresciuto in Spagna, arrivato nella marchigiana Senigallia (dove ha sede il quartier generale, in un’ex officina meccanica) e ora atterrato a Linate. In un corner al floor delle partenze (prima del check in). Dove le patatine fuoriclasse sono vendute dentro gli iconici sacchetti black e white, oppure sfuse. Calde e fragranti. Grazie alla speciale (e brevettata) Nana_Lampada. Servite al naturale o in un poker di ricette: al curry, alla paprika dolce affumicata, al lime e pepe nero e con aceto balsamico di Modena. Per ingannare l’attesa del volo facendo crunch con stile.
Patatine contemporanee e rivoluzionarie le Patatas Nana. Essenziali e minimali nel loro rimaner fedeli al credo della sottrazione. Patate della varietà agria, coltivate nell’andalusa Vega de Granada e nutrite con l’acqua incontaminata del rio Dúrcal, che nasce sulla Sierra Nevada. Patate raccolte, conservate sottoterra o al buio, lavate, leggermente pelate e tagliate a fettine. Per poi essere fritte in olio di semi di girasole. A 155°C. A questo punto? Vengono scolate, asciugate, fatte raffreddare a temperatura ambiente, salate a mano con puro sale fino marino e inserite nel pack senza aggiunta di gas e conservanti.
“Mettiamo pochissimo sale”, tiene a precisare Michele Gilebbi. Il padre visionario delle Patatas Nana. Colui che ha avuto l’intuizione. Colui al quale è scoccata la scintilla. Guidando con Cristian Greco un ristorante a Granada - El Deseo - e rilevando una vicina friggitoria. Per trasformarla in un laboratorio artigianale d’avanguardia, attrezzato con i più moderni macchinari, dove le patate vengono prodotte, confezionate e distribuite nelle enoteche più prestigiose, nei cocktail bar più rinomati e nelle gastronomie di fascia alta. Insomma, patate lontanissime dell’idea di junk food. Piuttosto just potatoes. Patate colte, persino nel nome. Visto che Nana fa riferimento a una composizione per voce e pianoforte - ispirata a popolari temi gitani - scritta da Federico García Lorca: Nana de Sevilla. Un’amorevole ninna nanna, perfetta per descrivere una patata che regala al palato una vera melodia. Senza dimenticare che Nana - Piccolo Bistrò è anche il nome dell’insegna che Michele ha aperto nella sua Senigallia (a pochi civici di distanza dalla gelateria di Paolo Brunelli). Dove le contemporary chips non mancano. Insieme a tante altre prelibatezze dal timbro mediterraneo.
Un risotto con vista… sulla pista
Secondo piano. Dopo i controlli di sicurezza. Gate 17-19. Non ci si può sbagliare. Il Michelangelo - Restaurant & More è lì. A ricordare che, tutti i giorni, dalle 11.30 alle 21.30, si può entrare per sperimentare una pausa gustosa. Veloce o lenta che sia. Indubbiamente di classe, grazie alla regia dell’executive chef Michelangelo Citino - miglior “Airport Chef of the Year” secondo i Fab Awards 2019 - e alla costante presenza del giovane chef Matteo Varotti.
L’ambiente? Bello, luminoso e arioso. Suddiviso - grazie a una libreria-dispensa - in una zona bistrot più easy e in uno spazio destinato a un’esperienza gourmand. Fra sedute griffatissime - by Kartell, Bonacina, Calligaris e Gufram - lampadari polimaterici e cangianti e una vista spettacolare sulla rinnovata pista di decollo e atterraggio. Gli schermi con gli orari dei voli? Presenti. Pronti a vigilare sui commensali. Che possono serenamente tener sotto controllo arrivi e partenze.
“Ho pensato di proporre una cucina mediterranea semplice. Capace di tenere i piedi per terra e di farsi comprendere al volo”, dice Citino. Che anzitutto mette in carta una serie di pietanze a tempo. Studiate per chi vuol mangiare bene nel giro di dieci o quindici minuti (dalle 11.30 alle 18). Voilà i tagliolini cacio e pepe; l’insalata Michelangelo (con filetti di tonno Callipo, uovo sodo, broccolo romano, misticanza e fichi secchi); l’hamburger e il club sandwich della casa; il riso mantecato alla milanese e la costoletta alla milanese; lo spaghetto trafilato in oro Verrigni al pomodoro e basilico; nonché la focaccia allo zafferano con salmone Upstream, giardiniera di verdure dell’azienda agricola piacentina Pizzavacca e cremoso al finocchietto.
E a tempo sono pure i menu degustazione gourmet: tre portate a 45 euro (servite in 30 minuti); quattro portate a 50 euro (servite in 40 minuti); e i grandi classici del Michelangelo a 60 euro, serviti in un’ora o poco più. Mentre è la stagione autunnale a dettare l’arrivo del tartufo bianco. Al quale lo chef dedica una serie di piatti: dalle uova fritte alla spuma di parmigiano reggiano, passando per tagliolini al burro e risotto alla parmigiana.
In alternativa? Si può pescare direttamente dalla lista delle vivande. Fra i must? Il primosale vaccino artigianale con spolverata di zenzero essiccato, gnocchi di zucca in purezza, cialde di cacao, germogli di portulaca e crema tiepida di zucca - cucinata in crosta di sale e servita live - al profumo di zenzero. Una delizia green, ideale con il Blanc de Noirs 2009 by Marco Bottura. Un metodo classico a base di pinot nero, figlio della Langa. In alternativa: uovo, cacio, pepe e cardoncelli. Per una delizia fondente.
E per chi ama la carne? Tartare di fassona piemontese - della Macelleria Motta di Inzago - battuta al coltello, condita al momento con extravergine, sale di Maldon e pepe nero e infine avvolta in una granella di nocciole salate al tartufo nero. Modello “rocher”. Complici gelatina al tartufo nero, parmigiano reggiano delle vacche rosse e vellutata al tartufo nero piacevolmente agra. Tanto, per far la scarpetta, ci sono i bocconcini homemade: bianco, al latte e alle patate e zafferano (affiancati da grissini al mais e schiacciatine integrali). In abbinata alla battuta: la Barbera d’Alba Superiore 2016 sempre di Marco Bottura.
E ancora, il risotto. O meglio, riso cotto in brodo vegetale e mantecato con bagòss, burro e qualche goccia di aceto di Barolo. Per poi essere suggellato da una polvere di erbe e porcini secchi e perle di aceto balsamico. Umami, acidità, grassezza e dolcezza a rincorrersi in un piatto che profuma d’alpeggio. In tandem? Un Chianti Classico 2013, targato Vigneti La Selvanella.
Straordinaria poi la crema al sedano rapa. Leggermente acidula e da assaporare al cucchiaio. Accompagnata com’è da un gelato di ricotta e spinaci, scampi marinati e grattugiata di tuorlo d’uovo marinato (in una soluzione di sale, zucchero e acqua per 4-6 ore) e affumicato. Granella di pistacchi a finire il tutto. Il mare, tuffato nella terra. Una pietanza elegante e delicata, valorizzata in pairing con il Pecorino 2018 firmato Masciarelli. Mentre i bottoni al ragù di cervo con sbrisolona al malto e lamponi dry rendono omaggio alla selvaggina.
Ma il mare che torna in pista. Con il baccalà in oliocottura su crema inglese salata allo zafferano, finocchi crudi al ghiaccio e semi di finocchietto in polvere. Un ricordo di bouillabaisse, sognando Marsiglia. E sorseggiando un Pinot Bianco “Plattenriegl” 2016 della Cantina Girlan.
Poi, per chi volesse fare qualche acquisto, non manca la Fine Food Market zone. Dove trovare moltissimi dei prodotti utilizzati da Michelangelo: dalla pasta alle conserve, sino all’olio extravergine del pugliese Frantoio Muraglia. Proposto nei caratteristici e artistici orci. Per un cadeau chic.
MacaRAL in arrivo
Posizione strategica: in area arrivi, ma vicino alla scala mobile che corre verso le partenze. E il colore che da sempre lo distingue: il fucsia, coniugato con la raffinatezza del nero. Impossibile non notare il nuovo store targato dal romagnolo ("Tre Torte" per la guida Pasticceri e Pasticcerie 2020 del Gambero Rosso) Roberto Rinaldini: 120 metri quadrati che si sviluppano in orizzontale, per regalare una pausa golosa a chi atterra o a chi deve decollare. Uno spazio dinamico, allegro e vivacissimo, realizzato in tandem con Areas - MyChef, che mette in vetrina la divertente creatività rinaldiniana. Eliminando le barriere fra il dolce e il salato.
Una boutique eclettica, aperta tutti i giorni dalle 7 alle 23.30, che inanella brioche e croissant, piadine e baguette, Chococolor e Chocopops, non trascurando i cult di famiglia: le GnamBelline e i MacaRAL. Della serie, la rilettura tutta nostrana di due simboli internazionali della pasticceria: i donut inglesi e i macaron francesi. Traduzione: ciambelle soffici ed esuberanti, cotte in forno e ricoperte da ganache al cioccolato o aromatizzate alla frutta; e meringhe morbide alle mandorle (ma pure alle nocciole e ai pistacchi), farcite con creme leggere, facendo il verso alla scala dei colori nota come Ral. Proposti anche in coffret da viaggio decisamente glamour.