Cristina Viggè
Scribo ergo sum. La declinazione cartesiana del mio senso della vita è un po’ questa. Scrivere è il mio modo di dar voce al mondo, a quello che vedo, sento, tocco, annuso e… assaggio, assaporo, stuzzico, spilucco, mangio (anche decine di portate). E sì, lo ammetto, il mio “senso” prediletto è il gusto e il mio più grande amore è il food. Con tutto il suo corredo di racconti, storie, saperi, interpreti, attori, produttori, chef. Un innamoramento nato molto tempo fa e mai tradito. L’opportunità di tradurre in lavoro quotidiano una passione ha poi fatto il resto.
Tutto è cominciato un po’ per caso, terminato il liceo scientifico, dopo ore e ore trascorse con la schiena china a raccogliere nozioni (pardon, porzioni) di latino e di “integrali” (il mio destino era segnato). Poi l’iscrizione all’università (lettere, naturalmente) e la collaborazione con un settimanale dell’hinterland di Milano. Il dado era tratto. Così ho fatto la giornalista. E non ho più cambiato idea.
Ma dalla cronaca al cibo e al vino il passo è stato breve. E allora via con interviste e reportage in cucina, fuori dalla cucina, a tavola, seduta, in piedi, al ristorante, intorno al ristorante, non solo al ristorante. Con il mio inseparabile blocco per gli appunti. E con corredo di viaggi e tuffi nel wine, nel wellness, nell’arte, nel design e nei cocktail. Ebbene, la mixology è un altro mio pallino - tutta colpa di un direttore che anni fa mi chiese: “E se parlassimo di drink d’autore?”. “Perché no?”, risposi io. Non potevo più tirarmi indietro.
Un piatto colmo di esperienze quello da cui pesco per nutrirmi di memorie e ricordi densi di sapidità, dolcezza, acidità e amarezza (ma l’acido e l’amaro sono fondamentali insegnano i grandi cuochi). La mia mission? Continuare a lavorare con cuore, professionalità e attenzione.
Riflettendo “dentrodime” e guardando con curiosità Fuoridime.